Archivio mensile:Giugno 2011

L’Italia non è un Paese per giovani: i dati. (via ilNichilista)

L'Italia non è un Paese per giovani: i dati. Promemoria: Nel biennio 2009-2010 il numero di occupati è diminuito di 532 mila unità, di cui il 90%  (482 mila) giovani under 30. Tra il 2008 e il 2010 il tasso di occupazione dei giovani tra 18 e 29 anni è sceso del 6%, attestandosi al 42%. Più precisamente: per i giovani con licenza media dal 43,3% a 36%; per i diplomati, dal 48,8% al 43,9%; per i laureati dal 54,2% al 48,5%. Nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni, l'occupazione è invece sce … Read More

via ilNichilista

Il Bersanellum risparmiatecelo, vi prego

La politica è l’arte del compromesso, e questo si sa. Forse, però, bisognerebbe stare attenti a scegliere con chi farli, ‘sti compromessi. Tra le grandi manovre che il PD sta mettendo in atto per creare difficoltà al governo, spunta l’accordo che si vorrebbe raggiungere con la Lega Nord per la riforma della legge elettorale (mi scuserete se linko a Labate, ma sembra che l’argomento sia ancora top secret on line…). Riformare la legge elettorale è sacrosanto, siamo tutti d’accordo. Gli interlocutori non ce li scegliamo, sono quelli che sono. E anche questo è pacifico. Però, dico, è possibile che il PD debba sempre fare scelte al ribasso (ne parla Pippo qui), stavolta pur di accontentare nientemeno che la Lega Nord? Possibile che anche la Lega, dopo il Terzo Polo, Lombardo, Gargamella, i Venusiani,  debba essere per forza un interlocutore del PD? Ma è possibile che il PD non abbia mai la forza di fare una propria proposta chiara, lineare, e vedere chi ci sta, giocando a carte scoperte, magari in Parlamento? Ma non è, questo, un atteggiamento che potrebbe risultare vincente anche da un punto di vista elettorale?

10 domande a Bersani

Beh, sarà anche cool formulare le classiche 10 domande al destinatario di turno, però Bersani e il PD devono delle risposte.

1. Rispetto ai motivi fondamentali di una futura alleanza, il Pd ritiene strategico condividere con i propri alleati le scelte di politica economica, la lotta al precariato e la riforma del mercato del lavoro, le politiche di cittadinanza, il sostegno alla scuola pubblica, le misure per l’energia e per i servizi di pubblica utilità, il modello di sviluppo, il riconoscimento di diritti civili di standard europeo?

2. Alla luce della grande partecipazione di queste ultime settimane e della passione civile che soffia tra gli elettori di gran parte del Paese, il Pd annuncerà che il prossimo candidato premier sarà scelto dai cittadini, con il metodo delle primarie?

3. Il Pd ha la necessità di dialogare con tutte le forze democratiche, in vista di possibili alleanze. Il Pd chiederà, per evitare equivoci, a tutti questi interlocutori di sottoporsi alla scelta che i cittadini faranno attraverso le primarie, esprimendo candidati propri o comunque accettandone gli esiti?

4. A Porcellum vigente, il Pd permetterà ai suoi elettori di scegliere i propri candidati a Camera e Senato attraverso le primarie? Inoltre, il Pd farà rispettare a tutti i suoi componenti i limiti statutari dei tre mandati al Parlamento?

5. Con il Porcellum il premio di maggioranza al Senato sarà assegnato su base regionale, con il rischio di avere come risultato due maggioranze differenti nelle due Camere. Il Pd avvierà una grande mobilitazione nelle regioni in bilico o comunque conquistabili da parte del centrosinistra (Piemonte, Lazio, Campania, Puglia), dedicando particolare attenzione a Lombardia e Sicilia, dove alla destra potrebbe mancare un importante contributo in termini elettorali?

6. All’insegna di un profilo finalmente chiaro e inequivocabile, il Pd risolverà le questioni politiche aperte in Sicilia e in altre regioni del Sud, dove il partito è aspramente diviso e largamente commissariato?

7. Tra le forze politiche con cui il Pd si è alleato, è necessaria una discussione aperta e trasparente: il Pd si farà promotore di un grande appuntamento nazionale, aperto a tutte le forze democratiche e alla società civile, in cui parlare di idee e proposte per il cambiamento, per dare un progetto politico alla piazza arancione che abbiamo visto a Milano, a Napoli e in tante realtà? Perché non annunciarlo oggi, subito, in vista del prossimo autunno?

8. Il recupero dell’astensionismo del nostro elettorato si è dimostrato decisivo alle recenti amministrative. L’astensione è però, comunque aumentata in termini assoluti. Il Pd riterrà prioritario il coinvolgimento del 40% dell’elettorato che non si sente comunque rappresentato, intensificando gli sforzi per ridare fiducia alla politica?

9. A questo proposito, il Pd proporrà il dimezzamento del numero dei parlamentari e della loro remunerazione complessiva e la semplificazione istituzionale degli enti locali?

10. Il Pd deve rilanciare una campagna di adesione per aprire le porte a futuri aderenti e militanti. In particolare, l’aver riconquistato il voto dei giovani, dopo un periodo lungamente negativo per il Pd, è stato un altro motivo dell’ottimo andamento delle ultime elezioni. Il Pd emulerà il Labour inglese che ha dato il via a una campagna di tesseramento a 1 centesimo, destinata proprio ai più giovani (purché le tessere siano ovviamente sottoscritte a titolo individuale)?

Priorità

Avete presente IL TRASLOCO? Cambi casa, ti trasferisci, ma ci sono ancora millemila cose da fare. E siccome durante la settimana lavori, occupi il fine settimana a mettere a posto il terrazzo, i fiori, i vasi. E poi ci sono le lampade da montare. Vai col trapano, a manetta. Le maniglie di Faktum, quelle no: stanno ancora là. Aspettano. In questo bailamme capita che un giornalista de Il Riformista, che però scrive pure su Vanity Fair (sic!), si diverta a fare il giovane vecchio e prosegua, nel fine settimana, una polemica sterile contro i cosiddetti “rottamatori” (tra i quali mi ci metto pure io). Prima di tutto, però, devo scusarmi se Godmorgon viene prima del giornalista, che però merita una risposta. Ecco, Tommaso Labate, anni 31, porta acqua al “nostro” mulino.  La sua miopia (ma è in buona compagnia, tranquilli) ci fa capire, come si sostiene da tempo, che la questione non è squisitamente anagrafica. Si può essere 31enni e ragionare come un vecchio arnese del giornalismo, oppure essere un Mister Y 70enne della carta stampata (tralasciando i politici “puri”) ed avere capito che le elezioni amministrative appena svolte hanno lanciato al PD un messaggio chiaro ed inequivocabile su metodi, programmi, alleanze e persone. Semplice.

Analisi da rottamare

L’articolo di Tommaso Labate, apparso ieri su Il Riformista, ci offre una lettura del risultato delle amministrative che rischia di essere molto, ma molto pericolosa. Labate non sembra nutrire  timori per le strategie future del PD, timori di cui parla invece L’Espresso e che condivido in pieno. Certamente la leadership di Bersani è uscita rafforzata dal voto, e di ciò non possiamo che rallegrarcene, tutti. Però la leadership va anche esercitata, possibilmente non tra i commensali che siedono davanti al caminetto, ma avendo l’umiltà di capire ciò che gli elettori (reali e potenziali) del tuo partito vogliono. Cosa ci ha detto il voto nelle città italiane?

A Milano Mister X non era un candidato del PD. Nonostante ciò il PD è andato benissimo. Perchè? Perchè ha sostenuto senza esitazioni e con estrema lealtà un candidato non suo, forte dell’investitura delle primarie, del suo profilo fortemente civico e soprattutto di un progetto per la Milano del futuro che non prevede sconti sui temi che stanno a cuore all’elettorato del PD. Diritti, energie rinnovabili, mobilità, integrazione. Tutto ciò ha fatto si che si mobilitassero, finalmente, i giovani elettori , probabilmente attratti anche da un candidato con un profilo netto, oltre che mossi dal desiderio di chiudere l’esperienza fallimentare  della giunta Bat-Moratti. Guarda caso è successo proprio quello che i “rottamatori”, Civati in testa, auspicavano da mesi, inascoltati. Ma buoni profeti. Appellarsi ad una questione puramente anagrafica, come fa Labate, è un esercizio di polemica sterile che non risponde alla domanda di rappresentanza che proviene dalla fascia più giovane della società, quella degli under 35, per intenderci. Il successo del PD a Milano indica una strada che il PD dovrebbe seguire, se non vuole rischiare di perdere le prossime elezioni politiche. Non conta l’età anagrafica, contano metodi e linguaggi, che non posso più essere quelli della nomenklatura. Ben venga anche un sessantenne, che però sappia parlare il linguaggio delle giovani generazioni, che sia libero dai condizionamenti delle correnti, che non sia incline ad inciuci terzopolisti. Allora mi chiedo: quanto c’è di Bersani,  nel successo di Pisapia? Quanto il PD ha invece “subito attivamente” (passatemi l’ossimoro)  un candidato non suo? Parlando semplicemente di linguaggio, qualcuno vuole paragonare la freschezza, l’ironia, la leggerezza dei messaggi elettorali pro-Pisapia con i manifesti commissionati del PD a livello nazionale? Siamo proprio sicuri che  se il candidato a sindaco di Milano fosse stato Boeri, il risultato finale sarebbe stato lo stesso?

Credo che l’analisi del voto di Cagliari possa essere simile a quanto detto per Milano, con l’aggravante che il PD aveva schierato alle primarie un castosauro del calibro del senatore Cabras, giustamente trombato.

Napoli merita un discorso a parte, ma tutto si può dire tranne che il PD abbia vinto. E nella vittoria di De Magistris al ballottaggio c’è pochissimo del PD, se non l’impegno dei giovani democratici cittadini come Francesco & Francesco, in barba alla totale assenza del PD ufficiale. Azzerato, giustamente, dal voto. E sul quale Bersani deve darsi una sveglia. Come nelle altre regioni del Sud Italia.

A Torino Piero Fassino si è messo in gioco con coraggio passando per la sfida delle primarie e sfruttando al meglio l’abbrivio fornito dagli anni di buona amministrazione delle giunte di centrosinistra. Anche qui, senza l’apporto del Terzo Polo.

Niente Terzo Polo a Bologna, Trieste, Novara.

Guarda caso, insomma, si è vinto proprio tenendo la barra a dritta. Cose che i “rottamatori” dicono da mesi. Allora, Labate, forse da rottamare è la tua analisi, così superficiale e che indica percorsi che rischiano di portare il centrosinistra verso nuove sconfitte.

p.s. Ovviamente Labate fa dire a Zingaretti quello che più gli fa comodo. L’intervista completa la trovate qui.