Ricapitolando

Renzi è il segretario del PD. Letta è il Presidente del Consiglio. Alfano è la punta di diamante degli alleati di governo di Letta. Renzi dice che non vuole creare problemi al governo Letta, ma vuole che si faccia qualcosa. E quindi chiede un patto per il 2014. Letta e Alfano vogliono il patto per il 2014. Però si discute sui contenuti del patto. Renzi spinge per civil-partnership, job-act (ricordate, quando si passa all’inglese c’è sempre la fregatura), Bossi-Fini, ius-soli e FIni-Giovanardi. Alfano non ne vuole sapere. Letta media. Letta, Renzi e Alfano dicono che la priorità è il lavoro. Il governo sostenuto da Letta, Renzi e Alfano non fa nulla per il lavoro. Renzi si arrabbia. Epperò dice che si vota almeno nel 2015. Letta dice che si vota almeno nel 2015. Alfano dice dice che si vota almeno nel 2015. Però serve la legge elettorale. Renzi la vuole fare con chi ci sta e propone tre modelli diversi (forse sa che il PD non arriverà mai ad una sintesi, e butta la palla dall’altra parte). Però Alfano dice che bisogna accordarsi prima con la maggioranza di governo. Però non si capisce su quale testo. Però intanto si discute. Epperò intanto si perde altro tempo. Letta ha i sudori freddi. Renzi scalpita. Però si candida a Sindaco di Firenze, contro il logorìo della vita moderna. Che non si sa mai. E però nel frattempo incalza il governo, e la sua maggioranza. E però sa che se tira troppo la corda si spezza. E però continua a fare proposte che  Letta e Alfano non potranno mai accettare. E però non gliene può fregà di meno altrimenti quello fregato è lui. E però si faranno i soliti compromessi al ribasso. Epperò non si può dire che non si sapeva. Epperò ci sta pure chi propone qualcosa di diverso. Epperò indietro non si torna.

Epperò poi arriva Napolitano e mette Renzi, Letta e Alfano d’accordo.