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A Minturno tutto come da copione

Stamattina si è discussa, nel corso del Consiglio Comunale, la mozione presentata dalla rappresentante del PD Mimma Nuzzo.
Si intendeva esprimere solidarietà alla magistratura pontina violentemente attaccata dal Presidente della Provincia Armando Cusani a seguito della condanna, emessa nel processo di primo grado, per un reato di abuso edilizio. Nessuna sorpresa, dunque.
La votazione dell’OdG ha fatto registrare il solo voto favorevole dell’esponente del PD e tutti voti contrari.
A quanto pare la legalità, il rispetto per le decisioni della magistratura e la salvaguardia dell’istituzione rappresentata dalla Presidenza della Provincia non sono ancora un patrimonio condiviso.
Non siamo stupiti. Già nella vicenda Fondi-Fazzone le forze che governano la Provincia, PDL e UDC, si erano apertamente schierate a favore del senatore e contro il prefetto Bruno Frattasi, che aveva chiesto lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, evitate solo grazie alla melina messa in atto dal Misnistro dell’Interno Maroni e dalle dimissioni della giunta stessa.
All’epoca dei fatti non una parola, da parte degli esponenti dei clan Fazzone-Cusani-Forte, sugli episodi di intimidazione che hanno coinvolto l’amico Bruno Fiore, consigliere comunale del PD al quale è stata incendiata l’autovettura per aver denunciato la commistione tra amministrazione e n’drangheta.
Non una parola sul pestaggio subito, insieme ad un collega, dalla giovanissima giornalista di Latina Oggi Maria Sole Galeazzi, costretta a vivere per mesi sotto pesantissime intimidazioni per avere osato, semplicemente, fare il suo mestiere di cronista.
Il voto del consiglio comunale di Minturno conferma ciò che già sapevamo: si preferisce gridare al complotto della magistratura anziché interrogarsi sulla necessità di spezzare, definitivamente, i legami tra politica, malaffare e criminalità, una condizione che non potrà mai verificarsi se i comportamenti dei singoli rischiano di indebolire e screditare le istituzioni che essi stessi rappresentano.
Il Partito Democratico della provincia di Latina ha deciso di esprimere la propria solidarietà alla magistratura con convinzione, consapevoli del fatto che in un territorio difficile come il nostro attaccare il lavoro di inquirenti e giudici può significare indebolire la lotta alla criminalità che diventa sempre più pervadente e che rischia di inquinare definitivamente interi settori produttivi della nostra provincia.
La medesima sensibilità, a quanto pare, non è patrimonio delle forze politiche che appoggiano l’amministrazione Cusani, peraltro su questioni che, a mio parere, dovrebbero essere dirimenti allorquando si prefigura un percorso di alleanze con un partito che è pienamente organico al sistema di potere che tanti danni ha procurato al nostro territorio.
Chiedo pertanto anche al partito provinciale di chiarire definitivamente quale percorso di collaborazione sia possibile intraprendere con l’UDC in vista delle prossime scadenze elettorali, alla luce delle distanze, a mio parere incolmabili, che separano il PD dall’UDC in tema di legalità e rispetto delle istituzioni.

La fredda estate del PD pontino

Il mese di agosto rappresenta in Italia, da tempo, un periodo dell’anno contraddistinto da grandi fermenti politici che preparano la ripresa post-ferie e tracciano il percorso per i mesi successivi dell’anno. Tale fermento risulta essere, generalmente, tanto più accentuato quanto più sono importanti gli appuntamenti elettorali che aspettano le forze politiche e i cittadini nei mesi che seguono la fine dell’estate. 

Il Partito Democratico non è certamente esente dal discutere su temi fondamentali che riguardano il futuro del partito e del Paese: alleanze, economia, sviluppo, diritti, partecipazione, legge elettorale. Ma se il dibattito politico, a livello nazionale, spesso si accende a tal punto da andare di pari passo con le temperature estive, nella provincia di Latina sembra che l’inverno la faccia da padrone.

A partire dai mesi passati e fino ad oggi il PD pontino sembra avulso da qualsiasi discussione, autoreferenziale e arroccato sulle medesime posizioni che l’hanno portato ad inanellare una sconfitta dietro l’altra nelle recenti elezioni amministrative. E la preoccupazione per l’assoluta assenza di analisi politica a seguito delle recenti debacle è tanto più grande se si pensa che il rischio di affrontare le sfide dei prossimi mesi con i medesimi strumenti del passato è quanto mai reale. Non si profila, infatti, all’orizzonte, alcuna intenzione di abbandonare quelle alchimie suicide che se da un lato hanno rafforzato il potere personali di pochi, dall’altra hanno tagliato le gambe a qualsiasi ipotesi di ricambio nelle persone e nei modi di condurre l’azione politica. 

A pochi mesi dal voto amministrativo che vedrà coinvolte realtà come Formia e Priverno, solo per citarne due tra le maggiori, nessuna indicazione chiara in merito a principi cardine, universalmente validi in tutta la provincia, intorno ai quali costruire le alleanze. Nessuna indicazione chiara sui rapporti con l’UDC, che continua a fagocitare pezzi del PD stesso mentre prosegue il sodalizio Cusani-Forte-Fazzone, in una provincia nella quale la questione morale dovrebbe essere la discriminante per chiunque abbia a cuore le sorti del proprio terriorio, visto il livello raggiunto dalle infiltrazioni criminali. Nessuna indicazione chiara sul modello di sviluppo economico della provincia, affidato esclusivamente ad un concetto obsoleto di progresso come quello della realizzazione di infrastrutture che continuano a consumare suolo e a produrre devastazione ambientali, mentre, ad esempio, intere porzioni di territorio sono abbandonate al degrado che devasta le coste e mette in seria difficoltà intere economie. In vista delle elezioni politiche del 2013, infine, nessuna indicazione chiara sul percorso di selezione di una nuova classe dirigente, che rischia di formarsi sui soliti processi di affiliazione e di fedeltà ai capibastone, mentre anche il PD pontino avrebbe bisogno di aprirsi alle esperienze civiche, ai movimenti e ai cittadini mediante forme ampie di partecipazione e di condivisione. 

Sul tema della rappresentanza e della selezione della classe dirigente, in special modo, il Partito Democratico della provincia di Latina dovrebbe avere il coraggio di una svolta radicale, perché non vorremmo trovarci, dopo le elezioni, ancora una volta nell’imbarazzante situazione di dover segnalare ulteriori violazioni statutarie in fatto di cumulo di incarichi, come se non bastassero già quelle riguardanti autorevoli esponenti del partito pontino. La credibilità di un partito passa anche dall’esempio che si dà all’esterno con i propri comportamenti, nonché dal rispetto delle regole che ci si è dati. Risulta quindi difficile presentarsi agli elettori con autorevolezza o estendere ad altri uomini politici coinvolti in vicende giudiziarie la richiesta di fare un passo indietro  quando non si risolvono in maniera chiara ed inequivocabile le questioni che si hanno al proprio interno.

Auspichiamo, quindi, che la fine dell’estate possa rappresentare, finalmente, il tempo di un rinnovato impegno del PD della provincia di Latina nella direzione del cambiamento, altrimenti la nostra provincia rischierà seriamente di restare, anche stavolta, in mano alle destre, in un contesto nazionale che speriamo sia vincente per le forze democratiche e progressiste.

Il PD abbandoni il culto della sconfitta in Provincia di Latina

Faccio mio il documento di Fabio Luciani e Cosmo di Perna sulla situazione del Partito Democratico in provincia di Latina.

Leggendo le sue poco lucide dichiarazioni stampa siamo preoccupati che il segretario provinciale Enrico Forte non abbia ben chiaro come impedire sul piano politico il reiterarsi, nell’imminente tornata amministrativa, dei pessimi risultati e  di alcuni disastri elettorali conseguiti  dal Partito Democratico, da lui guidato,  nelle precedenti  amministrative in Provincia di Latina. Il caso più eclatante è stato  sicuramente il risultato del Comune di Terracina, dove il partito provinciale,  in assenza di una guida politica autorevole di un Segretario Regionale eletto,  è riuscito nello straordinario risultato di portare il PD sotto il 10% dei consensi,  sostenendo scelte politiche insensate e  isolazioniste che hanno frantumato il partito locale e dissolto l’intera coalizione  di centrosinistra. Risultato, a Terracina,  il PD perde l’occasione storica di riconquistare il governo locale di una delle più importanti Città della nostra Provincia, spalancando il ballottaggio a 2 candidati Sindaco sostenuti da cartelli elettorali di centrodestra, in un Comune, peraltro, in cui la precedente Amministrazione Comunale di centrodestra si era caratterizzata per litigiosità, cattiva amministrazione e per aver portato l’Ente Comunale al fallimento, che tecnicamente è chiamato dissesto finanziario. Nell’ultima tornata amministrativa, il dato nazionale e il successo in moltissimi Comuni, confermavano  un deciso avanzamento del PD e del centrosinistra nei confronti delle destre in tutto il Paese, ma purtroppo il vento era cambiato da nord a sud della penisola, come ricordato in quei giorni dal Segretario Bersani, con l’unica e amara eccezione:  la Provincia di Latina. Ricordiamo al segretario Forte che nella prossima tornata amministrativa saranno chiamati a rinnovare la propria Amministrazione Comuni importati della nostra Provincia come  Gaeta, Minturno, Castelforte, San Felice e Sezze. In queste realtà registriamo un partito in affanno e diviso a causa della latitanza di una linea politica provinciale che, purtroppo,  non riesce ad andare  oltre l’annuncio di conferenze programmatiche tardive. Il PD provinciale ha de factoabbandonato a se stessi i circoli, non ha mai indicato uno straccio di direzione di marcia o chiarito omogenee politiche delle alleanze, non ha sostenuto la strada delle  primarie in nessun Comune, non ha posto  in essere alcuna azione di guida politica e di ricomposizione delle fratture interne al partito esistenti, soprattutto, in quelle realtà che si apprestano ad affrontare elezioni amministrative nelle prossime settimane. La situazione è al limite della sostenibilità, nei Comuni chiamati al voto nella prossima primavera, si passa da situazioni come Gaeta in cui il partito è frantumato e senza alleati, e,  dove sperare di raggiungere le percentuali conseguite nel 2011 a Terracina sembra addirittura una sfida improba; a realtà come Minturno in cui il PD conferma un’alleanza con l’UDC abdicando per l’ennesima volta a indicare un suo candidato e accettando come candidato uno dei più stretti collaboratori e delegati politici dell’attuale Presidente della Provincia di Latina Armando Cusani; per finire a veri e propri tentativi  di  grandi coalizioni in salsa pontina, come a Castelforte,  in cui il candidato dovrebbe essere un esponente  locale dell’UDC  in un’alleanza lunare dove dovrebbe assumere un ruolo preponderante il PDL e il Partito Democratico dovrebbe invece essere relegato al mero ruolo di comprimario.

In conclusione, chiediamo al Segretario Forte di  ritrovare il coraggio politico necessario a decidere per il bene del partito, assumendo definitivamente  il ruolo di segretario di tutto il Partito Democratico e non solo di quella parte che l’ha sostenuto nella fase congressuale. D’altronde il Segretario Forte dovrebbe tenere ben presente anche i risultati emersi nelle recentissime  primarie regionali, il successo di Bachelet in Provincia di Latina e la sua vittoria nel Sudpontino  è chiara nei numeri e sarebbe auspicabile per lui che ne raccogliesse subito l’inequivocabile portata politica. Da parte nostra, siamo pronti al dialogo e al confronto interno, ma ribadiamo la nostra più assoluta indisponibilità ad avvallare scelte politiche suicide di cui il Segretario Provinciale si assumerà la totale responsabilità nei confronti degli elettori, dei militanti, degli iscritti e della neoeletta dirigenza regionale del Partito Democratico.

Primarie per Camera e Senato in provincia di Latina

Sentiamo di dover fornire il nostro appoggio incondizionato alla proposta avanzata dal segretario provinciale del PD Enrico Forte di scegliere con il metodo delle elezioni primarie i prossimi candidati del Partito Democratico alla Camera e al Senato. Soprattutto ci rallegriamo del fatto che, a distanza di mesi, il
Partito Provinciale faccia propria un Ordine del Giorno che avevamo messo agli atti di una riunione del direttivo provinciale già lo scorso febbraio.
All’epoca ci facemmo promotori in provincia di Latina di un’iniziativa figlia di un analogo Ordine del Giorno presentato all’Assemblea Nazionale del PD da Pippo Civati, grazie al quale si è potuta avviare una riflessione in seno agli organismi dirigenti nazionali.

La necessità di restituire ai cittadini il diritto di scegliere i propri parlamentari e di sottrarre quindi, anche ai vertici del PD, la facoltà di nominare i propri rappresentanti in Parlamento non è più eludibile. Per dare concretezza ad una volontà di partecipazione che proviene dagli elettori del Partito Democratico in maniera sempre più diffusa ci facciamo promotori, in provincia di Latina, della petizione lanciata da Prossima Italia e annunciamo che a breve inizieremo a raccogliere le firme per chiedere al PD di organizzare elezioni primarie libere e aperte per la scelta dei parlamentari. Il primo appuntamento sarà a Gaeta sabato 19 novembre prossimo, a seguire l’assemblea pubblica di sabato 26 novembre organizzata da “Un Cantiere per Minturno” in vista delle elezioni comunali di primavera. #occupypd. #occupypdprovincialatina

 Raffaele Viglianti, Alessandra Arena, Cosmo di Perna, Fabio Luciani

Cosa succede nel PD della provincia di Latina

Il PD Latina non gode di ottima salute. Credo sia fuori di dubbio. Il passaggio all’UDC di Loreto Bevilacqua, ultimo segretario provinciale (sic!) prima della gestione di Enrico Forte, segna un ulteriore momento critico nella vita del partito provinciale, già colpito, nelle passate settimane, dalla vicenda Alla, consiglere provinciale passato anch’egli alle dipendenze della famiglia Forte (Michele & Son).

Certo, il trasformismo è uno dei mali della politica italiana, e il PD non ne è sicuramente esente. Qualcuno potrà commentare: poco male, un ex demo-cristiano contento di tornare alla casa madre. Forse. Ma non solo. A mio avviso il problema sta molto a monte. Come ho avuto modo di dire nei giorni della corsa alla segreteria provinciale il PD, nella provincia di Latina, non è mai nato. La contrapposizione tra ex-DS ed ex-Margherita, esplosa in tutta la sua drammaticità nel recente congresso, continua a provocare malumori e lacerazioni che la tregua sancita in vista delle elezioni amministrative non hanno di certo sopito. Il partito naviga a vista, manca una strategia politica a livello provinciale sulle alleanze che rischia di disorientare gli elettori anche in vista delle future elezioni politiche (si vedano le vicende di Gaeta e di Minturno) e i risultati non lusinghieri riportati nell’ultima tornata elettorale (salvo rare eccezioni) sono il sintomo di un partito che non riesce a risollevarsi da uno stato pressoché comatoso. Ma le responsabilità non stanno a Latina. Come può il PD esprimere una leadership convincente a livello provinciale quando manca di una guida a livello regionale? Il Pd Lazio è commissariato da ormai un anno, i dirigenti regionali hanno perso ogni credibilità, tra proposte di alleanze impossibili con la lista di Renata Polverini, lotte intestine e accordicchi per la nuova segreteria. Non c’è altra modo, per uscire dall’empasse, che ridare la parola agli iscritti ed eleggere una nuova assemblea regionale che possa designare un segretario in grado di guidare il partito con autorevolezza. Il Lazio non può farsi trovare impreparato in vista delle elezioni politiche e delle elezioni comunali di Roma che si terranno, presumibilmente, nel 2013. Ciascuno farà la sua parte. Noi ci saremo.