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I ragazzi non si applicano

Quando la politica «decide» qualcosa – riformare la sanità, dismettere parte del patrimonio pubblico, ridurre gli sprechi di un servizio – dovrebbe avere già i piani operativi pronti, come li hanno gli stati maggiori degli eserciti. Nessun Paese è privo di piani militari di difesa, nessun Paese rinuncia ad aggiornarli costantemente, perché in caso di attacco bisogna essere in grado di reagire subito, non c’è il tempo per riunirsi, studiare, discutere, dibattere, nominare commissioni. Invece le forze politiche, pur sapendo da almeno venti anni quali sono i problemi strutturali dell’Italia, sono del tutto prive di piani operativi (non hanno studiato!), tanto è vero che, quando decidono di intervenire su qualcosa, invariabilmente procedono nominando una commissione «per studiare il problema», come se il problema fosse sorto in quel momento. Ma quella commissione, di nuovo, non avrà tempo per studiare. E così la storia si ripete all’infinito.

Luca Ricolfi, qui.

Troviamo insieme nuove forme di lotta

Ieri un post di Ivan che ci spiegava l’ineluttabilità della manovra, nella sua forma e nei suoi contenuti. Sono in parte d’accordo con lui, nel senso che il PD si è assunto la responsabilità (quella si, politica e non tecnica) di contribuire a scongiurare il default del Paese e quindi il cul de sac di cui ci parlavano ieri PippoPopolino (che coppia!) non offre molti margini di manovra, anche ai parlamentari del PD ad oggi indecisi se accordare o meno la fiducia in un eventuale voto del Parlamento. Ciò non toglie che, a parità di saldi, l’ennesimo aggiustamento dei conti pubblici poteva essere realizzato con elementi di maggiore equità sociale e in questo senso le scelte politiche del Governo Monti sono sicuramente discutibili. Ciò che mi “divide” da Ivan, invece è il suo giudizio sullo sciopero. Ieri di tre ore, venerdì quello di otto ore che riguarderà anche la mia azienda. Ora io non voglio, qui, riaprire la solita discussione sui sindacati, sull’efficacia della loro azione, sulla loro rappresentatività tra le nuove generazioni. Tutto giusto. Molte critiche che sento rivolgere al sindacato sono corrette, anche per me che un pò ci vivo dentro. Ciò che preme dire, però, è che non si rinuncia ad una giornata di lavoro per compiacere il sindacato, ma per tutelare noi stessi. Allora quello che chiedo a voi, ed Ivan, è di capire insieme se ci siano altre forme di lotta diverse dallo sciopero, oggi. Se i lavoratori, oggi, abbiano altri strumenti per far sentire la propria voce. Per farla sentire, però.

Ai posteri #novitalizi

L’articolo è tratto da Il Messaggero.

Ok. Hanno versato un contributo compreso tra l’1% e il 27% della retribuzione lorda (e sai le risate se hanno versato solo l’1%?). Ma se il vitalizio lo prendessero, che so, a partire da 66 anni per gli uomini e 62 per le donne, come per i comuni mortali? No? I diritti acquisiti non si toccano, vero? I forconi cazzo, i forconi…

Piovono pietre

Di che vogliamo parlare, della manovra economica? La faccia di Bersani, ieri sera da Fazio, diceva tutto. Era triste, Pierluigi. E forse oggi lo sarà ancor di più. Perchè si rende conto che la manovra sarà indigesta solo per i soliti noti. Quello che si voleva evitare e che invece non si riesce ad evitare. C’è da dire che il PD è mosso da un senso di responsabilità incredibile, e altrettanto non si può dire per il PDL, che non avrà alcuna difficoltà a votare una manovra che non intacca per nulla gli interessi del suo blocco sociale di riferimento. Resta tanta delusione, perchè ci saremmo aspettati che, davvero, i sacrifici li facessero tutti, ma soprattutto chi, finora, non ne ha fatto nemmeno mezzo. Che dire. Si aspettano le reazioni dei sindacati, delle persone in carne ossa, dei pensionati, dei lavoratori. Sai che roba se lo scontro sociale si acuisce con un governo amico? Vedere alla voce Bonanni e Angeletti. Sono certo che tireranno fuori le palle come non mai, contro il governo Monti. Altro che BerlusconiTremontiSacconiBrunetta. Poi mi fate un fischio. Resta la necessità di andare al voto al massimo a giugno. Per ridare voce alla politica. Per dire agli italiani quale direzione debbe prendere ‘sto Paese nei prossimi vent’anni. Ed agire di conseguenza. Sempre che il PD lo sappia, dove andare. Ma questa è un’altra storia.

La Cina è vicinissima

Voci insistenti, ci dicono che la Cina acquisterebbe titoli di stato italiani. Si muove Tremonti in persona, quello dei dazi. Qualcuno lo spieghi alla Lega, che tuona contro i ristoranti etnici e i commercianti cinesi che, invadendo pezzi delle nostre città, metterebbero a repentaglio la nostra identità culturale, insieme a kebabbari di varie etnie mediorientali. Qualcuno lo spieghi al sindaco di Prato, che sparando ad alzo zero contro i piccoli industriali tessili cinesi ci ha vinto una campagna elettorale.

Oggi sciopero – Sciopero oggi

Non è che uno in piazza ci va così, in maniera acritica. Tra l’altro rinunciando ad un giorno di stipendio, che visti i tempi buttalo via. Però cammini, ascolti, ti guardi intorno. Gioisci, partecipi, condividi e rifletti. È vero, in uno sciopero c’è molto di rituale. I canti, i balli, gli slogan, gli striscioni, i cartelloni. Pure Bella Ciao va’, anche se quando la ascolto mi vengono sempre i brividi. E sugli effetti sono abbastanza d’accordo: probabilmente, anzi pressochè sicuramente, stasera non cambierà niente. L’articolo 8 sarà lì, la patrimoniale non sarà inserita in finanziaria e la manovra economica, con tutta probabilità, sarà licenziata dal Parlamento facendo pagare i soliti noti. Però di forme di protesta non è che ce ne siano rimaste molte, anzi. Ed è del tutto evidente chi, in situazioni del genere, porti su di sè la responsabilità delle divisioni. Non riesco, questa volta, ad essere d’accordo con Cristiana. Io lo sciopero l’ho fatto, e l’ho fatto anche per chi oggi, ricattato, felice, costretto, è andato al lavoro. L’ho fatto anche per  chi è a partita IVA e pensa di non avere rappresentanza (e si sbaglia, perchè c’è il NIDIL). E me ne frego se nella CGIL ci sono cattivi esempi di sindacalista che allontanano i lavoratori dal sindacato. Lo so anche io, che alla CGIL sono iscritto. Parliamone. Domani. Ma oggi il tema era un altro. Dare voce a chi si oppone, nel Paese, alle politiche economiche scellerate di questo governo. Un governo che non chiede alcun sacrificio a chi può permetterselo, che penalizza per pura ideologia il lavoro dipendente, che toglie risorse agli enti locali, che fa perdere credibilità all’intera nazione, che non ha mai pensato alla crescita, che mette gli uni contro gli altri. Che ci porta verso il baratro. Allora non una giornata di sciopero, ma dieci, quindici, venti, trenta. Ad oltranza. Pure senza stipendio. Finchè non si tolgono di torno. Allora vedi come lo strumento avrebbe un senso.  Purtroppo non accadrà. E staremo ancora, sempre, a discutere circa l’utilità di una giornata di sciopero.

I nuovi ricchi da colpire

La Lega Nord ha chiesto che sia inserita, nella Finanziara più modificata del mondo, una norma che preveda un prelievo del 2% sulle rimesse degli immigrati senza codice fiscale e senza iscrizione all’INPS. In parole povere, quelli che lavorano in nero o che sono clandestini. Cornuti e mazziati. Non solo sono sfruttati da datori di lavoro senza scrupoli (penso a tutti gli immigrati che lavorano nell’edilizia, o nei campi), ma i proventi dei loro sacrifici devono pure essere oggetto di obolo da versare allo stato italiano. Facciamola pagare anche a loro, la crisi economica. E lasciamo in pace i possessori di grandi patrimoni, la rendita e i veri ricchi, una volta per tutte.

Lacrime di coccodrillo

Uil: “Verso proclamazione sciopero pubblico impiego”. Sul piede di guerra anche la Uil che si dice pronta a proclamare lo sciopero generale nel pubblico impiego contro “i gravi effetti della manovra economica sui dipendenti pubblici”.

Adesso se ne accorgono. CISL e UIL hanno abdicato da tempo al loro ruolo e sono stati conniventi e collaterali con le scelte scellerate del governo e degli imprenditori, a partire dalla vicenda FIAT. E poi, se lo fanno da soli lo sciopero?