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Il partito nè-nè

L’analisi di Ilvo Diamanti, su La Repubblica di oggi. Il PD non riesce a liberarsi di Berlusconi….

…anche e soprattutto perché il Pd non è mai riuscito ad affermare una propria, specifica, identità. È un partito né-né. Né socialdemocratico né popolare. Semmai post. Dove coabitano, senza amore, postcomunisti e postdemocristiani (di sinistra). Un partito im-personale. Che utilizza le primarie per selezionare leader poco carismatici e lasciar fuori quelli più pop (olari). Un “partito ipotetico”, ha scritto Eddy Berselli nel 2008. Rassegnato a perdere, anche quando vince – o quasi. Perché coltiva il mito della sconfitta –  e dell’opposizione. In fondo, anche Berlusconi, per il Pd e la Sinistra, è un mito. Negativo, ma non importa. Perché i miti, si sa, non muoiono. Per non morire berlusconiani, dunque, non c’è alternativa. Occorre costruire un’alternativa: “senza” Berlusconi. “Oltre” Berlusconi. Solo a questa condizione è possibile sopravvivere a Berlusconi. Il Pd, per questo, deve cambiare in fretta. Individuare e comunicare una propria, specifica identità. Con poche parole e una leadership forte. Prima delle prossime elezioni. Non gli resta molto tempo.

Qui si fa la storia (e si muore)

Ma, dopotutto, perchè scandalizzarsi se Berlusconi indica se stesso come futuro presidente della convenzione per le riforme? Se patto PD-PDL deve essere, che sia completo. O no? Dopotutto è la storia e orientare i processi politici, e non il contrario. E la storia vuole tutto questo. E si proseguirà su questa strada. Qualcuno vede impedimenti nel nominare Berlusconi senatore a vita?

Compromessi al ribasso

La mia avversità al nascente (anzi, nato) governo Letta non sta nei nomi di chi ne fa parte. Anche quello, certo. La presenza di Emma Bonino o di Cecile Kyenge non può compensare altre figure pessime, senza alcuna competenza specifica, messe lì in un’ottica di suddivisione tra partiti e tra le correnti di un partito (il PD). Gridano vendetta Beatrice Lorenzin alla sanità, la moglie di Boccia all’agricoltura e Andrea Orlando all’ambiente. Pure Lupi alle infrastrutture non scherza. Dicevo, la mia avversità. Vedo un governo in totale continuità con il governo Monti. Il Paese aveva bisogno d’altro. Al di là della frammentazione in tre blocchi più o meno equivalenti il voto di febbraio ci ha detto che il 60% degli italiani voleva un cambiamento. Quali riforme epocali possono nascere da un accordo PD-PDL SC che è il simbolo stesso della conservazione di una classe dirigente completamente scollata dal Paese reale? Penso al welfare, alla scuola, alla ricerca scientifica, alle infrastrutture, alla sanità, alla macchina della giustizia, ai precari. Ditemi che sono pessimista, ma non verrà nulla di buono, dai veti incrociati imposti dalle anime inconciliabili che compongono questo governo. E se compromesso sarà, sarà al ribasso.

Il brutto deve ancora cominciare

La foto è tratta dall’Huffington Post.

Non so se i ministri saranno alcuni di quelli che si vedono ritratti. Ma se già abbiamo mal di pancia nell’accettare la formazione di un governo politico PD-PDL, la lista dei ministri rischia di provocarci veri e propri conati di vomito. E l’alternativa a questo schifo, considerato impossibile da realizzare dai massimi dirigenti del PD fino a pochissimi giorni fa, c’era.

Letta, il giovane esploratore

Incarico a Letta (non lo zio, lui). Così si passa da no al governissimo (giusto un paio di Direzioni Nazionali fa) ad un governo super politico PD-PDL. E adesso venitemi a dire che non c’era già qualcuno, nel PD, che aveva in mente tutto questo. E per questo ha lavorato. Nell’ombra. Senza le palle per dire no a Prodi, apertis verbis, quella mattina in cui tutto è crollato miseramente. Ingannando iscritti ed elettori.

Sento puzza, altro che Profumo

Letta(Pd): “Profumo? Lo candiderei subito”. Sul fronte politico opposto c’è un nuovo nome in campo per il Partito democratico: è quello dell’ex ad di Unicredit Alessandro Profumo. Dal meeting Ambrosetti in corso a Cernobbio, il vicesesegretario Enrico Letta ha aperto infatti all’ingresso del banchiere nelle file dei democratici, spiegando che lo candiderebbe ‘subito’ nelle file del Pd. Letta ha spiegato di vedere “molto bene” un suo eventuale impegno in politica. “Secondo me Profumo è una persona competente e appassionata. Ce ne sarebbe bisogno, di persone come lui”, ha detto ai cronisti auspicando anche la formazione di “un governo di salvezza nazionale con grandi competenze tecniche e protetto da Bankitalia e dal Quirinale”.

Nel post precedente avevo evidenziato i movimenti di Casini che vorrebbe, così, selezionare una nuova classe dirigente per il Paese, fatta anche di banchieri e tecnocrati. Non passa un giorno e il giovanevecchio Enrico Letta si dice d’accordo. Vale la proprietà transitiva: se Casini vuole Profumo e Letta è amico di Casini, allora Letta vuole Profumo. Aggiungo un ulteriore passaggio: perchè Letta non se ne va nell’UDC direttamente, invece di rompere nel PD?

So’ de coccio?

Premesso che tante volte i risultati definitivi delle elezioni hanno smentito exit-poll, proiezioni e dati parziali (e ultimamamente sempre a “svantaggio” del centrosinistra), ma sembrerebbe che il PD sia vivo, soprattutto nelle città del nord. Ha senso allora, come fa adesso Letta (il Giovane Vecchio), continuare pervicacemente a dire che è necessaria un’alleanza con il Terzo Polo per cacciare B. e governare, mentre autorevoli esponenti di FLI dicono che al ballottaggio è necessario allearsi con PdL e Lega?