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Troviamo insieme nuove forme di lotta

Ieri un post di Ivan che ci spiegava l’ineluttabilità della manovra, nella sua forma e nei suoi contenuti. Sono in parte d’accordo con lui, nel senso che il PD si è assunto la responsabilità (quella si, politica e non tecnica) di contribuire a scongiurare il default del Paese e quindi il cul de sac di cui ci parlavano ieri PippoPopolino (che coppia!) non offre molti margini di manovra, anche ai parlamentari del PD ad oggi indecisi se accordare o meno la fiducia in un eventuale voto del Parlamento. Ciò non toglie che, a parità di saldi, l’ennesimo aggiustamento dei conti pubblici poteva essere realizzato con elementi di maggiore equità sociale e in questo senso le scelte politiche del Governo Monti sono sicuramente discutibili. Ciò che mi “divide” da Ivan, invece è il suo giudizio sullo sciopero. Ieri di tre ore, venerdì quello di otto ore che riguarderà anche la mia azienda. Ora io non voglio, qui, riaprire la solita discussione sui sindacati, sull’efficacia della loro azione, sulla loro rappresentatività tra le nuove generazioni. Tutto giusto. Molte critiche che sento rivolgere al sindacato sono corrette, anche per me che un pò ci vivo dentro. Ciò che preme dire, però, è che non si rinuncia ad una giornata di lavoro per compiacere il sindacato, ma per tutelare noi stessi. Allora quello che chiedo a voi, ed Ivan, è di capire insieme se ci siano altre forme di lotta diverse dallo sciopero, oggi. Se i lavoratori, oggi, abbiano altri strumenti per far sentire la propria voce. Per farla sentire, però.

Oggi sciopero – Sciopero oggi

Non è che uno in piazza ci va così, in maniera acritica. Tra l’altro rinunciando ad un giorno di stipendio, che visti i tempi buttalo via. Però cammini, ascolti, ti guardi intorno. Gioisci, partecipi, condividi e rifletti. È vero, in uno sciopero c’è molto di rituale. I canti, i balli, gli slogan, gli striscioni, i cartelloni. Pure Bella Ciao va’, anche se quando la ascolto mi vengono sempre i brividi. E sugli effetti sono abbastanza d’accordo: probabilmente, anzi pressochè sicuramente, stasera non cambierà niente. L’articolo 8 sarà lì, la patrimoniale non sarà inserita in finanziaria e la manovra economica, con tutta probabilità, sarà licenziata dal Parlamento facendo pagare i soliti noti. Però di forme di protesta non è che ce ne siano rimaste molte, anzi. Ed è del tutto evidente chi, in situazioni del genere, porti su di sè la responsabilità delle divisioni. Non riesco, questa volta, ad essere d’accordo con Cristiana. Io lo sciopero l’ho fatto, e l’ho fatto anche per chi oggi, ricattato, felice, costretto, è andato al lavoro. L’ho fatto anche per  chi è a partita IVA e pensa di non avere rappresentanza (e si sbaglia, perchè c’è il NIDIL). E me ne frego se nella CGIL ci sono cattivi esempi di sindacalista che allontanano i lavoratori dal sindacato. Lo so anche io, che alla CGIL sono iscritto. Parliamone. Domani. Ma oggi il tema era un altro. Dare voce a chi si oppone, nel Paese, alle politiche economiche scellerate di questo governo. Un governo che non chiede alcun sacrificio a chi può permetterselo, che penalizza per pura ideologia il lavoro dipendente, che toglie risorse agli enti locali, che fa perdere credibilità all’intera nazione, che non ha mai pensato alla crescita, che mette gli uni contro gli altri. Che ci porta verso il baratro. Allora non una giornata di sciopero, ma dieci, quindici, venti, trenta. Ad oltranza. Pure senza stipendio. Finchè non si tolgono di torno. Allora vedi come lo strumento avrebbe un senso.  Purtroppo non accadrà. E staremo ancora, sempre, a discutere circa l’utilità di una giornata di sciopero.