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Se vuoi la pace prepara la pace…con la politica

Ci risiamo. Sembra proprio che l’occidente non possa fare a meno di una guerra, ogni tanto. Dico occidente intendendo i paesi che diventano protagonisti dei conflitti e non il luogo fisico dove si combatte, perché in alte parti del mondo guerre ce ne sono eccome. Dimenticate, ma ce ne sono. E sembra anche che non possa nemmeno fare a meno di un nuovo public enemy number one, a intervalli regolari. Saddam, Gheddafi, ora Assad. Sia chiaro, sono pazzi sanguinari che hanno trucidato e trucidano i propri concittadini, il proprio popolo. Nulla giustifica le loro azioni, la loro disumanità, le atrocità commesse. Ma, come si suol dire, sono (erano) carte conosciute. Buone per un determinato contesto storico e geopolitico, cattive qualche anno dopo. E quando sono buone si fanno affari, si ricevono con tutti gli onori che competono ai capi di stato, sono considerati baluardi degli equilibri internazionali. Quando sono cattive si bombardano (e si continua con gli affari). Da un pò di tempo l’attenzione si rivolge alla Siria, e si sa che le immagini che ci arrivano a ora di pranzo e cena, alla lunga, generano indignazione e ci fanno sembrare giusto un intervento militare, basta poter ricominciare a mangiare in santa pace senza vedere tutto quel sangue. Sangue che c’è, che sta lì, così come sta in Darfur, in Ossezia, in Daghestan o in tante altre parti del mondo.

Tornando a Saddam e Gheddafi, abbiamo fulgidi esempi del fallimento delle strategie belliche messe in atto da USA, Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina (e da tutta l’ONU) negli ultimi conflitti. Che la democrazia non si esporti con le armi sembra ormai evidente a tutti, e anche l’eliminazione fisica del massacratore di turno non ricompone, per magia, le divisioni etniche, religiose, economiche che caratterizzano i paesi che si vorrebbero pacificare. Finché le grandi potenze del mondo continueranno a considerare le regioni del mondo sede dei conflitti come protettorati da utilizzare in funzione dei propri interessi economici non ci sarà guerra che possa servire a preparare la pace. Serve la politica, la politica credibile che sia in grado di dare sponde autorevoli ai protagonisti delle primavere (arabe e non solo arabe) che esplodono, con tutte le loro contraddizioni, dove c’è sottosviluppo, disperazione, miseria. Anche questo è compito della sinistra. Sarà compito della sinistra. In Italia, in Europa, nel mondo. Nel frattempo evitiamo un’altra guerra assurda e inutile.