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Grandi opere che fa comodo dimenticare

Esistono le grandi opere universalmente riconosciute come tali. Il Ponte sullo Stretto di Messina, la Salerno-Reggio Calabria, l’AV, la Bre.Be.Mi, la Pedemontana, la Metro C di Roma e cose così. Poi ci sono le grandi opere che però non appaiono come tali solo perchè non sono assurte agli onori della cronaca ma lo sono ugualmente perché costano miliardi di Euro e si portano appresso impatti che la metà bastano.

Prendete l’autostrada Roma-Latina con bretelle (collegamento con la Roma-Civitavecchia e Cisterna-Valmontone), complanari e amenità annesse. Con il suo costo di 2,7 miliardi di Euro che non viene aggiornato da dieci anni e nessuno sa quanto peserà sulle nostre tasche.  Con il suo project-financing che il Ministro del Rio voleva abolire, e invece. Con i finanziamenti per lotti che vuol dire intanto iniziamo a costruire poi si vede. Con il suo affidamento a Contraente Generale che il Ministro Del Rio dice di voler superare, e invece. Con la sua logica figlia della Legge Obiettivo che il Ministro del Rio voleva abolire, e invece. Con il suo mancato inserimento nelle opere prioritarie nell’allegato al DPEF che però viene by-passato delegando alla decisione in merito la Regione Lazio. Con il suo passaggio in mezzo a case che nemmeno stanno sulle planimetrie perché le corografie non sono state aggiornate. Con il suo pedaggio (concessione per cinquant’anni in barba alle direttive europee) che peserà sulle tasche dei pendolari. Con le spese di centinaia di milioni di euro per progettazione, costi per i CdA di ARCEA e AUTOSTRADEDELLAZIO, liquidazione di soci privati che pesano sulle tasche dei cittadini. Con  i ricorsi degli espropriati pendenti al TAR da anni. Con il suo consumo di suolo. Con il suo inquinamento dovuto al transito di auto che renderà inutilizzabili terreni coltivati a frutta, a vigna. Con il suo passaggio per Parchi, SIC, aree tutelate. Con i morti sulla Pontina, che si potrebbero in gran parte evitare con la sola sua messa in sicurezza, per la quale i 468 milioni di Euro basterebbero eccome. Con i progetti alternativi degli stessi costruttori di ANCE Lazio mai presi in considerazione. Con il bando di gara gestito da AUTOSTRADEDELLAZIO la cui responsabile del settore trasparenza era la Dama Nera. Con i suoi sponsor politici in Parlamento che in Parlamento nemmeno dovrebbero sedere. Con i suoi posti di lavoro promessi che lievitano ad ogni tornata elettorale. Con il suo modello di sviluppo e mobilità sbagliato perché continua a generare flussi veicolari su flussi veicolari, mentre le linee ferroviarie Campoleone-Nettuno, la Roma-Velletri e la Roma-Ostia Lido sono tra le peggiori dell’Universo mondo. Mentre l’esigenza di collegamento diretto tra il distretto industriale di Frosinone e Roma poteva avere un senso vent’anni fa. Mentre le merci non viaggiano sulla AV Roma-Napoli nonostante fosse stata progettata anche per quello.

Prendete tutto questo, riflettete sul concetto di grande opera e magari fatevi qualche domanda in più. E fate qualche domanda in più.

Di corruzione e di verso che non cambia

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Ho scritto due righe ad un amico. Le trovate qui di sotto.

Qualche considerazione a margine della vicenda Incalza che riguarda, più in generale, la nota propensione italica a chiudere la stalla quando i buoi brucano felici erba e foraggio. O meglio, a chiudere la porta principale della stalla, lasciando ben aperto un varco laterale sufficientemente comodo per assecondare il desiderio di felicità dei ruminanti.

Al netto del sistema corruttivo (o presunto tale, lo stabilirà la magistratura) che starebbe alla base dei rapporti tra manager pubblici, imprese e direttori lavori (anzi, a quanto pare direttore lavori unico, Perotti) che, sostanzialmente, portano ad una lievitazione (giustificata o meno) dei costi delle opere, esiste un “sistema”, anzi una normativa, anzi un combinato disposto di norme che cristallizzano la situazione attuale e che non sembra siano sul punto di cambiare verso.

Anche il Decreto Sblocca Italia si “appoggia” alla Legge Obiettivo, che un tempo sembrava, a sinistra, essere la madre di tanti mali prodotti nella modalità di esecuzione delle grandi opere. Poi i tempi cambiano, e le idee pure. E la Legge Obiettivo, introducendo la figura del Contraente Generale/General Contractor, mutuata da altri Paesi e dalle direttive comunitarie, sostanzialmente ribadiva il ruolo dei soggetti privati (per carità, qualificati) che con la concessione di costruzione e gestione avevano già avuto in ricca dote la progettazione e realizzazione delle prime tratte AV in Italia secondo la logica spartitoria che ben conosciamo.

Glia appalti a Contraente Generale, sulla carta bellissimi, portano però in sé un germe, e una logica, un po’ pericolosa. Cioè che il controllato, il CG per l’appunto, si paghi di tasca propria il controllore, ossia il Direttore Lavori (il Perotti di turno). Del resto il rapporto tra Contraente Generale e Direttore dei Lavori è un rapporto puramente privatistico, pertanto il CG può scegliersi (entro certi limiti) chi vuole. Certo esiste, dovrebbe esistere il ruolo di controllo  del Committente, però si capisce bene che è la logica del sistema che è sbagliata.  Ovvio che nessuno è così manicheo da attribuire tutto il male al privato e tutto il bene al pubblico, però già riportare la Direzione Lavori nell’alveo dell’amministrazione pubblica committente potrebbe introdurre degli elementi di maggiore limpidezza rispetto a quanto visto fino ad ora.

In questi giorni abbiamo assistito alle solite roboanti dichiarazioni di guerra di Premier e Ministri contro la corruzione. Tra le pieghe dei provvedimenti e delle norme vigenti, invece, si nasconde la realtà. E la realtà, anche in questo caso, ci dice che, per ora, il verso non cambia proprio per niente.

Ma già lo sappiamo, no?