Archivi categoria: Bestialità

Dal generale al particolare e viceversa

Scomodo Aristotele per estendere  alla politica princÎpi che ormai hanno preso piede.

A livello locale abbiamo Tiero e Moscardelli.

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A livello nazionale Alfano e Renzi.

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Tutto torna. Tutto tornerà.

 

Ferie coatte per i magistrati italiani

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Se la realtà sarà questa, vorrei capire quale lavoratore dipendente sia costretto, per legge, ad andare in ferie obbligatoriamente dal 1 al 31 agosto.

Continuiamo ad alimentare le divisioni tra pezzi di società, Continuiamo a mettere gli uni contro gli altri. Continuiamo.

Piace vincere facile eh?

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Elezioni amministrative Provincia di Latina 1995:

Martella (CDX) 59,2% – Di Marzo (CSX) 30,8%

Elezioni amministrative Provincia di Latina 1999:

Martella (CDX) 51,4% – Fiumara (CSX) 38,7%

Elezioni amministrative Provincia di Latina 2004:

Cusani (CDX) 58,0% – Bartolomeo (CSX) 36,3%

Elezioni amministrative Provincia di Latina 2009:

Cusani (CDX) 56,3% – Amici (CSX) 24,8%

Elezioni amministrative Provincia di Latina 2014:

Della Penna (CDX+CSX) 60% – Mitrano (CDX) 40%

Servono commenti?

Chi fa battaglie ideologiche?

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Fatemi capire: nella legge delega, sulla quale il governo oggi chiede la fiducia, scompare l’articolo 18, e però il governo stesso precisa che il voto di fiducia è sull’articolo 18?

Ma ha ancora senso avere un Parlamento, in questo Paese? Oppure a Renzi interessano solo deleghe in bianco?

Come dire: voi votate, poi il governo fa quel che cazzo gli pare.

 

Licenziare è di sinistra?

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Dipende. Se licenzi il classico fannullone, l’assenteista, il furbetto, potrebbe anche esserlo. Oppure licenziare il manager, o il gruppo dirigente che porta al fallimento un’azienda.

Potrebbe essere mooooolto di sinistra mandare a casa una classe politica che ha inanellato insuccessi da un bel po’, piuttosto che servirsene, alimentare il trasformismo per diventare capo supremo assoluto.

Ma licenziare chi fa il proprio mestiere per risparmiare, per esternalizzare, lo trovo davvero poco di sinistra. E’ che il paese si sta marchionizzando, sotto i nostri occhi.

Insomma Sindaco Marino, potevi davvero tacere, stavolta. Fai quello che ritieni giusto, ma non appellarti alla sinistra.

Il Comune di Roma che non rispetta i lavoratori

È di queste ore la polemica in atto nella capitale per il licenziamento dell’orchestra e del coro del Teatro dell’Opera. Le parole d’ordine sono esternalizzare e risparmio. Chi se ne frega se le persone lavorano lì perché hanno vinto un concorso. Chi se ne frega se la cultura viene trattata al pari di una merce qualsiasi.

Ma non è l’unico caso che vede il Comune di Roma impegnato nel comprimere spazi di mediazione con i lavoratori. Ci sono situazioni di cui non si sa nulla, che non fanno clamore sulla stampa, ma che sono altrettanto drammatiche. Nelle quali la logica renziana del prendere o lasciare sta facendo scuola. Rapidamente.

Prendete la Formazione Professionale di Roma Capitale.

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Forse non tutti sanno che a Roma esistono delle scuole professionali gestite dal Comune. Sono spesso in zone periferiche, difficili. Raccolgono studenti che sono in molti casi già stati espulsi dai circuiti formativi “tradizionali”. Ci sono molti ragazzi con genitori in galera, con situazioni familiari disastrate. Ragazze che hanno subito violenze.  Ragazzi vittime di bullismo. Oppure con disabilità non dichiarate.

Queste scuole sono nella maggior parte dei casi abbandonate a sé stesse, in mano a dirigenti che di professionale hanno ben poco (l’aggancio  giusto in Comune non manca mai) e per i quali la didattica è l’ultimo dei problemi. Ad esempio se un corso prevede, che so, 100 ore annuali di matematica, capita spesso di concentrarle nell’ultimo mese di scuola costringendo i ragazzi a fare 5 ore al giorno di matematica piuttosto che distribuire le ore nell’arco dell’anno scolastico.

Per i docenti, pressoché tutti precari, non è previsto alcun percorso formativo che dia loro strumenti minimi per relazionarsi con studenti difficili, che in molti casi avrebbero bisogno di uno psicoterapeuta o di un assistente sociale.

È capitato che i docenti siano stati minacciati da studenti e da genitori. Alcuni sono stati aggrediti, all’interno delle scuole, e mandati in ospedale.

Come dicevo la maggior parte degli insegnanti sono precari, alcuni da lustri e lustri, e fino all’anno scorso si offriva loro almeno un contratto a tempo determinato. Per 500-600 ore di insegnamento all’anno e poche centinaia di Euro al mese.

Adesso si è passati alla partita IVA. Prendere o lasciare. Pena la cancellazione dalle graduatorie.

Ecco a voi le politiche lavorative 2.0 del Comune di Roma. All’epoca del Jobs Act.

Vi terrò aggiornati.

Le falsità di Renzi sui magistrati

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Basterebbe un sano contraddittorio perché fossero smascherate. Ma il nemico va additato, il facile consenso perseguito. Chi si oppone va distrutto, annientato, anche con le menzogne.

Leggiamo insieme:

Le retribuzioni. In un comunicato l’Associazione aggiunge di vedersi “pertanto costretta a ricordare a tutti, con estrema fermezza”, di non aver “mai dichiarato che l’introduzione di un tetto massimo alle retribuzioni di 240.000 euro annuali sia un attentato alla libertà o all’indipendenza della magistratura. Chi sostiene il contrario è invitato a dimostrare, una volta per tutte, quando e come l’Associazione avrebbe fatto una simile affermazione”. E ricorda che “tale tetto è raggiunto solo dai massimi vertici della Corte di Cassazione e della relativa Procura generale e che la retribuzione media dei magistrati è enormemente inferiore a quella cifra”.

Le ferie. Subito dopo l’Anm affronta la spinosa questione del taglio delle ferie per i magistrati e della polemica con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. “Gli uffici giudiziari – continua l’Anm – non chiudono mai e l’Anm non ha mai dichiarato che la riduzione della sospensione feriale e delle ferie (realizzata con il decreto legge n. 132/2014) sia un attentato ai magistrati. In realtà, l’istituto della sospensione dei termini processuali in periodo feriale – fino ad oggi fissato dal primo agosto al 15 settembre – è destinato ad assicurare il concreto esercizio del diritto di difesa (art. 24 Cost.), al fine di evitare il decorso dei termini processuali nei processi ordinari, in un tempo che i cittadini tradizionalmente dedicano al riposo annuale”. Quanto alle ferie, “finora determinate in 45 giorni, in tale periodo i magistrati erano comunque tenuti al deposito dei provvedimenti, non essendo prevista alcuna sospensione dei relativi termini. Dunque, il numero dei provvedimenti emessi è indipendente dalle ferie godute, la cui riduzione non potrà determinare alcun incremento di produttività. 

Segreteria che va, segreteria che viene

Nuova segreteria del PD renziano.

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Quella passata sarà ricordata per un paio di alzatacce e per i panini di Eataly.

Questa? Boh.

La definizione giusta l’ha data stamane Andrea Sarubbi. Massimo rispetto per le persone che la compongono, ma sembra la squadra B del Real Madrid, quella che gioca in seconda divisione e dalla quale ogni tanto vengono presi i calciatori migliori. Se vince o perde non importa a nessuno, le attenzioni sono tutte per il Real.

Che poi un ruolo in segreteria sia sempre buono come trampolino di lancio per un sottosegretariato, per la presidenza di una commissione parlamentare, in virtù delle competenze (?) espresse nella (inutile) segreteria, è un altro paio di maniche.

 

Dalle parole alle parole

Con qualche fatto alquanto inquietante.

Insomma, aggiungere promesse su promesse, al turbopremier, non è che faccia tanto bene. Soprattutto quando non si riesce a mantenerle perché non ci sono le coperture finanziarie, perché non c’è l’accordo con le altre forze che sostengono il governo, perché si sparano grosse. Ultima in ordine di apparizione: il blocco agli stipendi nella PA, e le conseguenze già sono sotto gli occhi di tutti.

Poi prendete il decreto Sblocca-Italia: a parte altre cose, appunto, inquietanti e sbagliate, anche qui promesse. Come sia possibile, ad esempio, aprire entro un anno cantieri per i quali ad oggi a malapena esiste un progetto preliminare (come per alcune tratte delle linee ferroviarie Napoli-Bari e Palermo-Messina-Catania) resta uno dei misteri di Firenze.

In una cosa però Renzi è bravo: additare nemici al popolo. Magistrati fannulloni (troppe ferie, se la giustizia non funziona è perchè sono in vacanza!), sindacalisti mangiapane (se l’economia non riparte è per i troppo distacchi!!!), insegnanti svogliati (premieremo chi starà a scuola 24 ore su 24!) tanto per alimentare il clima di coesione nazionale, forse nella (sua personale) consapevolezza che mettere gli uni contro gli altri, nel nostro Paese, porta benefici naturaliter. Effetti mediatici, il premier, ne potrà ottenere quanti ne vuole.

Ma la sostanza (poca) resta.

I mutanti

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Premessa numero uno: personalmente non è che me ne importi più di tanto, di Gerardo Stefanelli in sé e della sua trasmigrazione al PD. I nostri già scarsissimi contatti si animarono per un po’ e poi si interruppero ai tempi della sua candidatura a Sindaco di Minturno, quando scelsi di non sostenere la sua corsa, non adeguandomi alle decisioni prese dal PD locale. Per chi vuole approfondire, potete leggere ciò che scrissi ai tempi. Fatto sta che da più parti mi si attribuì la responsabilità (!) di una sconfitta, pur contando, personalmente, davvero molto poco nello scenario politico minturnese (troppo buoni, i compagni) e tanto bastò per chiudere definitivamente una porta che non si era mai aperta oltre un piccolissimo spiraglio. A suggellare la rottura, fui anche cancellato dalle amicizie Facebook, massima espressione di dissenso ai tempi dei social network. Ecchevoletefà.

Premessa numero due: non ho più alcun ruolo, carica o altro, nel PD della provincia di Latina e nel circolo di Minturno. Mi sono dimesso dall’assemblea provinciale all’indomani delle elezioni europee e non ho rinnovato la tessera là dove sono stato sempre iscritto. Gli impegni familiari, lavorativi e la mano che do a Pippo Civati nel Lazio non mi consentono più di seguire le vicende del PD pontino in maniera diretta e con l’attenzione che invece meritano.

Premessa numero tre: il PD, nella provincia di Latina, non è mai nato. Era, sin dai tempi della sua nascita, ed è tutt’ora il luogo dove due gruppi di potere (potere in senso lato, parola che non necessariamente assume un’accezione negativa) che fanno riferimento a storie politiche diverse, quella ex-democristiana e quella ex-diessina, si scontrano, si rimescolano opportunamente a seconda delle convenienze personali del momento (ammantate da scelte politico-strategiche di livello altissimo, talmente alto da essere incomprensibile per i comuni mortali) senza riuscire ad elaborare uno straccio di politica credibile per il territorio, per i cittadini. I risultati (negativi) della mancanza della Politica si vedono alle elezioni amministrative. Salvo rare eccezioni (penso a Cori) si inanellano sconfitte su sconfitte senza che nessuno senta mai il bisogno di assumersene la responsabilità fino in fondo. Di contro, aumenta a dismisura il potere (con l’inciso di cui sopra) personale degli eletti, che continuano ad utilizzare i circoli e quello che resta del partito come feudi personali, e non come luogo di elaborazione, partecipazione e consultazione.

Tutto ciò premesso, quindi, il “problema” non è Gerardo Stefanelli, ma cosa sta diventando il PD. Il 40,8%, agitato come una clava sotto il naso di chiunque provi a manifestare un minimo dissenso nei confronti del percorso riformatore intrapreso dal premier, rappresenta, in parte, una speranza nella quale una minoranza di italiani (ricordiamo sempre che in termini assoluti valeva di più il 33% di Veltroni) vogliono affidarsi. Speranza di un futuro migliore, fiducia nell’uomo forte (il berlusconismo ha lavorato nei fianchi anche a sinistra) che traghetti il paese fuori dalle secche nelle quali è precipitato da anni. E i risultati, dopo sei mesi, sono tutt’altro che incoraggianti, sotto il profilo economico. Ma quel 40,8% (in aumento, sembra), rappresenta anche la mutazione genetica del PD, che si sta trasformando in qualcosa di diverso rispetto al PD a vocazione maggioritaria immaginato da Veltroni perché diversa rischia di essere la sua composizione e la sua base. E di pari passo cambiano le proposte politiche, del PD. E più cambiano le proposte politiche, che si spostano inesorabilmente al centro, e più il PD diventa polo attrattivo per i centristi. Tralasciando i modi (le annessioni avvengono per acclamazione, senza un dibattito pubblico, senza pensare ad iscritti ed elettori cosa ne pensino, e in barba allo statuto del PD), a me piacerebbe sapere chi entra nel PD cosa pensa del lavoro, del salario minimo, del precariato, del consumo di suolo, del matrimonio egualitario, della laicità dello stato, della scuola, dell’acqua pubblica, del diritto alla salute, della corruzione, del PSE, dell’immigrazione, dell’Europa, della mobilità. Del patrimonio di voti (tanti, sicuramente, e se si introdurranno le preferenze nella legge elettorale saranno sicuramente utili, per qualcuno) sinceramente, me ne fotto. E annettere pezzi che esprimono un set valoriale nel quale molti di noi non si riconoscono, e dare a questi pezzi potere che deriva dall’appartenenza alla filiera del renzismo di provincia, equivale ad accelerare ancor di più la mutazione genetica del PD. E poi, a lungo andare, in un corpo nel quale si prova ad assemblare pezzi incompatibili si arriva alla crisi di rigetto.