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Per questo

Ci penso. Davvero. Di cosa avrebbe, ha, avrà bisogno il PD. E il Paese. Parole chiare. Prospettive. Strade. Fatte di pietre, magari. Anche senza asfalto. Ma strade da seguire. Con  i piedi che sanguinano, le gomme che scoppiano, magari. Però sai dove andare, metti gli stracci nella gomma e procedi. Il mastice no, quello azzecca tutto e il contrario di tutto. E poi fai la fine di Veltroni. Che voleva tenere insieme Binettilatorredalemabersanifranceschiniorfinifassinafassinobianco. E così metti insiemeIchinoboeribinettiscalfarottodelriofioronibiancolatorreveltronifransceschinimoscardelli, tanto va bene tutto, pur di vincere. E poi vincere cosa, boh, che abbiamo perso vent’anni appresso agli slogan, e se non sei MLK o JFK gli slogan non è che te li puoi permettere, sai. Ecco di cosa ha bisogno il PD. Prospettive. Voglio che l’unione tra due persone dello stesso sesso si chiami M-A-T-R-I-M-O-N-I-O. Voglio che i 101 non stiano più in Parlamento a far danni. Voglio che non si consumi più suolo. Voglio che i circoli tornino ad affollarsi di persone che contano perchè pensano e non perchè pesano. Voglio che chi più ha più dà, e che il lavoro costi meno, molto meno. Per questo voglio Civati segretario. Null’altro.

A ciascuno le sue priorità

Un week end abbastanza movimentato, direi. Ma anche, dopotutto, uguale a sé stesso. La stampa che non fa la stampa, candidati (facciamo candidato) oscurati, notizie false spacciate per vere, smentite vere (del nulla) e mancate smentite. Ho idea che vivremo un altro po’ di settimane così, ma non è un problema, quando hai un candidato alla segreteria del PD così:

Molti mi dicono: devi andare di più in tv, e hanno ragione, e le tv mi invitano, e non è questo il punto. Il punto è che se scegli di attraversare tutte le Feste del Pd che è umano visitare, poi non hai molte sere libere (e nemmeno i pomeriggi, e le mattine – molto presto – quando ti sposti da un capo all’altro del Paese). E se cerchi di non bucare le sedute del Parlamento, anche. La vita è fatta di priorità: per me, come ogni estate, la priorità è incontrare i nostri elettori, da vicino, andandoli a trovare. Non so se è la scelta giusta, dal punto di vista comunicativo ed elettorale, ma per me è la scelta giusta e doverosa sotto il profilo politico. Nel momento in cui tutto sembra così lontano – dalla realtà e dagli elettori – bisogna farsi prossimi, con molta umiltà e con l’attenzione necessaria. Non soltanto alle risposte, ma soprattutto alle domande. Che sono molto più importanti.

L’uomo giusto

Intervista al nostro affezionatissimo.

Renzi sfodera alla festa dei democratici di Genova la sua autocandidatura a segretario del Pd e alimenta una domanda: potrà fare anche il premier? Per Pippo Civati, suo avversario nella scalata alla segreteria, bisogna rispondere di sì, visto che “il suo scopo principale è comunque guidare il Paese”. In definitiva “pensa di fare il segretario per arrivare a Palazzo Chigi”. Un quadro tutto incentrato sull’immagine, sulla convinzione che la sua figura sia vincente. Ma “quanto alla proposta sul partito, sul programma e sulla riconfigurazione del Centrosinistra siamo ancora al tratteggiamento dell’affresco”.

Subito una domanda provocatoria: ma Renzi è l’uomo giusto per ridare linfa al Pd e farlo vincere?
“No, l’uomo giusto è Civati, e se dicessi il contrario qualcosa non tornerebbe. Penso comunque ci voglia un lavoro culturale molto diverso da quanto propone il sindaco di Firenze per recuperare l’anima del partito. Sono d’accordo con lui sul fatto che non bisogna soltanto spostare i soprammobili e non basta usare il cacciavite ma serve una rivoluzione, bisogna vedere però se stiamo parlando di una rivoluzione vera o finta”.

Ovvero?
“Ovvero bisogna intendersi su quali sono gli elementi di questa rivoluzione, quale il rinnovamento, quale il concetto di democrazia che si vuole non solo propagandare ma anche sostenere e realizzare. Il confronto per il congresso deve insomma basarsi proprio su modelli diversi di rinnovamento. Vedere se dobbiamo spingerci a destra o a sinistra, valutare se abbiamo interpretato bene il voto dello scorso febbraio o l’abbiamo rinnegato con le larghe intese, decidere se partire dalla disaffezione dei nostri elettori o da altre cose”.

Molti dicono che l’altra volta non far vincere Renzi è stato un errore.
“Non si può basare tutto sul dire che anche chi non ha votato Renzi la scorsa volta ora è disponibile a cambiare casacca. Renzi è la stessa cosa dell’anno scorso, dovremmo provare a forzare di più e rompere lo schema, a costruire basandoci sulle idee”.

Il suo avversario ha un grosso impatto mediatico.
“Se ci basiamo solo sull’impatto televisivo e mediatico sicuramente Renzi è un interprete formidabile, ma se cerchiamo un consenso più profondo e vogliamo cambiare in maniera forte il destino del Pd e della sinistra allora c’è bisogno di qualcosa di diverso”.

Qualcuno associa Renzi a Berlusconi e lo definisce un  novello piccolo Cavaliere.
“Il paragone mi sembra ingiustificato. Tuttavia un leader che basa molto sull’immagine, sugli slogan e su quello che la gente vuol sentirsi dire è argomento di discussione. Bisognerebbe chiedersi quale tipo di leader vogliamo: quello apparentemente vincente o quello che serve a portare avanti un determinato progetto? Io propongo di prendere la rincorsa e cambiare in maniera profonda la struttura del dibattito, o decidiamo cosa fare in Italia oppure ce ne stiamo a casa. Se continuiamo a basarci sulle regole del gioco decise da un certo tipo di sottocultura tipica della destra, questa continuerà a vincere, non è dunque la questione di Renzi o meno da considerare, siamo di fronte a un problema che supera questo tipo di discussione”.

L’eliminazione dell’Imu con le sue conseguenze rischia di far perdere voti al Pd, ci sono le prime avvisaglie e ci si sta rendendo conto che le tasse aumenteranno da altre parti. Un boomerang?
“No, non è un boomerang, è un disastro. Una cosa incomprensibile, un buco nell’acqua. Se la situazione italiana è grave come si dice le misure devono essere radicali ma anche eque, perché se alla fine tuteliamo quelli come me e quelli più benestanti di me, allora siamo nel cortocircuito più totale. In un Paese dove la immobilità e gli immobili sono una metafora curiosa non si comprende perché chi possiede case di lusso non debba pagare l’imposta sulla prima casa”.

La conseguenza peggiore di questa scelta?
“Invece di aiutare i più deboli, quelli che cercano lavoro, lo creano o fanno produzione, tuteliamo persone che non ne hanno bisogno”.

Il Pd ha sbagliato, dunque?
“Il Pd aveva dichiarato che non si sarebbe tolta l’Imu a tutti e non sarebbe finita come diceva Berlusconi, invece è finita proprio come diceva lui. Guardi, non c’è la restituzione dell’Imu perché non avevamo il becco di un quattrino, altrimenti restituivamo pure quella”.

Renzi ha ragione quando chiede di fare il congresso al più presto?
“Renzi ha ragione, ma io l’ho chiesto prima ancora che lui immaginasse di candidarsi, ponendo la necessità di farlo subito. Il subito di adesso invece sta divenendo sinonimo di mai, come la legge elettorale che ormai non facciamo più. Il congresso andava avviato immediatamente dal segretario reggente pro tempore, invece il processo per arrivare al congresso partirà di fatto ad ottobre, quando si era stabilito invece che entro quel mese doveva essere celebrato”.

E’ giusto avere delle correnti all’interno di un partito?
“Bisogna chiarire. Nell’accezione attuale, correnti senza riferimenti ideali o politici, non hanno senso e Matteo ha ragione. Non ha senso la situazione strana delle correnti ‘convergenti’ che trovano sempre un accordo al rialzo. Questa è una prassi da contrastare. Ma che possano esserci aree culturali e di ispirazione diversa è normale in una grande partito”.

Però negli ultimi tempi le differenze di opinione nel Pd sono state mal tollerate.
“In questi mesi è andato in scena l’attacco ai dissidenti, e non si capisce perché un partito democratico non possa permettersi voci dissonanti, voci che poi dicono quel che hanno sempre detto. Quell’attacco era ingiustificato. Forse bisognerebbe ricominciare a usare una parola desueta: pluralismo. Come dire che una volta riconosciuto un progetto comune se ne può anche discutere e magari dividersi. Ma ormai, in un partito come il nostro, se dici che gli F35 non è necessario prenderli tutti, passi per sfascista”.

Letta ha detto che questo governo in definitiva non piace nemmeno a lui. Allora cosa si aspetta a farlo cadere?
“Guardi, l’espressione di Letta è sul filo dell’ipocrisia. Se va al meeting di Rimini dice che bisogna quasi fondersi col Pdl, se va alla Festa democratica di Genova sostiene che il governo non è quello che avrebbe voluto. Per evitare posizioni incomprensibili bisogna quindi chiarire meglio cosa facciamo e cosa vogliamo attraverso un confronto netto e preciso. Bisogna inoltre fare la legge elettorale e quella di stabilità chiudendo con i tanti decreti che non fanno capire molto, per esempio dove finisce l’Imu o cosa sia la service tax. Facciamo queste cose e poi torniamo a votare”.

Sarà possibile un accordo con il M5S se cade il governo?
“Mi sembra difficile perché questi sei mesi non sono passati invano. Grillo si è congelato, ha congelato i suoi e continua con dichiarazioni fuori misura, potrebbe contare quanto il Pd o il Pdl e invece persiste nel suo atteggiamento di chiusura. Certo ha pure qualche ragione: noi abbiamo fatto delle scelte che ci hanno allontanati, anche se decisioni come quella dell’Imu paradossalmente dovrebbero essergli piaciute, visto che anche lui voleva eliminarla. Ma se dovesse cadere il governo, per la nota faccenda della decadenza del Cavaliere, ci sarebbe da fare un appello a tutto il Parlamento attraverso la prassi costituzionale che prevede l’indiretto intervento di Napolitano per fare una intesa che cambi in primis la legge elettorale. Se poi ci fosse una nuova maggioranza bisognerebbe vedere quale e per fare cosa”.

Insomma sarebbe fondamentale il progetto?
“Certo, ma sarebbe essenziale anche il Premier da indicare. Mi chiedo: se cade Letta deve esserci ancora Letta? C’è infatti un ragionamento politico da fare sul tipo di governo che vogliamo. Progressista o conservatore?”

Il Pd dovrebbe scegliere insomma in che direzione andare, e su questo la posizione di Grillo non ha dato una mano.
“Una corresponsabilità di Grillo c’è, perché lui poteva prendere l’iniziativa mille volte mandando dei segnali e invece l’ha fatto solo quando era sicuro di non avere interlocutori. Dopo di che noi abbiamo sbagliato a non considerare la candidatura di Rodotà, a invertire le situazioni, a non spiegare bene cosa stavamo facendo sul Presidente della Repubblica”.

02 settembre 2013

Una dichiarazione d’amore

Per la sinistra italiana:

Dopo gli endorsement di Franceschini e Fioroni, che più o meno teorizzano che al Congresso del Pd ci sia un solo candidato, è fatta: si propongono le larghe intese anche nel Pd, non solo per il presente, anche per il futuro. Mi pare un’ottima idea, che mi permetterò di contrastare, fino all’ultimo giorno. Con decisione, passione e orgoglio. Perché secondo me la sinistra italiana si merita altro e quantomeno questo: che ci sia una partita vera. Non l’eterno ritorno dell’uguale, che non se ne può più.

Folgorati d’agosto

Una premessa è d’obbligo: le scelte politiche sono sempre legittime. Magari non condivisibili, sicuramente contrarie alle mie, ma legittime. A maggior ragione se a compierle sono amici che fanno politica nel tuo stesso partito. Detto ciò, la quantità di folgorati sulla via di Firenze, nel PD della provincia di Latina, è davvero notevole. Non ho problemi a riconoscere a Claudio Moscardelli il ruolo che merita, ossia quello di punto di riferimento provinciale dell’area Renzi. Un ruolo conquistato sul campo, in virtù del suo impegno in Senato e del seguito di cui gode in provincia. Le sue idee sul governo, sul PD, su temi economici sono molto distanti dalle mie e, in generale, da quelle di chi ha invece deciso di sostenere la candidatura di Pippo Civati alla segreteria del PD. Ma, appunto, vorrei confrontarmi sulle idee, sulla forma partito, sul ruolo dei circoli, sul finanziamento pubblico ai partito, sui doppi incarichi, sul rispetto delle regole. E poi sui diritti, sulle tasse, sul precariato, sulle infrastrutture, sui beni comuni, sul consumo di suolo, sulla formazione, sul ruolo delle donne. Insomma, su quale modello di PD e di società abbiamo in mente adesso e per i prossimi vent’anni. E su quale sia la personalità politica più adatta a rivestire il ruolo di segretario del Partito Democratico. Certo, a scorrere i proclami dei “sessanta e più” amministratori pontini che hanno sposato senza se e senza ma la (probabilissima) candidatura di Renzi semplicemente sul nome del Sindaco di Firenze, qualche dubbio mi viene. Nel senso che buona parte del PD della provincia di Latina non è che abbia dato una gran prova di sè in termini di costruzione di “una forza dinamica, aperta, inclusiva, plurale e contendibile”, in questi anni. Anzi. Vedo piuttosto la principale corrente del PD pontino (forte più che mai in un momento di estrema debolezza del partito provinciale) spostarsi in blocco verso uno dei candidati. Tutto legittimo, ripeto, ma ho come il timore che qualcuno pensi ad un congresso preconfezionato, senza dibattito, con posizioni già definite “a prescindere”. Proprio ciò che non serve al PD. E proprio ciò che proveremo ad evitare, con tutte le nostre forze.

Tutto a domani

Rimandavamo sempre tutto a domani Amore 
Per esser sempre quello che vuoi 
E non finire mai 
Non finire mai 
Non finire mai

Lo so, potrebbe apparire inopportuno, addirittura blasfemo, farvi ascoltare Tutto a domani e riferirla alle non-scelte del PD, del governo, che rimandano tutto a domani, al 30 agosto, al 21 settembre, all’immacolata, a Natale, a Capodanno, all’Epifania. Però m’è venuta in mente, sapete com’è il cervello.