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Marco Guglielmo per il PD Lazio

Di congresso in congresso, adesso si parte (al volo) per scegliere il nuovo assetto del PD Lazio. Nota metodologica: visto che i candidati sono solo tre sarà saltato il passaggio nei circoli, il nuovo segretario sarà scelto con le primarie aperte e quindi potranno votare TUTTI.

L’area Civati c’è. Marco Guglielmo sfiderà Fabio Melilli e Lorenza Bonaccorsi per la segreteria regionale.

gug civ

Le dinamiche interne al PD Lazio sono difficili a morire, insomma il verso non si cambia. Fabio Melilli, deputato reatino, si presenta come neorenziano, appoggiato da AreaDem, Bettiniani, Zingarettiani, Giovani Turchi e chi più ne ha più ne metta. Insomma, i capibastone sono già al lavoro, vicesegreterie assegnate a Giraldi e Moscardelli, sulla fiducia. Lorenza Bonaccorsi, già assistente di Paolo Gentiloni (!) e deputata si ritiene, invece, depositaria del marchio “Renziana-DOC”, o protorenziana che dir si voglia. E quindi sfida l’arrogante Melilli per contendersi lo scettro del renzismo in regione. E’ questo ciò che serve al PD Lazio? No.

Per questo siamo in campo. Perché nelle tre settimane che ci separano dal voto del 16 febbraio vogliamo parlare con tutti. Nel PD e fuori del PD. Con chi non è mai stato favorevole alle intese a fisarmonica (che si allargano e restringono a seconda della convenienza del momento), con chi ha dato una delega in bianco a Renzi e s’è ritrovato Berlusconi (di nuovo) al proprio fianco, con chi pensa che il PD non possa essere il partito dell’uomo solo al comando che dice prendere o lasciare, con chi pensa che gli occupanti del carro del vincitore non debbano più fare i propri comodi sui territori (e li conosciamo bene i Moscardelli, gli Astorre, i De Angelis, i Fioroni, i Vincenzi) e lasciare tutto com’è. Vogliamo parlare a chi s’è scandalizzato per l’utilizzo dei fondi del gruppo regionale del PD Lazio nella passata consiliatura, e i protagonisti di quella storia invece di restare fermi un giro e chiedere scusa  sono stati tutti promossi, chi in Senato, chi alla Camera, chi a al Comune di Roma. Vogliamo parlare a chi pensa che ci sia bisogno di incalzare le amministrazioni, anche quelle amiche, a partire da Zingaretti e Marino, da sinistra. Vogliamo parlare di sanità, di ambiente, di rifiuti, di politiche per il lavoro, di difesa del territorio, di consumo del suolo, di trasporti, di diritti.

È una sfida difficile, Marco ci mette la faccia, la passione, la forza di credere in un PD rinnovato. Noi con lui, e con chiunque voglia darci una mano.

p.s. dedicato ai miei amici cuperliani (e non solo a loro) del PD della provincia di Latina: sicuri di votare per Moscardelli vicesegretario oppure per una Renziana DOC? O di non scegliere davanti ad una prospettiva del genere? Dopo aver appena terminato la battaglia per l’elezione di Mansutti alla presidenza dell’assemblea provinciale?

Congresso PD Lazio. E adesso la fase due!

Ringrazio infinitamente gli amici e compagni democratici che, con il loro voto nel congresso di circolo, hanno sostenuto la candidatura di Giovanni Bachelet alla segreteria regionale del PD. L’apporto degli iscritti della provincia di Latina è stato determinante per l’accesso di Giovanni alle primarie vere e proprie, ossia quelle aperte ai cittadini, che si terranno il 12 febbraio prossimo.

Abbiamo raggiunto un risultato straordinario, senza strutture di partito alle spalle, senza manifesti, senza sprecare risorse economiche, rispettando le città e l’ambiente ma con la forza delle idee e con l’impegno di iscritti, donne, uomini, giovani e veterani provenienti dalle diverse componenti del partito, ciascuno con la propria storia politica personale, che hanno partecipato con spirito di sacrificio e impegno encomiabile ad una avventura che, fino a poche settimane fa, sembrava impossibile. Inizia, con la convenzione regionale che si è tenuta questo pomeriggio, la seconda fase del congresso. L’auspicio che formulo è che il prossimo segretario regionale, chiunque esso sia, abbia una forte legittimazione proveniente da un voto dei cittadini quanto più partecipato possibile. Sarebbe, infatti, un pessimo segnale se le primarie facessero registrare una limitata partecipazione di elettori e simpatizzanti del PD Lazio. Da molte parti si nota, non senza amarezza e preoccupazione, una tendenza a minimizzare l’importanza delle primarie e quindi del ruolo del segretario stesso, come se si volesse, nonostante le primarie aperte, relegare la scelta della guida del PD Lazio nel novero delle incombenze che spettano ai soli addetti ai lavori. Non è così e vi prego di riflettere sull’inganno che si rischia di perpetrare a danno di tutti.

Al segretario del PD Lazio spetta l’ultima parola sulla composizione delle liste per Camera e Senato, e quindi dal voto del 12 febbraio dipenderà anche chi sarà candidato per il PD nella nostra regione e quindi anche nel nostro territorio. Il potere del segretario sarà ancora più decisivo qualora si votasse ancora con il Porcellum, ipotesi molto probabile vista la difficoltà più volte manifestata, da parte delle forze politiche che siedono in parlamento, a trovare l’accordo per l’emanazione della nuova legge elettorale e qualora non si tenessero le primarie per la scelta dei candidati. Sarebbe inoltre abbastanza singolare il fatto che, qualora il segretario eletto fosse Enrico Gasbarra e visto che lo stesso Gasbarra non sembra volere rinunciare al suo posto in Parlamento, che il segretario regionale si trovasse a decidere su liste nelle quali esso stesso è incluso. Per questo Giovanni Bachelet ha dichiarato da subito che, nel caso in cui fosse designato segretario regionale del PD, si dimetterebbe da deputato. Tra l’altro il ruolo del segretario regionale richiede un impegno a tempo pieno, come le innumerevoli criticità registrate in circoli sparsi sul tutto il territorio, nonché le questioni politiche esplose proprio in virtù della mancanza di una guida forte a livello regionale, hanno ampiamente dimostrato.

Altro aspetto sul quale il segretario regionale riveste un ruolo di assoluta importanza è il potere di nomina negli enti pubblici. Crediamo fermamente che la politica debba fare un passo indietro rispetto alla questione nomine e che la scelta del personale deputato alla governance degli enti pubblici debba essere sottratta alla disponibilità dei partiti. Ma, finché le normative non prevederanno un diverso sistema di governance, pensiamo che i partiti ed in primis il PD debbano attenersi, nella scelta dei propri rappresentanti nei consigli di amministrazione, innanzitutto a criteri di competenza e siamo lieti del fatto che tale impostazione sia stata fatta propria anche dagli altri candidati alla segreteria del PD Lazio, a partire proprio dal programma di Giovanni Bachelet.

Il PD Lazio ha bisogno di una guida autorevole ma soprattutto di una classe dirigente che fa quel che dice. Abbiamo affrontato la prima parte del congresso e continueremo nella seconda senza stampare un solo manifesto, perchè abbiamo rispetto per l’ambiente, perchè siamo convinti che l’abusivismo dei manifestipolitico- elettorali dimostri mancanza di rispetto della legalità e di senso civico e soprattutto perché crediamo fortemente che in un momento di profonda crisi economica il PD non possa e non debba sperperare inutili risorse economiche e che, anzi, sia richiesta una sempre crescente sobrietà nelle competizioni elettorali nonché nella comunicazione politica. In coerenza con tutto ciò Giovanni Bachelet ha da subito dichiarato che avrebbe votato a favore dello stralcio del condono dell’abusivismo dei manifesti nel decreto milleproroghe in votazione in Parlamento, e grazie alla sua azione politica il provvedimento è stato, per ora, effettivamente stralciato.

Rammento, infine, che, in tutte le circoscrizioni del Lazio, a capo dell’unica lista per la determinazione dei componenti dell’assemblea regionale ci sarà una donna e che le liste saranno decise in piena autonomia da chi ha sostenuto la candidatura di Giovanni in ciascun territorio, senza imposizioni dall’alto.

Vi chiedo quindi di partecipare e far partecipare elettori e simpatizzanti del PD alle primarie per la scelta del segretario del PD Lazio, per dare sempre più forza alle primarie e di scegliere Giovanni Bachelet per rendere il PD un pò più simile a come ce lo siamo immaginato quando abbiamo scelto di fondarlo: un partito sobrio, autorevole, rispettoso delle regole, attento ai diritti dei cittadini e aperto alla partecipazione degli elettori.

Grazie.

Un abbraccio fraterno.

Raffaele

Congresso PD Lazio in provincia di Latina

I risultati definitivi (a meno della certificazione da parte della commissione provinciale per il congresso) in provincia di Latina:

Votanti: 2765

Gasbarra: 1912 pari al 69,2%

Bachelet: 439 pari al 15,9%

Leonori: 263 pari al 9,5%

Pacciotti: 148 pari al 5,4%

 

Un confronto pubblico tra i candidati alla segreteria del PD Lazio

Ricordo che anni fa, in occasione delle campagne elettorali per le elezioni politiche che vedevano il centrosinistra opporsi a B., una querelle immancabile riguardava lo svolgimento o meno dei confronti diretti, in TV o quantomeno in pubblico, tra i candidati a premier. E così, a parte la sfida Prodi Vs B. ingessata da un regolamento rigidissimo ma per certi versi necessario, niente Rutelli Vs B. oppure Veltroni Vs B. Il centrosinistra ovviamente se ne è sempre lamentato e non poco, avendo sempre sostenuto che dal confronto diretto tra i competitor l’opinione pubblica avrebbe potuto avere maggiori elementi per formare la propria opinione. Sono passati anni, come dicevo, e noto con dispiacere che almeno una parte del PD non la pensa più così.

Prendete ad esempio il congresso del PD Lazio. Il regolamento per il congresso stabilisce che in ciascuna federazione debba svolgersi almeno un incontro tra i (quattro) candidati organizzato dalle federazioni stesse. Ora, a parte Giovanni Bachelet, nessuno degli altri candidati sembra aver dato la disponibilità ad una iniziativa pubblica “ufficiale” e così almeno la fase riservata agli iscritti terminerà senza che ci sia stao modo di confrontare le varie proposte in campo.

Se ci si pensa, per alcuni tutto ciò ha un senso. Si arriva quasi a dire, infatti, che il congresso è una iattura, di questi tempi di benaltrismo imperante. Figurarsi se le persone, i cittadini, gli iscritti, possono essere interessati al segretario del PD Lazio. E però quelli che ti dicono che il congresso non andava fatto sono gli stessi che, rifiutando un confronto diretto con gli “avversari”, tessono le loro tele, infaticabili. Accordi, correnti, veti, liste triple, scambio, scambi, caminetti, cabine di regia, manifesti, iniziative, soldi. I metodi pure, sono sempre gli stessi. I gattopardi sono in azione per lasciare esattamente tutto com’è. Con l’avallo dei capibastone.

Ma a cosa serve, poi, ‘sto segretario del PD Lazio? Mah, a selezionare i candidati a Camera e Senato, ad esempio. A definire una linea politica contro la Polverini. A definire i criteri con i quali la politica deve, se proprio deve, indicare i propri rappresentanti negli enti pubblici. Cose così, insigificanti, di quelle che non non necessitano di aprire il PD a contaminazioni pericolosissime.

E allora c’è Giovanni, con il suo programma e le sue piccole grandi rivoluzioni:

1. Uso oculato delle risorse economiche: non esiste una sede fisica per il “comitato Bachelet”, si continua a gestire tutto via rete, un comitato 2.0;

2. Non serve contarsi per contare: alle elezioni primarie del 12 febbraio per l’assemblea regionale sarà presentata in ciascuno dei 15 collegi del Lazio un’unica lista a supporto di Giovanni;

3. Da queste parti capobastone non se ne vedono: in ognuno dei 15 collegi la lista sarà proposta da chi in loco ha sostenuto la candidatura Bachelet;

4. Se non ora, quando: in ognuno dei 15 collegi la capolista sarà sempre una donna.

Metteteci, infine, che Giovanni, qualora diverrà segretario regionale del PD, si dimetterà da parlamentare ed è l’unico che lo ha detto.

Ed è solo l’inizio. Sarebbe interessante formulare queste proposte in presenza di Gasbarra, Pacciotti e Leonori per capire e far capire ad iscritti ed elettori cosa farebbero, se fossero segretario del PD Lazio.

PD Lazio, tra il dire e il fare

Pubblico volentieri l’appello di Serena Laudisa ai componenti delle commis-sioni regionali e provinciali per il congresso.

Care commissarie, cari commissari,

nell’inviarvi gli auguri di buone feste vi ricordo che da oggi 27 dicembre restano cinque giorni per dimostrare che avete fatto e che state facendo sul serio.

Che avete verificato le anagrafi di tutti i circoli laziali, e che da questi vi sono arrivati o stanno arrivando puntuali gli aggiornamenti sulla conclusione del tesseramento 2011.

Che tutti i segretari di circolo si stanno attenendo scrupolosamente alle procedure, hanno istituito gli uffici tesseramento e sono impegnati a trasmettere a tutti gli iscritti i programmi e le informazioni sul congresso e sulle quattro candidature – puntualmente presenti sul sito del PD Lazio – a garanzia di un voto consapevole per la scelta del nuovo segretario e della nuova assemblea regionale.

Che avete fissato le date per incontri pubblici con i quattro candidati in tutte province della regione che vi impegnate affinché vengano pubblicizzati con grande energia.

Che la torturata risoluzione di ridare una guida al PD Lazio attraverso la consultazione di iscritti ed elettori possa essere ora un’importante occasione per portare per le strade e le piazze della nostra regione i contenuti della battaglia per un’Italia più giusta e solidale che il PD sta portando avanti in Italia, nel Lazio, a Roma.

 E allora coraggio! Attiviamo gli animatori del programma di comunicazione integrata del PD Roma e progettiamo un pieghevole di 4 pagine A4 da distribuire a tutti i circoli del Lazio per volantinaggi all’esterno, che con una bella grafica colorata spieghi in modo semplice semplice le 3 azioni più importanti portate avanti dal PD negli ultimi 6 mesi rispettivamente in ambito nazionale, regionale e romano; che con lo stesso criterio indichi le prime 3 azioni che verranno intraprese nel 2012; e che a questi 9 punti di consuntivo e 9 punti di programma aggiunga l’invito a trovare nei circoli del PD un punto di riferimento e spieghi l’importanza di contribuire con il proprio voto consapevole alla scelta del dream team che dovrà rendere il PD Lazio sempre più organizzato, etico e utile alle sfide che attendono il partito nel Paese, nella regione e a Roma. E allestiamo all’esterno dei gazebo dei pannelli che ognuno dei candidati possa utilizzare per illustrare il suo programma.

E allora coraggio, dateci dei segnali forti e chiari! Segnali che smentiscano quelle voci che vorrebbero raddoppiare da 1 a 2 euro la quota da chiedere agli elettori come contributo alle primarie, quelle voci che bisbigliano che i circoli che non si attiveranno per allestire i gazebo potranno accedere al 100% dei contributi degli elettori, quelle voci che richiamano il bisogno di una campagna in linea con il periodo di austerità, ma dimenticano che una zona come il III municipio meno più di un mese fa è stata ricoperta a tappeto di costosi manifesti (a spese di chi?) che pubblicizzavano uno degli incontri che avrebbero già prematuramente incoronato uno dei quattro attuali candidati a segretario del PD Lazio.

Sono voci che andrebbero smentite da fatti, presto e bene; perché, accidenti, proprio non si adattano a un partito che vuole chiamarsi democratico. A quel partito, che fa quel che dice e dice quel che fa, che in tanti vorremmo. Contiamo su di voi.

Grazie per l’attenzione e sereno 2012 a tutti noi.

Il programma di Giovanni #occupypdlazio

Dal 2008 ad oggi, mentre il Paese attraversava la piú grande catastrofe economica e politica degli ultimi vent’anni, una lotta intestina fra gli stessi dirigenti che nei precedenti due decenni avevano scritto pagine gloriose della nostra storia politica e amministrativa, ha impedito al PD Lazio di avere un segretario in grado di governarlo.

Possibile? Industria, commercio e turismo, attività finanziarie immobiliari e servizi, producono nel Lazio circa il 20% del corrispondente segmento di PIL nazionale con circa il 10% della popolazione nazionale. Il Lazio ospita un grande stabilimento Fiat, le grandi istituzioni di ricerca italiane, la Capitale e tutto quel che consegue in termini di opportunità ma anche pendolarismo  inquinamento: è nel Lazio la piú grande discarica di rifiuti in Europa. Negli ultimi anni, poi, calo dell’occupazione, criminalità organizzata, clientelismo  inquinamento rischiano di far risucchiare nel buco nero del sottosviluppo una Regione che potrebbe aprire al meridione la pista della crescita. Poteva permettersi il Lazio di restare per anni ostaggio di un governo incapace, con il principale partito di opposizione a bagnomaria?

Certo le politiche del PD per il lavoro, la casa, l’ambiente, la ricerca, i trasporti, hanno trovato negli amministratori locali e nei Consiglieri Regionali un importante riferimento. Esse rischiano però di risultare lontane, a volte incomprensibili per elettori e iscritti, in assenza di un partito capace di suscitare ampia partecipazione democratica, al di là dei pur preziosi bacini elettorali personali (nel 2010 il 46% degli elettori PD non ha espresso preferenze e un altro 20% ha dato la preferenza a candidati non eletti).

Eppure fino a tre settimane fa, a due anni dal rovinoso abbandono del governo regionale, il PD non era ancora riuscito a darsi un gruppo dirigente: né primarie, né voti assembleari, né un anno di commissariamento avevano sciolto la matassa dei veti incrociati, malgrado la spirale di sconfitte elettorali ed emorragie verso altri partiti. La fisiologia della competizione politica interna era diventata patologia, con interessanti capriole: chi in Italia voleva il partito solido, nel Lazio lavorava alacremente alla sua liquefazione; chi voleva primarie sempre, nel Lazio prediligeva i caminetti; molti si comportavano come se preferissero la certezza di pesanti sconfitte elettorali del PD al rischio di perdere il controllo del partito nella propria città o provincia, o magari di non essere candidati (o ricandidati) alle prossime elezioni politiche.

Nell’ultimo anno, infatti, la presunta imminenza di elezioni anticipate, anziché indurre un rapido recupero di compattezza, autonomia territoriale e competitività elettorale attraverso primarie che la direzione del PD aveva affidato al commissario Chiti, ha purtroppo agito da ulteriore forza centrifuga: pochi lo ammetterebbero in pubblico, ma molti sono privatamente ossessionati dal problema di chi sarà Segretario Regionale al momento della composizione delle liste di Camera e Senato, con una legge elettorale che dà tutto il potere alle segreterie.

In queste circostanze risultano coraggiose e legate fra loro piú di quanto non appaia a prima vista tre importanti decisioni prese dal commissario Vannino Chiti negli ultimi cinque mesi: (1) creare un coordinamento politico che ha sottratto al ping-pong fra opaci caminetti e boatos della stampa la discussione del percorso per eleggere il segretario regionale; (2) creare una commissione presieduta da Tocci e incaricata di studiare le modalità con cui gli elettori saranno coinvolti nella definizione delle liste di Camera e Senato alle prossime elezioni politiche (un tema all’ordine del giorno della prossima Conferenza Nazionale Organizzativa del PD); (3) constatare che, malgrado l’auspicio di Bersani, era impossibile eleggere in assemblea un candidato di larga convergenza, e indire cosí per il prossimo 12 febbraio 2012 l’elezione del segretario e della nuova Assemblea Regionale attraverso elezioni primarie cui partecipano tutti gli elettori del PD, secondo lo Statuto Regionale vigente e il mandato ricevuto nel settembre 2010 dalla Direzione Nazionale.

Con simili premesse, un mese fa e poi due settimane fa, sulle colonne di Europa, ho auspicato, e qui ribadisco, che il prossimo Segretario Regionale deve superare le divisioni e rilanciare il PD nel rispetto dello Statuto e del Codice Etico, partendo da questi 7 impegni:

  1. promuovere nel partito regionale e nazionale la cessione di una porzione di sovranità dalle segreterie agli elettori nella definizione delle liste di Camera e Senato, con elezioni primarie, da promuovere anche in tutte le elezioni monocratiche, a norma di statuto
  2. rinunciare ad essere in lista e, se già parlamentare o consigliere, dimettersi da ogni altro ruolo elettivo in caso di elezione a segretario (ricevendo a questo punto dal partito un contratto a tempo determinato): per metter mano con libertà e credibilità a primarie e candidature, ma soprattutto per dedicarsi a tempo pieno al rilancio e alla ricostruzione del partito in tutta la Regione
  3. replicare quanto sperimentato da Bersani nel partito nazionale: una segreteria di persone fra i venticinque e i quarant’anni, non parlamentari o consiglieri regionali, aiutati da una cerchia di forum tematici a definire la politica del PD in Regione; ciò dovrebbe innescare, a cascata, altrettanti forum in ciascuna delle Province: più larghi possibile, centri-studio capaci di coinvolgere le competenze, aperti a esperti e militanti, iscritti ed elettori
  4. girare le province per conoscere e vedere con i propri occhi, valorizzare i circoli sani, curare i malati, ricucire i divorziati, identificare e commissariare i circoli morti, quelli pieni di tessere e vuoti di militanti, e rimetterli in vita, promuovendo nuovi dirigenti capaci di attirare nuovi militanti, di aprirsi ai cittadini, di vincere le elezioni
  5. voltare pagina rispetto a spartizioni e etichette che non ci hanno portato fortuna: non certo per fagocitare e annullare la diversità e il pluralismo, bensí per valorizzarli, anche con un censimento di competenze capace di coinvolgere nel governo del partito, a tutti i livelli, nuovi e vecchi militanti che hanno qualcosa da dire e un contributo da dare
  6. garantire trasparenza nei bilanci, parità di genere, riunioni che per orario e ordine del giorno non siano precluse a chi fa un lavoro normale, doveri e diritti di iscritti ed eletti, periodica consultazione dei livelli territoriali inferiori; insomma rispettare le regole che noi stessi, donne e uomini democratici, ci siamo dati quando il PD è nato
  7. voltare pagina nel metodo e nel merito delle nomine nelle aziende partecipate, abbattendo cosí i costi principali ma occulti della politica: in Italia ci sono 3600 aziende partecipate, 23mila consiglieri d’amministrazione, 3mila incarichi apicali, e il 60% di queste aziende risultano in deficit (Cuperlo, l’Unità 8/8/2011); un decimo di queste aziende è nel Lazio.

Nel sottoscrivere questo programma e la mia candidatura a Segretario diversi amici e amiche, compagne e compagni, democratici e democratiche, hanno suggerito che il mio programma per il PD Lazio non si occupi solo della vita interna del partito, ma anche della Regione Lazio. Per esempio delle ricadute politiche e legislative nel trasferire competenze con la legge su Roma Capitale o delle prospettive dell’area metropolitana in caso di abolizione delle Province. Oppure del rapporto tra pubblico e privato, in particolare nel campo della sanità, in vista dell’elaborazione del programma del partito per le prossime elezioni amministrative regionali, inclusa una posizione chiara per la piena applicazione della legge sui consultori. Come, però, inserire nel programma (lo chiede uno dei firmatari) un think-tank di documentazione sull’infiltrazione mafiosa basato sulla capillare rete di vigilanza democratica costituita dai nostri circoli, se alcuni dei nostri circoli hanno centinaia di iscritti ma nessun militante? Dove e come sta la rete capillare, se il 9 novembre scorso, quando ho cominciato la mia campagna, il tesseramento 2011 non era neppure cominciato in 17 circoli PD della provincia di Frosinone, 10 della provincia di Latina, 5 della provincia di Roma, 4 della città di Roma, uno della provincia di Rieti e 10 della provincia di Viterbo? Oppure: come parlare dei diritti di tutti, di opzione preferenziale per i piú deboli, di beni comuni, se il partito stesso non è piú un bene comune, se chi non ha truppe cammellate e clientele e parla di diritti degli scritti, doveri degli eletti o rimozione di conflitti di interesse e di incarichi multipli non riceve nel merito risposta pubblica da nessun altro candidato o dirigente, salvo essere da qualcuno bollato come candidato bandierina, brillante ma implausibile? Non è facile neppure dichiarare l’impegno (suggerito da un’altra mia firmataria) per una segnaletica stradale meno irrazionale e inefficace in tutto il Lazio, magari basata su esempi europei e su internet, se la prima segnaletica irrazionale e inefficace è quella che troviamo nei siti web del nostro partito, dove il materiale obsoleto non è rimosso e quello attuale spesso introvabile.

Se la vita interna del nostro partito non rispecchierà il Lazio che vogliamo, o almeno non smetterà di fare a pugni con esso, nessuna delle nostre parole sul futuro del Lazio sarà credibile e continueremo a perdere un’elezione dopo l’altra.

Questo è però vero anche sul versante positivo. Se oggi a Roma possiamo credibilmente parlare di lotta al riscaldamento globale con l’aumento della biomassa, di difesa dai rifiuti con il compostaggio dell’umido, di salvezza dalla solitudine e dalla fame attraverso una rete regionale di orti sociali (come mi chiede un altro firmatario), è perché dirigenti come Marco Miccoli e Estella Marino hanno scelto la scorsa estate, a costo di fatiche sovrumane, di innovare la gestione dell’immenso flusso di rifiuti generato dalla festa dell’Unità imponendo materiale compostabile a tutti i ristoranti, con uno straordinario 60% giornaliero di raccolta differenziata rispetto al totale rifiuti, anticipando l’obiettivo previsto dalla legge per fine 2011.

La prima richiesta è quindi per un partito che funzioni. La seconda è che sia degno dell’aggettivo democratico: che funzioni in modo partecipato. Secondo un altro dei miei firmatari, che immagino proveniente da un circolo particolarmente sfortunato, di tutti gli istituti partecipativi dello Statuto non ce ne è uno in funzione. La partecipazione non è un vezzo ma una necessità: non solo elettorale, affinché i cittadini percepiscano il PD come utile  e rappresentativo, ma politica, perché le decisioni amministrative e legislative discusse e preparate in piú persone siano della massima qualità possibile per la vita di tutti. Il metodo democratico di cui parla l’articolo 49 della nostra cara, vecchia, buona Costituzione non è un costoso principio che inceppa le decisioni: è, invece, l’unica base per decisioni buone e efficaci.

Per un partito che funzioni non serve un capo, ci vuole un segretario capace di far ricrescere un collettivo, una comunità di persone, un tessuto connettivo capace di riconnettere le tante energie dei circoli attivi che pure esistono, dei rappresentanti nelle istituzioni che pure fanno bene il proprio lavoro, ma per ora vanno ognuno per conto proprio perdendo tutte le possibili sinergie con gli altri. Occorre per esempio valorizzare e integrare i cinquemila Giovani Democratici del Lazio che con il loro attivismo nel 2010 hanno contribuito in modo determinante a un risultato inimmaginabile nel 2008: la maggioranza relativa a liste progressiste nel rinnovo del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, l’elezione di una ragazza democratica come presidente delle Consulta Provinciale Studentesca di Roma e il concomitante crollo del 30% di Blocco Studentesco. Creare rapporti organici e sinergie fra questi filoni tematici e la conferenza delle donne PD. Riconoscere, valorizzare e integrare i tanti dirigenti e amministratori del PD che per anni si sono occupati efficacemente di scuola, ricerca, università, lavoro, trasporti, sanità, ambiente, facendo una preziosa opera di supplenza, in assenza di una segreteria e quindi di dirigenti regionali del PD preposti aciascuno di questi temi.

No, le energie buone non mancano. Devono solo essere messe di nuovo in rete anziché essere messe una contro l’altra o fungere da missile su cui qualcuno si mette a cavallo sperando di atterrare in Parlamento, al comune, in un’azienda partecipata.

Le energie buone non mancano: girando per il Lazio come parlamentare l’ho toccato con mano. il PD Lazio non è, come qualcuno crede e qualcun altro spera, un malato incurabile: è invece un bene comune di tutti e di ciascuno, che come l’acqua può con opportuni interventi ridiventare limpido e abbondante, con vantaggio di tutti. Se la buona politica di cui il PD ha bisogno saprà superare etichette e correnti sempre piú equivoche e obsolete, ci accorgeremo, come è capitato ai firmatari della mia candidatura –dal circolo Aurelio-Cavalleggeri al IX Municipio, fino a Latina e Rieti– che alcune divisioni erano state create ad arte da irresponsabili fautori del motto “divide et impera”; che quel che ci unisce è molto piú di quel che ci divide; che la buona politica non divide le persone per legarle per sempre al proprio carro, ma promuove il loro incontro affinché possano agire in modo sempre piú libero, responsabile, indipendente.
Ci accorgeremo che il PD Lazio può rinascere e federare tutti i progressisti del Lazio, come aveva fatto vent’anni fa, con una nuova coalizione, un nuovo progetto, una nuova generazione di giovani dirigenti e amministratori.

Per quest’opera di unità esso, come già scrivevo un mese fa, non ha bisogno di rottamatori e neanche di disinvolti piloti che lo portino a un’altra sconfitta per poi cambiare scuderia: ha bisogno di ingegneri, gommisti e carrozzieri capaci di rimetterlo in pista per vincere la prossima corsa.

Sono pronto e coordinare questa squadra.

Ottocentotrentaquattro #occupypdlazio

La primissima fase del congresso PD Lazio si è conclusa, per Giovanni Bachelet, con un grande successo. 834 democratiche e democratici del Lazio hanno sottoscritto la sua candidatura. La provincia di Latina ha contributo con 216 firme, segno evidente della voglia di partecipazione che ancora molti nutrono anche in un territorio storicamente difficile per la sinistra e per il PD. Siamo all’inizio di un viaggio lungo e difficile, ma davvero mi auguro di percorrere un bel pezzo di strada con Lorella, Annamaria, Nazzareno, Ernesto, Raffaele, Gianmarco, Nicoletta e ovviamente Fabio, Alessandra e Momo, già compagni, in un solo anno, di tante battaglie. Saremo nei circoli, ad illustrare la “mozione Bachelet”, convintissimi sostenitori dell’idea di PD abbiamo in mente. Un PD aperto, contaminato, plurale, rispettoso delle regole, coraggioso, autorevole, capace di interpretare il presente e di volgere lo sguardo dritto al futuro. Non sappiamo dove arriveremo. Ma sappiamo che, al fianco di Giovanni, ci saremo.