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Bis in idem

Ma dopotutto una legge elettorale ce l’abbiamo. Proporzionale puro con una sola preferenza. Siamo proprio sicuri che serva una legge nuova? Nella situazione attuale nessuno dei tre blocchi avrebbe la maggioranza dei voti degli italiani, e quindi le larghe intese sarebbero l’unica soluzione possibile, ovviamente gradita al Presidente della Repubblica. E credo che anche nel PD a molti una soluzione del genere non dispiacerebbe. Il Parlamento non è riuscito a fare la riforma della Costituzione? E che sarà mai, sono anni che si rimanda, ce ne faremo una ragione. In fondo, per dirla alla Walter Tocci, la “sua” generazione non ha autorevolezza per cambiare la Costituzione. Meglio niente rispetto ai pasticci che si prefiguravano grazie ai padri costituenti Violante e Quagliariello.

Certo, Renzi non sarebbe proprio contento. Un conto è diventare (nel caso) premier in un sistema maggioritario nel quale in qualche modo gli elettori fanno una scelta sul tuo nome e hai una maggioranza autonoma in Parlamento, altro è mettersi a capo di una alleanza “contronatura” alla quale ti obbliga il Presidente della Repubblica. Ma tant’è, aver lisciato il pelo ai 101 porta anche a questo.

A meno che.

A meno che non si decida di cambiare schema, assumersi la responsabilità di presentare al Parlamento una legge elettorale che tenga conto delle indicazioni della Corte Costituzionale (assegnare il premio di maggioranza a chi supera una certa soglia ed eventualmente utilizzare liste bloccate su collegi piccoli), accettare il fatto che il governo cada un minuto dopo e tornare a votare. Anche per questo alcune ricostruzioni giornalistiche mi lasciano un pò perplesso.

Senza ipocrisia, grazie.

Violante disse di voler rinunciare, per fare largo ai giovani. Fu uno dei pochi. Disse di volersi dedicare all’insegnamento e alla formazione politica. Poi, in realtà, si mise ancora direttamente a disposizione del Pd e di Bersani, divenendo responsabile delle Riforme: uno degli incarichi più importanti e strategici, che non a caso si è tradotto nell’impegno diretto nella riforma del sistema elettorale di cui si discute in queste ore.

Ora, se vogliamo prendere le cose nel verso giusto, e usare le parole in modo appropriato, fossi in lui non mi appellerei all’«ipocrisia», perché in questa storia ce n’è già a sufficienza.

Lo stesso vale per altri importanti big del Pd. A cui mi rivolgo, con gentilezza, per chiedere a ciascuno di loro, fin da ora: intendete rinunciare a candidarvi ancora, nel 2013, dopo aver concluso il vostro terzo mandato (così come previsto dallo Statuto del Pd, che è stato scritto proprio dai big di cui stiamo parlando) oppure intendete chiedere la deroga, prevista in casi eccezionali, che vi sentite di rappresentare? E, nel caso, «per fare largo ai giovani», quali saranno le vostre prossime mosse?

Ecco, ci piacerebbe saperlo oggi, perché la campagna elettorale è già iniziata. Ed è giusto non prendere in giro gli elettori.

Siamo certi che tutti risponderanno prontamente. E, ovviamente, senza alcuna ipocrisia. Perché non è da noi.

Il resto lo trovate qui.