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Parlamm’ e nun ce capimm’

Lo diceva (tra gia altri), anche Francesco Paolantoni, in una gag abbastanza sguaiata. Ecco, mi è venuta in mente questa massima, leggendo la cronaca della vicenda F-35. Nella votazione delle mozioni di ieri tutto si è giocato su un aggettivo: “ulteriore”. Ulteriore acquisizione. Per alcuni (PDL) significa che il Parlamento potrà mettere parola solo su altri acquisti, e non su quelli già fatti. Per altri (PD) invece significa che per ora ci teniamo i tre acquistati, per gli altri si vedrà. La cosa è ambigua, non c’è che dire. La soluzione c’era: votare la risoluzione SEL-M5S. E l’unico a votare a favore, nel PD, è stato Enrico Gasbarra. Bravo.

Coma profondo per il PD provinciale

Un mio intervento che spero sia da stimolo al Partito Democratico della provincia di Latina.

In vista delle elezioni del 10 marzo, un appuntamento di importanza epocale per la vita del nostro Paese e delle nostre comunità, il Partito Democratico della Provincia di Latina brilla per la sua assenza. Direttamente proporzionale all’attivismo dei suoi dirigenti, mai così in fermento in vista della composizione delle liste.
Sono mesi, ormai, che non sono convocate né la Direzione Provinciale né l’Assemblea Provinciale.
Non si è sentita l’esigenza di compiere un’analisi approfondita dell’esito del voto amministrativo di maggio, così come si è preferito soprassedere dallo svolgere qualsiasi confronto su quanto accaduto al Consiglio Regionale del Lazio. Eppure le vicende che hanno coinvolto anche il gruppo consiliare del PD, lungi dal poter essere accumunate agli episodi di malaffare ormai a tutti noti, avrebbero meritato quantomeno un momento di riflessione collettiva.
E invece nulla, silenzio assoluto.
In vista delle primarie del centrosinistra del 25 novembre non un confronto aperto tra le varie proposte in campo, ma iniziative dei singoli comitati promotori, funzionali alla campagna elettorale vera e propria che inizierà a breve.
Fioriscono quindi candidature di esponenti del partito pontino per le elezioni regionali, candidature che nascono nei caminetti romani e si autoalimentano nelle correnti. Tutte le scelte sono fatte nell’ombra e sulla testa degli iscritti, dei militanti, dei circoli, dei territori, dei cittadini.
Non può più funzionare così. Ciò che sta succedendo in questi giorni è esattamente ciò che è successo da sempre.
Chiedo sommessamente di cambiare registro.
Chiedo di convocare quegli organismi dirigenti che da troppo tempo non sono più consultati per prevedere forme di partecipazione alle scelte che si stanno compiendo che siano le più ampie possibili.
Propongo di organizzare un giorno delle primarie, nel mese di gennaio. Una giornata nella quale tenere le primarie per la definizione delle liste del PD alla Regione Lazio e per la scelta dei candidati di Camera e Senato.
Un unico grande giorno di partecipazione di iscritti, elettori, cittadini ai quali aprirsi per condividere le nostre scelte.
Le elezioni si possono vincere bene o vincere male.
Si può finalmente offrire il segno tangibile della volontà di percorrere strade diverse. Oppure ci si può accontentare di camminare sui sentieri che ci hanno condotto fin qui.
Si possono addirittura perdere, le elezioni, soprattutto in un territorio difficile come quello pontino, se non saremo capaci di interpretare il malessere e la sfiducia nei partiti che ormai pervade  settori sempre più larghi della società e dell’elettorato.

Se Penelope non lavora per la ditta

Mentre si applaude alle primarie del prossimo 25 novembre. Mentre di declamano le virtù delle primarie, che mettono in moto la partecipazione del “popolo del centrosinistra”. Mentre si saluta il confronto televisivo tra i cinque candidati come la prova evidente della vitalità del centrosinistra. Mentre avviene tutto questo, alla luce del sole, c’è un altro pezzo di PD e di centrosinistra che lavora dietro le quinte, laddove si mischiano legge elettorale nazionale, elezioni regionali, candidati a sindaco, poltrone, promesse. Sopravvivenza. Restaurazione.  La ricostruzione della vicenda è più vera che verosimile: in sintesi, uno scambio PD-UDC. Legge elettorale e appoggio ai candidati “targati PD” nel Lazio e in Lombardia in cambio del Sindaco di Roma ai centisti.
Gli sherpa, in questo caso, portano il nome di Cesa e di Migliavacca. Che non sarebbero in missione per conto di Dio, ma per le anime terrene e fallaci Casini e Bersani.

“La partita a Roma e nel Lazio, dunque, è solo un tassello di un puzzle più grande, giocato a livello nazionale, sopra la testa dei dirigenti locali dei due partiti.”

A parte sapere cosa ne pensa Zingaretti, più che sulle teste dei dirigenti locali la partita si gioca, ancora una volta, sulla testa dei cittadini e degli elettori. Di Roma, del Lazio, della Lombardia, di tutt’Italia. Le primarie, indispensabili a livello nazionale, diventano un problema sui territori.

Meglio annacquarle, allora. Oppure meglio non farle.
Occorre avere, in merito, idee chiare. E il primo candidato alla Segreteria del PD senz’altro ce l’ha.
Così, magari, non si dà l’impressione di distruggere di notte quello che faticosamente si costruisce di giorno.

Come ti ammazzo le primarie

Marroni, Prestipino, Sassoli, Adinolfi, Gentiloni. Solo per il PD. E forse Gasbarra. Addirittura Veltroni. E si fantastica di Barca. E poi Bianchi, Medici, Smeriglio. Si muovessero a fissare delle regole serie per le candidature delle primarie per il Sindaco di Roma altrimenti finisce a barzelletta. Per quanto riguarda il PD, articolo 15 comma 3 dello Statuto Regionale:

“La candidatura a Sindaco di Comune al di sopra dei 15.000 abitanti, Presidente della Provincia e Presidente della Regione può essere avanzata con il sostegno del dieci per cento dei componenti dell’Assemblea del relativo livello territoriale oppure con un numero di sottoscrizioni pari almeno al tre per cento degli iscritti nel relativo livello territoriale.”

E vediamole, ‘ste firme.

Il vecchio che avanza

La mia replica all’intervista a Gerardo Stefanelli apparsa sabato su Latina Oggi.

La versione integrale la riporto di seguito.

L’intervista all’Assessore provinciale Gerardo Stefanelli apparsa sabato su Latina Oggi dà l’esatta cifra della distanza abissale che divide, in terra pontina come in tutta la Regione Lazio, il PD dal partito di Michele Forte, anche quando rappresentato da chi vorrebbe accreditarsi come paladino della “necessità di cambiamento”.

Il  fallimento politico della giunta Polverini è sotto gli occhi di tutti: la sanità pubblica al collasso, il Piano Casa bocciato dal governo, una sostanziale incapacità nel mettere in campo politiche del lavoro volte alla riduzione della precarietà, la drammatica situazione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti fanno solo da corollario agli scandali che hanno travolto la maggioranza che ha sostenuto la Giunta fino a decretarne la caduta. Stefanelli, immemore di tutto ciò e ignorando tanto gli episodi di malaffare che hanno riguardato ampi settori della maggioranza alla Pisana quanto la scandalosa gestione dei contributi ai gruppi consiliari, ritiene invece che la ex Presidente della Regione Lazio sia caduta sotto i colpi di un complotto della stampa e dei”poteri forti”, parole che offendono la sensibilità e l’intelligenza dei cittadini del Lazio.

Sulla questione dell’acqua, a differenza dell’assessore, non riusciamo a sorridere nemmeno un pò, tantomeno al pensiero dei disagi che i cittadini del Golfo di Gaeta hanno dovuto patire durante l’estate appena passata a causa delle inefficienze del gestore Acqualatina, tipico esempio di privatizzazione che ha moltiplicato i posti nei Consigli di Amministrazione e ha scaricato sui cittadini i costi senza investimenti volti a migliorare i servizi offerti. Stefanelli parla di ulteriori privatizzazione di Acqualatina. Il Partito Democratico, invece, è impegnato a far  rispettare la volontà espressa dai cittadini nei recenti referendum e pertanto i contenuti della proposta di legge di iniziativa popolare su tutela, governo e gestione pubblica delle acque nella nostra regione recentemente presentata dai coordinamenti per l’acqua pubblica nel Lazio. sarà parte integrante del programma del candidato alla presidenza della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

Se sarà confermata la candidatura al consiglio regionale del Lazio dell’assessore Stefanelli sarà davvero interessante confrontarsi, anche nel Sud Pontino, su questi come su altri temi cosicché i cittadini avranno la possibilità di capire se dietro gli slogan di chi pensa di interpretare le “richieste di novità dei cittadini” si celi, piuttosto, la rappresentazione gattopardesca di forze politiche che hanno devastato il nostro territorio sotto il profilo sociale, economico e morale.

Il nuovo cammino del PD Lazio (e portiamoci appresso la bussola)

E così oggi, in concomitanza con il 151esimo anniversario dell’Unità d’Italia, inizia una nuova fase nella vita del PD Lazio. L’assemblea regionale ha ufficialmente designato Enrico Gasbarra alla guida del Partito Democratico, e al nuovo segretario vanno tutti i miei auguri di buon lavoro.  Ad Enrico spetta un lavoro non facile, perché il partito viene da anni di lacerazioni e contrapposizioni interne, e perché ci aspettano delle sfide difficilissime nelle elezioni amministrative che si celebreranno nel 2012 e nel 2013. Nel suo discorso di insediamento Gasbarra ha dimostrato di avere la consapevolezza di tutto ciò e si è quindi più volte appellato all’unità del PD Lazio affinché il partito possa presentarsi in maniera forte ed autorevole sulla scena politica regionale. Per costruire un’alternativa credibile ai disastri della giunta Polverini e ovunque il centrodestra governi (mi viene in mente la Provincia di Latina, chi sa perchè?), per supportare le amministrazioni di centrosinistra attualmente al governo, per essere un punto di riferimento laddove il PD è all’opposizione.

Enrico Gasbarra potrà vincere la sua sfida se avrà dalla sua un partito più compatto possibile, certo. Ma soprattutto se dimostrerà di essere quanto più “autonomo” rispetto alle differenti correnti del partito che lo hanno supportato nella sfida delle primarie. Abbia il coraggio, Gasbarra, di esercitare la sua leadership pressoché plebiscitaria (eletto con più dell’80% dei consensi) per imporsi anche su chi, il partito, vorrebbe ingessarlo e sottometterlo al potere dei capibastone.

Le primarie consegnano a Gasbarra un partito vivo. Un partito con innumerevoli problemi ma vivo. Un partito che discute. E se discussione c’è stata, in questi mesi, il merito è del coraggio di Giovanni Bachelet, che è stato l’unico a volere, sul serio e fino in fondo, le primarie per l’elezione del nuovo segretario regionale.

Sicuramente il PD Lazio ha bisogno, usando le parole di Gasbarra, di una strambata. E ne ha bisogno soprattutto laddove è stato storicamente più debole, ossia nelle province pituttosto che nella Capitale. È un dato acquisito, anche a livello nazionale, come il PD debba riacquistare la capacità di parlare alle piccole realtà territoriali dove si sviluppa il piccolo ceto produttivo, la media impresa, l’attività artigianale, il comparto agricolo. E tutto ciò è stato dimostrato drammaticamente alle ultime elezioni regionale, nelle quali il PD ha sostanzialmente tenuto a Roma e provincia ma è miserevolmente crollato a Rieti, Viterbo, Frosinone, Latina.

Il PD Lazio, quindi abbia la forza di essere, da oggi, un partito un pò meno romanocentrico e più attento ai suoi territori. In questo senso, oggi, c’è stato un bel segnale. La designazione a vice-presidente dell’assemblea regionale dell’amico Fabio Luciani. Un riconoscimento alle capacità umane e politiche di Fabio, al contributo che la provincia di Latina ha saputo offrire alla sfida della mozione Bachelet. Ma, soprattutto, un riconoscimento al ruolo fondamentale che le province devono svolgere in questa nuova fase della vita del PD Lazio. Spiace che proprio ciò non sia stato capito, oggi, da un pezzo del partito della provincia di Latina, che ha preferito guardare al personale orticello di un paio di capopopolo locali, coinvolti in imbarazzanti vicende di rinvii a giudizio della magistratura e incompatibilità statutarie al vaglio della commissione di garanzia provinciale di Latina, e quindi polemizzare strumentalmente per motivi che poco hanno a che fare con gli interessi del Partito Democratico regionale.

Il mio ultimo auspicio, infine, è che il neo segretario sappia finalmente indicare una direzione nella quale il PD Lazio sappia stringere le alleanze con le altre forze politiche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Mi sembra di aver capito che il punto di partenza debba essere il centrosinistra “classico” allargato, ove possibile, ad altre forze politiche. Ecco, se allargamento deve esserci, che ci sia sulla base di principi inderogabili: difesa della legalità, difesa dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, difesa dei beni comuni, discontinuità rispetto al malgoverno della Regione e delle province. Solo su queste basi sarà possibile stringere alleanze con la necessaria dignità, se davvero si vuole che il Partito Democratico del Lazio svolga un ruolo di guida nelle coalizioni che si sfideranno con il centrodestra per il governo delle nostre comunità.

In conclusione, auguri, Enrico.

Primarie PD Lazio in provincia di Latina

Di seguito i risultati ufficiosi delle primarie nella provincia di Latina.

Votanti: 8376

Voti validi: 8343

Bachelet: 1830 (21,93%)

Gasbarra: 5730 (68,68%)

Leonori: 783 (9,39%)

 

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Che palle ‘ste regole

Il regolamento di disciplina della campagna elettorale per le Primarie del PD Lazio fissa, per i candidati alla carica di Segretario del PD Lazio, un tetto massimo di spesa pari a 30.000 €. In questi giorni in molte case di cittadini laziali iscritti nell’albo degli elettori del PD stanno arrivando lettere di propaganda inviate da uno dei candidati. Quante lettere sono state inviate? Quanto costa inviarle? Le città sono tappezzate di manifesti. Quanto si è speso? E per le altre iniziative politiche in giro per la Regione quanto si spende? Ma un pò di sobrietà in un momento di difficoltà economica come quello che stiamo vivendo?

E poi, se il vincitore delle primarie supera il tetto di spesa cosa succede, decade dalla carica? Oppure si continuerà a dire: basta con regolamenti, ma che du’ palle ‘sti regolamenti?