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Uscire dal “sistema”: una questione di sopravvivenza

Lunedì sera a L’Infedele Concita De Gregorio, con poche illuminate parole, ha spiegato chiaramente quale sia la strada affinchè il PD (parlo del mio partito, gli altri facciano come meglio credono) acquisti una rinnovata credibilità presso gli elettori. Premesso che, al di là delle responsabilità personali dei singoli, anche il PD fa parte del “sistema”. Il che non vuol dire necessariamente che i suoi esponenti siano persone “che rubano”, ma semplicemente che anche il PD ha accettato che la politica arrivasse a permeare con le sue ramificazioni ambiti che non erano di sua stretta competenza. Il tutto per garantire una perpetuazione di posizioni dominanti di singoli e di gruppi dirigenti nonché per garantire forme di finanziamento border-line. Premesso tutto ciò, allora, il rinnovamento non può avvenire ad opera di chi fa parte del “sistema”. Il “sistema” non può autoriformarsi. Lo ha ammesso, con molta onestà (anche se si vedrà se alle parole seguiranno i fatti)  il sindaco di Sesto, Oldrini, che dice che la funzione della sua generazione si è esaurita. Un ciclo è finito. Ecco l’ineluttabilità del cambiamento. Una nuova generazione di politici, non necessariamente giovani anagraficamente, si proponga alla giuda del PD e del Paese. Chi ritiene che far parte del “sistema” rappresenti la naturale vocazione del PD abbia il coraggio di raccogliere la sfida, ad esempio con primarie aperte alla partecipazione dei cittadini per la scelta dei candidati a Camera e Senato, di chi pensa che il PD debba essere altro. Se il PD non fa questo, sarà fagocitato dal “sistema” stesso. E dall’antipolitica. E perderemo tutti.

L’Unità s’è rotta

Ci sono i momenti giusti e i momenti sbagliati. Vincere oggi significa intercettare i momenti giusti. Perdere: cavalcare quelli sbagliati. Alcune persone hanno il dono di intercettare i momenti giusti, Concita è tra loro. Altre ahimè, sono maestre nell’intercettare quelli sbagliati. Era il momento, se pur legittimo, sbagliato.

Mila Spicola ringrazia Concita de Gregorio.

Normalizzazione

Un’altra parola non la trovo, per definire la sostituzione di Concita De Gregorio alla guida de L’Unità. È tutto fin troppo semplice, lineare, lapalissiano. L’Unità, sotto la guida di Concita, ha dato voce a quegli elettori del PD per troppo tempo rimasti in silenzio. Quelli che hanno creduto al PD sin dalla sua nascita, quelli che hanno continuato a crederci nonostante gli errori fatti a ripetizione da D’Alema, Bersani, Veltroni. Quelli che vogliono siano riconosciute le coppie di fatto. Quelli che dicono non all’omofobia. Quelli che dicono no ad alleanze con Fini, Casini, Rutelli, Lombardo, Mastella. Quelli che dicono no alla Lega, omofoba, e razzista. Quelli che vogliono un rinnovamento della classe dirigente del paese e del PD stesso, soprattutto. Quelli che voglione le primarie. Quelli che hanno capito, da subito, l’importanza dei referendum. e l’hanno appoggiato senza esitazione, mentre i capibastone del PD facevano i sor tentenna. Bersani & Co. tutto questo, non possono più permetterlo. Non possono essere disturbati nelle loro manovre, nelle loro alchimie. Se ne fregano del messaggio arrivato dalle ultime amministrative e dei referendum. Le voci di dissenso vanno eliminate. Una cazzata immane, Bersani. L’ultima di una lunga serie.