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Ma Umberto lo sa?

Roma in questi giorni è imbrattata, come sempre, da 'ste schifezze.
Hanno avuto un pensiero per il sindaco zerbino all'amatriciana, ma hanno dimenticato di ringraziare la badante italiana di Bossi, alias Renata Polverini.
Fossi in lei chiederei di far cambiare i manifesti.
E, sinceramente, avviserei anche l'Umberto.
Dovessero preparargli un altro piatto di pajata, potrebbe avere seri problemi di digestione.

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Io non c’entro

«I rifiuti di Napoli hanno un nome e un cognome – grida dal palco Berlusconi – Rosa Russo Jervolino». E’ il sindaco, in sostanza, il primo responsabile dell’emergenza che si è ripresentata. «La prossima settimana – annuncia il premier – andrò con Bertolaso a Napoli a risolvere la situazione».

E di chi poteva essere la colpa di tutto questo, se non di qualcun altro? Nella fattispecie del sindaco di Napoli, reo di non riuscire ad organizzare la raccolta differenziata.

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Come se i problemi della monnezza di Napoli e della Campania tutta si risolvessero con la differenziata.
Intanto le discariche si riempiono.
Intanto i siti militarizzati sono svincolati dal rispetto delle norme ambientali, e chissà cosa sta raggiungendo le falde acquifere.
Intanto l'inceneritore di Acerra funziona per un terzo, e la linea che funzione brucia anche l'umido, e chissà cosa stanno respirando le persone che abitano nei dintorni.
Intanto la camorra continua a fare affari, e a soffiare sul fuoco dell'esasperazione dei cittadini.
Intanto Cosentino è ancora coordinatore del PdL in Campania.
Intanto.

Gli smemorati

Secondo Bocchino, al momento di decidere le candidature "Berlusconi ci raccomandò Lavitola perché insieme a Sica lo aveva molto aiutato in operazione di caduta governo Prodi".
"Il problema ormai riguarda la democrazia in questo Paese".

E quando tramavate con questi omuncoli per far cadere il governo Prodi il problema di democrazia non esisteva, vero?

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Io da questi non ci comprerei nemmeno uno spillo.
E nemmeno da tutti i Felloni che adesso rivendicano il rispetto della legalità.
Fini in testa.
Perchè hanno contributo in maniera decisiva al degrado morale e istituzionale nel quale è sprofondato il Paese dal 1994 ad oggi.
Contributo offerto esclusivamente per non ostacolare i progetti eversivi del loro capo supremo.
E per occupare posti di potere.

Attenti a quei due

Non chiamateci terzo polo. Vabbè, vi chiamerò Peppe, meglio così?
Quello che salta agli occhi è la parabola di Cicciobello Rutelli. Forse qualcuno dovrebbe ricordargli i tempi in cui si contendeva con Fini la poltrona di sindaco di Roma. In effetti è passato tanto, ma tanto tempo. Era solo il 1993 ma a distanza di 17 anni i protagonisti della politica sono sempre gli stessi.
O forse qualcuno dovrebbe ricordare a Rutelli & co. che sono in Parlamento grazie ai voti degli elettori del PD e visto che il sistema elettorale fa a pugni con il vincolo di mandato decenza vorrebbe che si dimettessero da parlamentari. Ma questo è decisamente troppo, anche per Cicciobello.

Uomini? Ma mi faccia il piacere!

Ma non solo uomini però. Pure donne. Eh si. Perchè negli ultimi anni presidentesse di squadre di calcio ne sono apparse sulla scena italiana. E le tifose non sono mai mancate. Ma di certo non possono invocare le pari opportunità perchè in tema di calcio le responsabilità se le dovrebbero prendere tutti, ma proprio tutti. In questi giorni si è discusso molto di quanto accaduto domenica durante la partita Lazio-Inter. Personalmente trovo che con quest'episodio è stata sancita la morte dello sport in Italia. E non credo di esagerare. E nemmeno voglio attribuire responsabilità all'una o all'altra squadra, sinceramente credo che i romanisti avrebbero fatto altrettanto. C'è un problema di tifosi.
Ciò che mi indigna è il fatto che ormai da tempo immemorabile si accetta che all'interno degli stadi si possa fare di tutto, impunemente. Ma sono tifosi quelli che minacciano di mazzate i propri giocatori nel caso vincessero una partita? Sono tifosi quelli che godono della sconfitta della propria squadra? 

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O quelli che entrano allo stadio con striscioni contro il 25 Aprile? O quelli che offendono con cori razzisti i giocatori di colore della squadra propria e di quella avversaria? O quelli che bruciano una macchina con due bambini dentro alla fine di una partita?
Chi li protegge?
Giocatori e società, presidenti e allenatori, azionisti e magazzinieri.
Dinanzi alle tragedie sportive della domenica pomeriggio si sente spesso ripetere, da parte dei protagonisti del circo, la frase: "Dobbiamo dimostrare di essere uomini" . Ecco il punto. Allora io vi dico che chi non ha il coraggio di fermarsi davanti a quanto succede nei nostri stadi, chi saluta i tifosi che fino a cinque minuti prima hanno offeso il tuo compagno di squadra, chi continua a giocare con striscioni infami sugli spalti, chi non sente l'obbligo morale di smettere di dare calci ad un pallone mentre si fischia il giocatore di colore non è un uomo. Siete uomini di merda. E donne di merda. Calciatori, allenatori, presidenti, arbitri, dirigenti, tifosi. Tutti.
Mi sono vergognato quando a settembre ho portato mio figlio di sette anni allo stadio. Partita tranquilla, prima di campionato, Juve-Chievo. Mi ha chiesto cosa cantassero dalla curva, e non ho avuto la forza di rispondergli che stavano urlando "Se saltelli muore Balotelli". Dinanzi allo sport non riusciamo nemmeno ad essere degli educatori, non riusciamo nemmeno a proteggere i nostri figli. Mi ha chiesto di portarlo di nuovo allo stadio, ma è una promessa che non credo manterrò.