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Il Governo della Grande Catarsi (e del grande silenzio)

O dell’abiura. Fate voi.

Se davvero deve farsi il governo PD-M5S-Quellocherestadellasinistra, allora occorre azzerare tutto. Bene chiedere l’abolizione immediata dei due decreti sicurezza, della legge sulla legittima difesa, bene la discussione sul taglio dei parlamentari, bene i 5 e 10 punti, ma contemporaneamente occorre farla finita con jobs-act, buona scuola e cose del genere.  Voglio dire che, se davvero si vuole dare seguito alle tanto sbandierate buone intenzioni, che per ora sono solo tali, occorre presentarsi davanti agli italiani, chiedere scusa per le minchiate fatte in tempi recenti e meno recenti da ambo le parti, e utilizzare paradigmi nuovi e per certi versi inesplorati.

C’è una crisi ambientale e climatica  nel pianeta? Allora occorrono soluzioni forti, adesione totale ai protocolli riduzione di tutto ciò che nuoce al pianeta, investimenti su rinnovabili, packaging sostenibile, stop plastica, le lobby e alle multinazionali se ne facessero una ragione. C’è una problema migratorio legato alla crisi climatica che porterà milioni di persone a fuggire dai loro Paesi? Il mondo se ne faccia carico, l’Europa detti la linea e l’Italia giochi un ruolo di rinnovata leadership nel vecchio continente, proponendo da subito la modifica del trattato di Dublino e proponendo una modalità differente di  gestione dell’accoglienza sia per motivi umanitari sia per chi si muove dall’Africa, dall’Asia, dalle Americhe verso il nostro continente semplicemente per cercare una vita migliore. Come fare?  Personalmente sono profondamente convinto del fatto che le persone, ovunque esse nascano, debbano avere la libertà di muoversi per tutto il pianeta a loro piacimento, a maggior ragione se vivono in Paesi dove sono perseguitati o discriminati per idee, religione, orientamenti sessuali. Ma al di là dei casi che si presterebbero al riconoscimento di rifugiato politico, credo che ogni uomo e ogni donna abbia il diritto di poter cercare la propria felicità ovunque nel mondo, al pari di ciò che accade a noi che dopotutto abbiamo sola la fortuna di essere nati nella parte ricca del globo, e che in forza di questa botta di culo possiamo sostanzialmente decidere di vivere e lavorare e mettere su famiglia dove vogliamo, o quantomeno abbiamo la possibilità almeno di provarci. Fatta questa premessa, occorre però anche rendersi conto che una buona parte di chi va via dal proprio paese in Africa, in Asia, in America e prova a raggiungere l’Italia o l’Europa lo fa, quando non perseguitato, per provare a migliorare la propria condizione economica e che quindi potrebbe essere interessato a vivere lontano dalla sua terra per periodi di tempo più o meno brevi, magari stagionali.

Parlando con un amico senegalese che ho conosciuto grazie al Baobab, lui mi diceva: sai, non è che tutti quelli di noi che partono vogliono vivere per sempre in Italia, o in Europa. Andrebbe più che bene venire per lavorare qualche mese, e con quei soldi guadagnati potremmo far studiare i figli, vivere dignitosamente, e soprattutto stare nella nostra terra. E allora una soluzione potrebbe essere, ad esempio, quella di aprire dei canali legali per l’ingresso di lavoratori stagionali nell’agricoltura, nel turismo, da Nord a Sud dello stivale, tramite accordi con i paesi di origine coinvolgendo le istituzioni, le associazioni di categoria, i datori di lavoro, i sindacati. Un circolo virtuoso nel quale inserire case dignitose ad affitti concordati, trasparenti e contrattualizzati, salari che rispondono ai CCNL di settore, zero lavoro in nero. Un modo per sconfiggere il caporalato, la schiavitù, la concorrenza sleale di chi fa produzione abbassando i livelli salariali, azzerando i diritti, sfruttando uomini e donne, evadendo il fisco. Per provare ad interrompere la filiera dello sfruttamento che arricchisce la grande distribuzione e affama i braccianti. E anche un modo per evitare le traversate nel deserto, i campi lager, gli aguzzini libici, gli scafisti, i morti in mare. A proposito di morti in mare, altra soluzione da proporre è quella di finanziare nuovamente missioni europee di pattugliamento e soccorso nel Mediterraneo, con annesse modifiche al regolamento di Dublino e contestuale definizione di un sano principio di ripartizione tra i paesi che si rendono disponibili ad accogliere i migranti. Cambiare paradigma vuol dire smetterla di attaccare le istituzioni europee e gli altri paesi, in una continua prova muscolare che piace ai fan ma che non risolve uno straccio di problema. Si ha la volontà di fare questo? Allora ha un senso provare a mettere su un nuovo governo.

In generale, va affrontata a livello planetario la necessità non più eludibile di pensare ad nuovo modello di sviluppo economico. Quel’è la strada? Ce la indica Mariana Mazzuccato, economista, in questa intervista. Il rischio che si corre, altrimenti, “è quello di una nuova ondata di fascismo, perché gli effetti di scelte economiche sbagliate si misurano non solo sul Prodotto interno lordo, ma soprattutto sulla società”.

Cosa servirebbe al nostro Paese? Investimenti. Pubblici e privati. Ma soprattutto pubblici. In infrastrutture davvero utili, all’interno di un piano generale dei trasporti che traguardi un orizzonte di trent’anni almeno. Mobilità integrata nelle aree metropolitane, nuova cura del ferro, finire le opere già in corso di realizzazione (ahimè non ha più senso, oggi, bloccare la Torino-Lione) e finanziare molti progetti che già ci sono, rivisitati e adeguati ad esigenze di sostenibilità e una attenzione particolare al Sud, che ancora oggi soffre di carenze di collegamenti che rendono difficile valorizzare come si deve le bellezze naturali, le eccellenze enogastronomiche, il patrimonio culturale del nostro meridione. Investimenti pubblici in edilizia scolastica, edilizia carceraria, edilizia sanitaria. A proposito di sanità, ribaltare il modello della Regione Lazio, basta soldi ai privati, perché le eccellenze del Gemelli o del Campus Biomedico Universitario non debbono essere realizzate in strutture pubbliche al 100%? Sanità accessibile a tutti, assunzione di medici, azzeramento delle liste di attesa, non è concepibile che ai nostri tempi ci siano intere fasce della popolazione che non hanno accesso a cure mediche in tempi rapidi, salvo doversi rivolgere al privato, se hai i denari ti curi, se non ne hai crepi.

Investimenti nella scuola (stabilizzazione dei precari meritevoli, basta con i presidi manager, messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici), investimenti nella ricerca da portare a percentuali sul PIL ai livelli europei, investimenti sull’Università, debellare le baronie e i potentati che tarpano le ali ai giovani ricercatori e agli aspiranti docenti, basta applicare il modello di uno qualsiasi di Paese come Olanda, Germania, Francia, Inghilterra.

Redistribuzione delle ricchezze mediante un welfare che garantisca assistenza e opportunità per tutti coloro che sono in difficoltà, sostegno alle famiglie, tutte le famiglie, alle giovani coppie, tutte le coppie, ai ragazzi in cerca di una casa, lotta alle disuguaglianze che sono la vera miccia del conflitto tra ultimi e penultimi.

Reintroduzione dell’IMU sulla prima casa per finanziare un grande piano nazionale di edilizia popolare di qualità. Nel frattempo stop agli sgomberi, con la sola eccezione di Casapound perché i fascisti non devono avere alcuno spazio di parola e di agibilità democratica.

Revisione della legge Fornero per tener conto di lavori usuranti, dei lavoratori precoci, di chi ha avuto discontinuità retributive, delle lavoratrici impegnate nel doppio lavoro in casa e fuori casa.

Impegno serio, serissimo, sul fronte della sicurezza sul lavoro, introducendo finalmente la patente a punti per le imprese e parallelamente assumere un numero congruo di personale qualificato che faccia controlli serrati sui posti di lavoro.

Lotta senza quartieri al lavoro nero, prima fonte di insicurezza, allo sfruttamento, al caporalato, alla riduzione in schiavitù, al precariato legalizzato, applicando i CCNL e approvando una legge sulla rappresentanza che metta fuori gioco pseudo-associazioni sindacali che d’accordo coi padroni firmano contratti capestro che non fanno altro che favorire dumping salariale e sfruttamento dei lavoratori.

Lotta all’evasione fiscale. Basta, basta, basta ai condoni, ai rientri dei capitali, ai ravvedimenti farlocchi, ai premi ai furbetti, e chi ha sempre pagato paga sempre tutto, senza sconti.

Lotta alla criminalità organizzata, alla mafia, alla camorra, alla ndrangheta, alla Sacra Corona Unita e a tutte le mafie che agiscono sul territorio, spezzando il filo che unisce politica, impresa, malavita.

Dove si trovano i soldi per fare tutto questo? Si fa deficit. Punto. I vincoli, i parametri, nella loro rigidità, provocano solo austerità. L’abbiamo già provato. Occorre imporre all’Europa un cambio di registro, ma non con le cannonate e con l’insulto continuo, ma con la forza della ragione.

Qualcosa ho dimenticato, ma credo che il senso delle mie parole sia arrivato forte e chiaro.

A corollario di tutto, credo che siano necessarie altre due condizioni: una la indica Gad Lerner nel suo articolo di ieri: il PD, e aggiungo M5S e Quellocherestadellasinsitra, evitino di partecipare direttamente al nascente governo con loro uomini, donne, parlamentari, ma indichino nomi di personalità d’area. Non un governo tecnico, sia chiaro, ma personalità non immediatamente riconducibili ai partiti facenti parte del governo.

La seconda è il silenzio. Basta esternazioni via TV, Radio, Social. Basta parlare, soprattutto basta scontri. Ci vorrà del tempo per far scemare il livello di polemiche, di insulti che i due maggiori contraenti di questo nuovo patto governativo si sono scambiati reciprocamente in questi anni. Chi avrà responsabilità di governo, chi sosterrà in Parlamento questa nuova maggioranza, abbia la decenza di tacere ed eviti di segare quotidianamente il ramo sul quale è seduto.

Ad ogni modo, di tutto quanto accaduto in queste settimane, due cose mi hanno colpito maggiormente. La capacità di Salvini di dilapidare una forza che sembrava inattaccabile. E’ quello che succede a chi è troppo sicuro di sé, ma occhio che l’uomo non è sconfitto, e soprattutto non è sconfitto l’odio che a seminato nel paese in questi anni. E comunque diffidare sempre da chi chiede per sé pieni poteri, come Mussolini all’indomani della marcia su Roma.

Al seconda è Renzi. Il fatto che sia assurto a salvatore dei destini della patria mi dà alquanto fastidio, non per la cosa in sé, ovvio, ma perché non riconosco all’uomo alcuna della capacità che tanti, troppi, continuano ad attribuirgli anche in queste ore. Resta, a mio avviso, un arrogante, spocchioso, opportunista che in questa fase ha solo intravisto il modo di continuare a contare sulla scena politica nazionale. Se fosse stato un uomo che teneva alle sorti della nazione, non sarebbe stato a mangiare popcorn fino a dieci giorni fa.

Vabbè, io ho finito, chiudo il libro dei sogni e torno alla dura realtà. Spero solo che ciò che si sta provando faticosamente a costruire in queste ore non si trasformi nell’ennesima occasione persa per rendere il nostro Paese, il Mondo in cui viviamo, un posto migliore.

 

 

Ho postato questo sulle bacheche dei parlamentari PD eletti in provincia di Latina

I lettori mi perdoneranno, ma mi trovo costretto a scrivere sulla bacheca dei parlamentari del PD eletti in provincia di Latina visto che il partito provinciale, debitamente sollecitato, ritiene di non dover dare risposte in merito alle scelte da compiere in una fase politica tanto delicata per la vita di noi tutti. A maggior ragione se le rarissime occasioni nelle quali il partito provinciale si riunisce (e chiedo scusa per la mia essenza nell’ultima direzione provinciale, ma un errore nella digitazione del mio numero di cellulare nel SMS di convocazione ha impedito che potessi partecipare!) diventano lo spunto per parlare di aria fritta (giusto Giorgio de Marchis?).

Passando al dunque, il tema di cui si dibatte in questi giorni è quello di un governo PD-PDL. Ne stanno parlando vari esponenti di primissimo piano del Partito Democratico che, a turno, contraddicono quanto detto dal segretario Bersani. Il quale si è detto più volte contrario ad una ipotesi del genere.

Vi rubo pochissimo tempo per esprimere la mia modestissima e personalissima opinione, per quello che vale. Sono contrario a qualsiasi accordo con il PDL, perché abbiamo già sperimentato, nel recentissimo passato, che sarebbe tempo perso. E perché il PD deve parlare innanzitutto ai propri elettori, piuttosto che preoccuparsi degli elettori del PDL e soprattutto degli interessi del loro capo. Il quale ha dimostrato di fottersene altamente delle necessità del Paese, sempre concentrato sul salvaguardare i propri, di interessi. E questa, ahimè, è storia. Incontrovertibile. Inconfutabile. E possiamo ancora una volta contribuire al salvataggio di Berlusconi, e a rimetterlo in campo più di quanto non sia già. No problem, salvo poi evitare di lamentarsi se il PD, per come lo conosciamo, sparirà dalla scena politica italiana.

Ciò che da tempo qualche parlamentare del PD propone è di cercare, sulla base di un accordo “alto” (tipo quello che ha consentito l’elezione di Laura Boldrini e Piero Grasso alla presidenza di Camera e Senato, per dire) una collaborazione tra PD e M5S su pochi punti programmatici condivisi per poi tornare al voto in tempi relativamente rapidi. Coinvolgendo M5S anche nella scelta del presidente della repubblica, che non sarebbe proprio una di quelle cose da buttar via, per una forza politica da ottomilioniepassa di voti.

Torno quindi al motivo per il quale ho deciso di condividere con voi queste righe. Immagino che tra chi sta leggendo ci siano buona parte elettori del PD e del centrosinistra. Tanto quelli che hanno votato alle elezioni del 24 e 25 febbraio, tanto quelli che hanno votato elle primarie del PD il 30 dicembre. E, visto che deputati e senatori del PD sono stati scelti dal PD e non votati dagli elettori (benché abbiano partecipato alle parlamentarie) credo sia doveroso ad essi rivolgersi quando vanno prese decisioni tanto importanti per il futuro del Partito Democratico ma, soprattutto, per la vita del Paese. Per dirla in maniera più schietta, mi sono sinceramente stancato di una classe dirigente che sa sempre cos’è giusto fare, quale decisione prendere, anche a dispetto della volontà dei propri elettori. Una classe dirigente che, sempre più spesso, si è dimostrata completamente scollata rispetto alla realtà del Paese, e i risultati delle recenti elezioni stanno lì a dimostrarlo, in tutta la loro drammaticità. Una classe dirigente che, a mio avviso, è più preoccupata di conservare sé stessa all’ultimo giro della giostra piuttosto che pensare all’esigenza non più eludibile di cambiare metodi e facce. Mi permetto, quindi,di chiedere a voi tutti: siete d’accordo con un’ipotesi di governo PD-PDL? Avete, abbiamo, la possibilità di far sentire direttamente la nostra voce ai parlamentari della provincia di Latina. Una risposta secca. La mia è NO. A voi.

Le 10 domande di Popolino

A Matteo Renzi. Direi che sono questioni abbastanza importanti. Oggi. E per il futuro prossimo, any sense.

1 – è bene che si faccia un Governo, o è meglio votare subito?
2 – e, se si fa un Governo, va bene che lo si faccia – in qualunque forma sia, tecnico, misto tecnico, sintetico – col Pdl? Non è per me, figuratevi, è che tutti quelli che conosco vorrebbero capire, ecco. Per sapere, perché mi dicono che, nel caso, beh, la storia cambia, eccome se cambia.
3 – e, se non si fa col Pdl, visto che di minoranza no, e col M5S neppure gli piace, beh, ecco, altre idee? Un nome terzo? Ma terzo che piaccia a chi? Al Pdl? Perché, lo capite pure voi, nel caso, la sostanza, più o meno… ci siamo capiti. Che piaccia al M5S? Ma non si era detto che è tempo perso? Uno sforzino, dai.
4 –  e se poi si fa un Governo, su che programma, ovvero, per fare cosa?
5 – per dire, la mancanza di una buona legge anticorruzione costa 60 miliardi di euro all’anno, a questo Paese. Fa una finanziaria e mezza. E’ una priorità, o se si governa col Pdl possiamo rimandare? E il falso in bilancio? Lo ripristiniamo? Ci va bene che un imprenditore possa falsificare il bilancio della sua azienda, gettare in miseria le famiglie dei suoi dipendenti, e restare sostanzialmente impunito? Per dire.
6 – dice, facciamo solo la legge elettorale. Occhei, ma quale? E davvero esiste una legge elettorale che garantisca governabilità in una situazione sostanzialmente tripolare, come questa? No, dice che ci va il sindaco d’Italia. E va bene, ma per quella ci va una riforma costituzionale, almeno un anno e mezzo, e campa cavallo… Sicuri sicuri?
7 –  se invece hai visto mai che dovessimo governare col M5S, o comunque abolire il rimborso elettorale ai partiti, poi lo diciamo, da dove arrivano i fondi privati che pagano le campagne? Perché i 90 giorni son passati (son 120, oggi), e non c’è più nemmeno il sito, figuriamoci l’elenco dei donatori, sai com’è.
8 – ma metti che poi un governo, col Pdl o senza, lo facciamo davvero, e questi una volta in sella col cacchio che si dimettono in autunno per consentire a Matteo Renzi di stravincere nuclearmente le elezioni. Metti: che facciamo? C’è un piano B?
9 –  in ogni caso, ci sarebbe da eleggere il Presidente della Repubblica. Che si fa? Cerchiamo sponda nel M5S? Nel Pdl? Ce lo facciamo da soli?
10 – Berlusconi vuole che il prossimo Presidente sia un moderato, o comunque un Presidente di garanzia. Tradotto, che garantisca lui, meglio ancora che gli conceda la grazia peri suoi numerosi processi. Ci sta bene?

C’è saggio e saggio

E ci mancavano pure i saggi (saggio: [sostantivo maschile] Individuo savio, sapiente: agire da s.; persona esperta in un determinato settore che ha il compito di dare un giudizio obiettivo: una commissione di saggi) nel passaggio tra la seconda repubblica infinita e la terza repubblica che non arriva mai. Tecniche dilatorie? Rassicurazione dei mercati? Napolitano: custode della Carta Costituzionale o inventore del semipresidenzialismo de-facto? Ai posteri la sentenza (più che mai ardua). Quello che, personalmente, vedo, è un PD nella forma vicino al segretario ma nella sostanza già proiettato alla resa dei conti interna. Perchè le ferite non rimarginate sanguinano, e le primarie di novembre questo hanno lasciato. Ferite aperte, appena suturate. E le lacerazioni nella carne viva del PD hanno impedito, per ora, di perseguire l’unica strada perseguibile: la ricerca di un accordo con M5S sulla base di un nome “appartenente ad un’area di sinistra”  e di poche cose da fare abbastanza rapidamente. Il cosiddetto piano C. Che c’è, ma che pochi saggi, per ora, indicano come unica strada percorribile per non morire di governabilità a tutti i costi, di centrismo, di immobilismo. 

NO al PDL SI al cambiamento, sottoscrivi l’appello di #prossimalatina

Il nostro Paese è in una situazione politica tra le più drammatiche della storia repubblicana. L’esito del voto ha sancito l’esistenza di tre blocchi contrapposti che, sostanzialmente, si annullano l’uno con l’altro, ma il voto degli elettori ha anche certificato, semmai ce ne fosse stato bisogno, la necessità impellente e non più procrastinabile di un cambiamento radicale e definitivo della scena politica italiana in quanto a metodi e persone. I tentativi in atto da parte del segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani vanno in questa direzione, e riteniamo incomprensibile la posizione dei parlamentari del M5S che, oggi, hanno la possibilità concreta di realizzare quel cambiamento in nome del quale sono riusciti ad essere eletti come rappresentanti della seconda forza politica del Paese. Come tutte le forze politiche dovranno risponderne anche loro ai propri elettori.  In queste ore si conoscerà l’esito del tentativo di Bersani al quale va tutto il nostro sostegno, ma riteniamo inaccettabile qualsiasi soluzione che sia altra rispetto ad una collaborazione tra la coalizione Italia Bene Comune e M5S e che, magari, preveda baratti indecenti di cariche istituzionali che vanno preservate e tutelate come un bene prezioso  di tutti i cittadini. Ci opponiamo con forza, quindi, ad un’ipotesi di governo con il PDL e con altre forze politiche con le quali, invano, il Partito Democratico ha cercato di riformare le istituzioni del nostro Paese durante la passata legislatura. Tale soluzione sancirebbe l’abbandono definitivo di qualsiasi speranza di cambiamento e risulterebbe essere la mazzata definitiva per il Partito Democratico, già in notevole sofferenza dal punto di vista del consenso tra i cittadini. Mai come stavolta i rappresentanti istituzionali del Partito Democratico hanno l’obbligo di ascoltare la voce dei propri elettori, nettamente contrari a qualsiasi ipotesi di governissimo, piuttosto che assumere posizioni o, peggio, decisioni senza aver tenuto conto del sentire di chi li ha eletti in Parlamento su ciascun territorio di riferimento. Il Partito Democratico della provincia di Latina, eternamente squassato dalle solite lotte intestine che si ripropongono puntualmente ad ogni tornata elettorale, non può più permettersi di parlare con la voce dei singoli, a maggior ragione se sostanzialmente privo di una guida che si dedichi al partito a tempo pieno. Tra l’altro non possiamo fare a meno di notare come la mancanza di una linea politica chiara e riconoscibile a livello provinciale crei notevoli  problemi nelle realtà che a maggio saranno chiamate a scegliere i propri amministratori, soprattutto laddove l’attivismo dei singoli fa si che vengano prese decisioni che passano sopra la testa stessa dei circoli e in spregio a quanto definito in sede di direzione regionale. Chiediamo quindi la convocazione urgente degli organismi dirigenti affinché il partito provinciale, nella sua interezza, possa discutere ed esprimersi in merito alle vicende politiche nazionali e affinché anche i tanto decantati territori possano far sentire la propria voce in una situazione tanto delicata per il futuro di noi tutti.

Chi volesse aderire a questo appello può scrivere all’indirizzo e-mail:

prossimalatina@gmail.com

Non ci inventiamo niente

Oggi Bersani riceverà l’incarico. Per un mandato esplorativo. Come ci siamo detti e ridetti, il passaggio è strettissimo. Speriamo tutti in un esito positivo perchè il Paese ha bisogno di un governo. Ma non di qualsiasi governo. Per essere chiari: a mio avviso non è ipotizzabile alcuna collaborazione con il PDL. Il percorso per Bersani (o chi per lui) è: si fa un governo PD-M5S (al limite con Scelta Civica) che duri il tempo di fare poche cose condivise. O un governo M5S-PD se ci fanno la grazia di far sapere al mondo chi sarebbe il loro Presidente del Consiglio da incaricare. Punto. Se non ce la si fa, si torni al voto.

Cambiare per non morire – Pt.2

Cosa ci attende nei prossimi giorni, da un punto di vista politico, non si sa. Bersani va sostenuto nel suo tentativo di dar vita ad un governo di minoranza che si prefigga di attuare i punti (in gran parte noti) che scaturiranno dalla direzione nazionale di mercoledì. Ce la farà? Ad oggi sembra che M5S non sia disponibile a concedere alcuna fiducia, e Grillo ha messo in guardia i suoi dal tener conto della Costituzione. Grillo chiederà che ci sia qualcun altro al posto di Bersani? Ad oggi non è dato saperlo. Bersani si è detto indisponibile a mettere la sua faccia e il suo nome su qualsiasi altro progetto diverso da quello sopra ipotizzato. Napolitano farà un ultimo tentativo di formare un “Governo del Presidente”, magari a guida Draghi, votato da pezzi di PD, PDL, Monti? Potrebbe, ma ciò significherebbe l’esplosione del PD, visto che innumerevoli dirigenti e militanti si sono detti pronti a restituire la tessera in caso di accordo con il PDL.

Resta la strada delle elezioni subito. Avendo, forse, il vantaggio di potersi presentare al Paese imputando a M5S la mancata volontà di cambiare, quando ne avevano l’occasione. Strada scivolosissima, perchè di cose da farci “perdonare” ne abbiamo, M5S punta a prendere la maggioranza del Paese, e con il Porcellum basta poco di più rispetto a quanto hanno già raccolto. È la democrazia, baby. Strada che rischia di essere ancora più scivolosa (e foriera di ulteriore emorragia di voti), se davvero non si percepisce che la gravità della situazione è direttamente proporzionale al tasso di cambiamento che deve essere messo in campo per contrastare lo tsunami 2. Le prime notizie che giungono dal fortino non sono confortanti. Anche se la legislatura dovesse essere brevissima, non si può pensare di confermare i capigruppo uscenti di Camera e Senato. Significherebbe davvero non aver capito nulla di ciò che sta accadendo nel Paese. E non si può pensare, in caso di elezioni immediate, di concorrere con le medesime liste di candidati. Occorre applicare il codice etico in maniera ancora più rigorosa: se ci sono altri casi Crisafulli, anche meno eclatanti, fuori. Occorre andare oltre lo statuto e prevedere il limite di tre mandati per i parlamentari. Senza interpretazioni bizantine. E non mi venite a parlare di esperienza da preservare, chi ha fatto tre mandati l’esperienza se l’è fatta. In lista ci mettiamo solo chi ha fatto le primarie. Niente doppi incarichi. Chi sa di essere in condizioni di incompatibilità con quanto previsto dalla statuto o si dimette dall’incarico PRIMA delle elezioni o non si candida. Forse non ce la faremo nemmeno così, ma non abbiamo scelta.

Cambiare per non morire

Era una canzone di Fiorella Mannoia, mi sembra. Diceva: come si cambia, per non morire e così via. Ecco cosa aspetta il PD, nelle prossime settimane, nei prossimi giorni, nelle prossime ore. Cambiare. Non è detto che tutto il male venga per nuocere, e forse il risultato elettorale ci aiuterà a farlo in fretta. E le persone che hanno deciso di votare M5S perchè delusi dal PD ci daranno una mano dall’esterno.  Certo, non sarà facile. Nè per il Paese, nè per il PD. Resistenze interne ce ne saranno, da parte di chi non capisce la portata di ciò che è successo da qualche mese a questa parte ma soprattutto di quello che potrebbe succedere in un futuro prossimo, molto prossimo. Ma non ci sono alternative al percorso da intraprendere con M5S in questo Parlamento. E non ci sono alternative ad un ricambio profondo della classe dirigente del PD, che ci ha portati fin qui, e non siamo in belle acque. Senza deus ex machina, ma con un lavoro di squadra.