Archivio mensile:Aprile 2011

Sto con il Presidente Napolitano

Il prossimo 9 maggio si celebrerà al Quirinale il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi  di tale matrice. Quest’anno, il nostro omaggio sarà reso in particolare ai servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la loro lealtà alle istituzioni repubblicane. Tra loro, si collocano in primo luogo i dieci magistrati che, per difendere la legalità democratica, sono caduti per mano delle Brigate Rosse e di altre formazioni terroristiche. Le sarò perciò grato se – a mio nome – vorrà invitare alla cerimonia i famigliari dei magistrati uccisi e, assieme, i presidenti e i procuratori generali delle Corti di Appello di Genova, Milano, Salerno e Roma, vertici distrettuali degli uffici presso i quali prestavano la loro opera Emilio Alessandrini, Mario Amato, Fedele Calvosa, Francesco Coco, Guido Galli, Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Vittorio Occorsio, Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione”.

“La scelta che oggi annunciamo per il prossimo Giorno della Memoria costituisce anche una risposta all’ignobile provocazione del manifesto affisso nei giorni scorsi a Milano con la sigla di una cosiddetta “Associazione dalla parte della democrazia”, per dichiarata iniziativa di un candidato alle imminenti elezioni comunali nel capoluogo lombardo. Quel manifesto rappresenta, infatti, innanzitutto una intollerabile offesa alla memoria di tutte le vittime delle BR, magistrati e non. Essa indica, inoltre, come nelle contrapposizioni politiche ed elettorali, e in particolare nelle polemiche sull’ amministrazione della giustizia, si stia toccando il limite oltre il quale possono insorgere le più pericolose esasperazioni e degenerazioni. Di qui il mio costante richiamo al senso della misura e della responsabilità da parte di tutti”.

Giorgio Napolitano.

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Latina al voto

Latina, nella storia italiana, ha un posto tutto suo. La fondazione della città da parte di Mussolini, la bonifica dell’agro pontino, gli emigrati dal Veneto. In estrema sintesi, una città da sempre considerata di destra, per motivi storici, sociali, culturali.  E quindi persa, da un punto di vista politico. Non è mai valsa la pena fare battaglie, a sinistra, per Latina. L’esito delle elezioni è sempre stato scontato.

Quest’anno, invece, è diverso. Forte delle divisioni della destra locale, che ha portato alla caduta della giunta Zaccheo, forse il centrosinistra ha, mai come questa volta, un’occasione storica. Claudio Moscardelli, superate (almeno per ora)  le polemiche, tutte interne al PD, che si sono consumate con la sfida delle elezioni primarie e del congresso provinciale, è riuscito a compattare il PD e il centrosinistra attorno alla sua persona. Certo, non si vince a Latina semplicemente con le persone, ma con un progetto per la città e soprattutto con un PD forte e autorevole. I presupposti per fare bene ci sono tutti, il PD presenta una squadra all’altezza ed ho avuto modo, in questi mesi, di conoscere persone davvero in gamba. Emilio Ciarlo, Andrea Giansanti, Nazzareno Ranaldi sono amici che spero vivamente possano sedere nel nuovo consiglio comunale. Senza nulla togliere agli altri, però, io tengo per Fabrizio.

Ad onore del vero, però, due note stonate ci sono. La prima è la limitata presenza di donne in lista (5 sono davvero pochine). La seconda, invece, è la candidatura di Roberto Cannizzaro, ex FI, e di Aristide Carnevale, padre di un ex consigliere UDC che ha avuto qualche guaio con la giustizia. Soprattutto quest’ultima, potevano risparmiarsela. Speriamo che gli elettori sappiano scegliere a chi dare la propria preferenza.

Un target preciso per il PD

Va bene, i sondaggi non sono voti e tantissime volte le urne hanno smentito analisi ex-ante. Nel caso specifico, poi, gli indecisi sono così tanti da rendere difficile qualsiasi previsione. Però. Il sondaggio pubblicato su La Repubblica di oggi mostra un trend. La coalizione di centrosinistra, senza Terzo Polo, se la gioca con PdL e Lega. E se il PD, nel tempo che ci separa dalle elezioni politiche, provasse a convincere gli indecisi, magari ad iniziare dalle prossime amministrative, cosa succederebbe?

Errore tattico sulla Centrale del Garigliano

L’idea della compensazione è sbagliata a prescindere, perchè presuppone condividere l’idea del ritorno al nucleare. Accettare la logica del ristoro è un errore che potrebbe stringere la corda al collo degli Enti Locali. Qualcuno potrebbe dire:avete accettato le compensazioni, quindi adesso la centrale si fa. La centrale nucleare (o deposito nazionale di scorie, cambia poco), al Garigliano come altrove, non la vogliamo. Punto. Con buona pace di Sindaci e Onorevoli che tanto hanno a cuore il nostro territorio. Si, vabbè. Spazziamoli via con il referendum, il 12 e 13 giugno.

Il Buon Cristiano (Domenica delle Palme a Milano)

Perché ci sono uomini che fanno la guerra, ma non vogliono si definiscano come ‘guerra’ le loro decisioni, le scelte e le azioni violente?

Perché molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni?

Perché tanti vivono arricchendosi sulle spalle dei Paesi poveri, ma poi si rifiutano di accogliere coloro che fuggono dalla miseria e vengono da noi chiedendo di condividere un benessere costruito proprio sulla loro povertà?

Verrebbe da dire: parole sante, quelle pronunciate dal Cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi. Non so però quanto saranno ascoltate. Dai potenti ai quali queste parole sono indirizzate, che si autoassolveranno dicendo: ma il Cardinale non si riferiva a me,  ce l’aveva con gli altri. E non saranno ascoltate nemmeno dalla maggior parte dei fedeli “comuni”, per i quali, ormai, tutto è concesso, tutto è dovuto, e non c’è parola di Dio, di Cristo, di Santo o di Cardinale che tenga, anche di fronte alle nefandezze commesse da chi ci governa. Resta la consolazione dell’esistenza di una Chiesa che, quando vuole, sa ancora dire parole forti. E che forse dovrebbe iniziare a scomunicare qualcuno. A somministrare meno sacramenti ai potenti che predicano male e razzolano peggio.

Seminatori d’odio (quelli veri)

Premetto che non ho mai avuto la sfortuna di vedere un TG1 delle 20 da quando è iniziata l’epoca Minzolini. Qualcuno mi dirà: per criticare bisogna conoscere. Giusto. Allora io mi esercito con Il Giornale, tanto è lo stesso. Così capita che quasi ogni giorno sfogli le pagine on-line del quotidiano che fu di Indro Montanelli per vedere il livello di faziosità che può raggiungere la mente umana. Non mi soffermo più di tanto su bunga-bunga e giustizia, tanto già so cosa aspettarmi. Però ci provo, eh. Leggo mezzo articolo, anche di più, poi mi assale, puntuale, rapido, un bruciore di stomaco e mi arrendo. Però a volte vado fino in fondo. Come ieri, quando incappo in un commento sulla morte di Vittorio Arrigoni, definito ultrà pacifista e giù con contumelie, ironia, paragoni senza alcun senso. Un articolo, scritto per denunciare l’esistenza di vittime di serie A e vittime di serie B, che diventa esso stesso la prova provata di come, per Il Giornale, esistano vittime di serie A e vittime di serie B. A parti invertite, ovviamente. Che merde.

Dalla parte sbagliata

Certo, ci sono i distinguo, le precisazioni, la solidarietà ai parenti della vittime di Torino (e ci mancherebbe altro!), però quando leggo le dichiarazioni degli amministratori del PD di Terni (Sindaco e Presidente della Provincia), mi vengono i brividi. Non c’è ricatto occupazionale che tenga, davanti alla vita di un lavoratore. E se per le 7 vite spezzate a Torino condanna dura c’è stata, con tanto di pene accessorie, è la Legge a prevederlo. Ora, che lamentino una durezza eccessiva della sentenza Confindustria, il Governo, il PDL, la stessa ThyssenKrupp mi sta anche bene, pur non condividendo tali posizioni. Ma vorrei che un amministratore del PD esprimesse delle posizioni diverse. La magistratura fa il suo corso. La politica deve invece cercare e trovare gli strumenti per far si che i ricatti delle aziende non siano messi in atto, a maggior ragione da parte di chi fa economia a discapito della sicurezza. 

Siamo alla “decantazione”

L’ostinazione è un vizio o una virtù? In parlamento le coppie bipartisan nascono e muoiono nel tempo di un batter d’occhio, destinate a fallire davanti all’evidenza dei numeri e alla forza persuasiva del capo. Si pensi piuttosto a vincere bene le elezioni amministrative e i referendum, magari offrendo al Paese un PD più concreto e meno ondivago.