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La politica inerziale

DOPO Monti. Che ne sarà del sistema partitico italiano? Con quali alleanze e quali leader affronterà le prossime elezioni? Intorno alla legge elettorale: è difficile dire qualcosa. Le proposte dei diversi partiti sembrano fatte apposta per interdire quelle altrui. Mentre i contatti tra i leader e i partiti proseguono. Disegnano scenari futuri che riflettono quelli di un tempo…

Insomma, dopo Monti: la confusione regna sovrana. Tutto è possibile e nulla è escluso. In questa transizione estiva. Parole e immagini: come dissociate. Asincrone. Come provenissero da un altro mondo. D’altronde, i mercati non vanno in ferie. Non si riposano. Anzi. E neppure la politica, quest’anno. I suoi protagonisti: impegnati a disegnare mappe e scenari per il prossimo futuro. Il dopo Monti. Seguendo gli stessi linguaggi e le stesse formule di ieri. Come se – dopo Monti – fosse possibile ripetere lo stesso copione. Con le stesse etichette, le stesse sigle, gli stessi calcoli. Di prima. Io penso che si tratti di ragionamenti in-fondati. Elaborati e proposti in modo inerziale…

Le ipotesi di cui discutono i partiti e i leader risultano, per questo, inattuali. Come le mappe storiche che colleziono, disegnano confini e Paesi che non esistono più. Comunque, irriconoscibili, rispetto al presente. Come l’Italia pre-unitaria. Oppure l’Europa prima della fine della Yugoslavia e dell’Urss. Ma, dopo Monti, sono cambiate le mappe e le bussole della politica del Paese. Siamo entrati in un’epoca geopolitica diversa. Nulla resterà come prima.

Ilvo Diamanti, qui.

Mi distinguo tra la gente

Sull’esito della Direzione Nazionale del PD si è detto in ogni dove.  Le prossime settimane saranno decisive poer i destini del campo democratico, riformatore e progressista. A sentire i commenti del giorno dopo, ancora una volta l’unico fuori dal coro sembra Antonio Di Pietro. Occhio, non IDV, ma Di Pietro. Ora, IDV è un altro dei partiti fondamentalmente “ad personam”. Futuro oscuro senza il proprio leader, familismo, gestione quantomeno allegra dei proventi dei rimborsi elettorali. Non mi ricordo abbiano mai fatto un congresso, ma forse mi sbaglio. Ad ogni modo, secondo me Di Pietro si sta preparando per applicare all’Italia il modello Palermo. Non partecipo alle primarie ma mi candido per i fatti miei alle elezioni. Potrebbe essere il caso, per Bersani, Vendola, i movimenti, la società civilissima e tutto quello che si spera si coaguli, con le primarie, nel mondo democratico, riformatore e progressista, lasciare Di Pietro al suo destino, cercando di portare da “questo lato del campo di battaglia” la parte “sana” di IDV?