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Tutto in una settimana

Parafrasando il titolo del film, direi che la prossima settimana è quella decisiva. Almeno le basi vanno gettate, per il futuro prossimo (e anche Prossimo). Perchè se oggi cade il governo Monti, non è che possiamo restare a guardare. E poi, a dirla tutta, una settimana nemmeno ce l’abbiamo, per non far scappare definitivamente i delusi che si stanno ricredendo sul PD.

Il tempo, la pazienza e il frutto dell’attesa #primarieparlamentari

Diciamoci la verità. La militanza politica nel PD, sin dalla sua fondazione, è stata un percorso a ostacoli. Almeno per me. Perchè ho vissuto, non senza frustrazioni, il contrasto tra le aspettative che accomunavano (e accomunano ancora!) molti di noi alla nascita di questo nostro figlioletto e la dura realtà. Realtà fatta di apparato, di processi consolidati da scardinare, di teste da cambiare. Di tempo da aspettare. Ecco, fare politica ti insegna sicuramente a gestire il tempo, perchè nel 99% dei casi il tuo tempo fisico e biologico (i mal di pancia chi li ha contati?) non coincide per nulla con i tempi che la politica ti impone. Però aspettare serve, eccome. Soprattutto se fai tua una battaglia che ritieni irrinunciabile. Prendete le #primarieparlamentari, ad esempio. Con Prossima Italia siamo due anni che ne parliamo, quando c’era ancora Berlusconi, quando Monti per i più era un nome comune di cosa maschile plurale e il PD sembrava destinato a non aprirsi mai, al mondo, come invece è stato capace di fare nelle settimane passate. Adesso, invece, le #primarieparlamentari sono diventate patrimonio comune e sembrano essere un mezzo irrinunciabile per portare a compimento il percorso che, si spera, Bersani ha solo iniziato a seguire. Bene, dalle parole ai fatti, allora. Perchè di tempo ce n’è davvero poco. E il tempo passato dal 2007 ad oggi sarebbe un peccato sprecarlo, proprio ora.

Indietro non si torna

Sinceramente non vedo l’ora che arrivi il 3 dicembre. Perchè c’è tanta strada da fare. 

Passo dopo passo.

Il passo conseguente consiste nell’aprire le porte del partito adottando primarie, o altre forme di consultazione vincolante della base, per la composizione delle liste alle prossime elezioni. La direzione del partito può mantenere una piccola quota di posti da attribuire a sua discrezione (come è prassi in tutti i partiti europei), ma il resto deve essere affidato alle scelte degli iscritti o degli elettori.

Il secondo passo, altrettanto urgente e necessario, consiste nell’indizione di un congresso. Se i sostenitori di Renzi (e lo stesso sindaco) sono veramente intenzionati a influire sulla politica del partito e non hanno intenzione di rompere, come la forzatura sul voto al ballottaggio sembra invece suggerire, devono passare attraverso il partito, vale a dire combattere una battaglia interna per la conquista delle cariche. Sulle ali di questa mobilitazione arriveranno certamente al vertice facce nuove, dell’una e dell’altra parte, entrambe slegate dalle vecchie fedeltà ai vecchi schieramenti.

In pochi mesi il Pd ha l’opportunità di cambiare volto a sé stesso e alla politica italiana.

Gutta cavat lapidem – #primarieparlamentari

Una battaglia che Prossima Italia conduce da tempo e che sembra essere, finalmente, diventata patrimonio di molti, nel PD. Anche se di strada ce n’è da fare, nelle prossime settimane.

Nel mio piccolo, ho sollecitato il Partito Democratico della provincia di Latina affinchè assuma un’iniziativa in tal senso. Attendo risposte.