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A ciascuno le sue priorità

Un week end abbastanza movimentato, direi. Ma anche, dopotutto, uguale a sé stesso. La stampa che non fa la stampa, candidati (facciamo candidato) oscurati, notizie false spacciate per vere, smentite vere (del nulla) e mancate smentite. Ho idea che vivremo un altro po’ di settimane così, ma non è un problema, quando hai un candidato alla segreteria del PD così:

Molti mi dicono: devi andare di più in tv, e hanno ragione, e le tv mi invitano, e non è questo il punto. Il punto è che se scegli di attraversare tutte le Feste del Pd che è umano visitare, poi non hai molte sere libere (e nemmeno i pomeriggi, e le mattine – molto presto – quando ti sposti da un capo all’altro del Paese). E se cerchi di non bucare le sedute del Parlamento, anche. La vita è fatta di priorità: per me, come ogni estate, la priorità è incontrare i nostri elettori, da vicino, andandoli a trovare. Non so se è la scelta giusta, dal punto di vista comunicativo ed elettorale, ma per me è la scelta giusta e doverosa sotto il profilo politico. Nel momento in cui tutto sembra così lontano – dalla realtà e dagli elettori – bisogna farsi prossimi, con molta umiltà e con l’attenzione necessaria. Non soltanto alle risposte, ma soprattutto alle domande. Che sono molto più importanti.

L’uomo giusto

Intervista al nostro affezionatissimo.

Renzi sfodera alla festa dei democratici di Genova la sua autocandidatura a segretario del Pd e alimenta una domanda: potrà fare anche il premier? Per Pippo Civati, suo avversario nella scalata alla segreteria, bisogna rispondere di sì, visto che “il suo scopo principale è comunque guidare il Paese”. In definitiva “pensa di fare il segretario per arrivare a Palazzo Chigi”. Un quadro tutto incentrato sull’immagine, sulla convinzione che la sua figura sia vincente. Ma “quanto alla proposta sul partito, sul programma e sulla riconfigurazione del Centrosinistra siamo ancora al tratteggiamento dell’affresco”.

Subito una domanda provocatoria: ma Renzi è l’uomo giusto per ridare linfa al Pd e farlo vincere?
“No, l’uomo giusto è Civati, e se dicessi il contrario qualcosa non tornerebbe. Penso comunque ci voglia un lavoro culturale molto diverso da quanto propone il sindaco di Firenze per recuperare l’anima del partito. Sono d’accordo con lui sul fatto che non bisogna soltanto spostare i soprammobili e non basta usare il cacciavite ma serve una rivoluzione, bisogna vedere però se stiamo parlando di una rivoluzione vera o finta”.

Ovvero?
“Ovvero bisogna intendersi su quali sono gli elementi di questa rivoluzione, quale il rinnovamento, quale il concetto di democrazia che si vuole non solo propagandare ma anche sostenere e realizzare. Il confronto per il congresso deve insomma basarsi proprio su modelli diversi di rinnovamento. Vedere se dobbiamo spingerci a destra o a sinistra, valutare se abbiamo interpretato bene il voto dello scorso febbraio o l’abbiamo rinnegato con le larghe intese, decidere se partire dalla disaffezione dei nostri elettori o da altre cose”.

Molti dicono che l’altra volta non far vincere Renzi è stato un errore.
“Non si può basare tutto sul dire che anche chi non ha votato Renzi la scorsa volta ora è disponibile a cambiare casacca. Renzi è la stessa cosa dell’anno scorso, dovremmo provare a forzare di più e rompere lo schema, a costruire basandoci sulle idee”.

Il suo avversario ha un grosso impatto mediatico.
“Se ci basiamo solo sull’impatto televisivo e mediatico sicuramente Renzi è un interprete formidabile, ma se cerchiamo un consenso più profondo e vogliamo cambiare in maniera forte il destino del Pd e della sinistra allora c’è bisogno di qualcosa di diverso”.

Qualcuno associa Renzi a Berlusconi e lo definisce un  novello piccolo Cavaliere.
“Il paragone mi sembra ingiustificato. Tuttavia un leader che basa molto sull’immagine, sugli slogan e su quello che la gente vuol sentirsi dire è argomento di discussione. Bisognerebbe chiedersi quale tipo di leader vogliamo: quello apparentemente vincente o quello che serve a portare avanti un determinato progetto? Io propongo di prendere la rincorsa e cambiare in maniera profonda la struttura del dibattito, o decidiamo cosa fare in Italia oppure ce ne stiamo a casa. Se continuiamo a basarci sulle regole del gioco decise da un certo tipo di sottocultura tipica della destra, questa continuerà a vincere, non è dunque la questione di Renzi o meno da considerare, siamo di fronte a un problema che supera questo tipo di discussione”.

L’eliminazione dell’Imu con le sue conseguenze rischia di far perdere voti al Pd, ci sono le prime avvisaglie e ci si sta rendendo conto che le tasse aumenteranno da altre parti. Un boomerang?
“No, non è un boomerang, è un disastro. Una cosa incomprensibile, un buco nell’acqua. Se la situazione italiana è grave come si dice le misure devono essere radicali ma anche eque, perché se alla fine tuteliamo quelli come me e quelli più benestanti di me, allora siamo nel cortocircuito più totale. In un Paese dove la immobilità e gli immobili sono una metafora curiosa non si comprende perché chi possiede case di lusso non debba pagare l’imposta sulla prima casa”.

La conseguenza peggiore di questa scelta?
“Invece di aiutare i più deboli, quelli che cercano lavoro, lo creano o fanno produzione, tuteliamo persone che non ne hanno bisogno”.

Il Pd ha sbagliato, dunque?
“Il Pd aveva dichiarato che non si sarebbe tolta l’Imu a tutti e non sarebbe finita come diceva Berlusconi, invece è finita proprio come diceva lui. Guardi, non c’è la restituzione dell’Imu perché non avevamo il becco di un quattrino, altrimenti restituivamo pure quella”.

Renzi ha ragione quando chiede di fare il congresso al più presto?
“Renzi ha ragione, ma io l’ho chiesto prima ancora che lui immaginasse di candidarsi, ponendo la necessità di farlo subito. Il subito di adesso invece sta divenendo sinonimo di mai, come la legge elettorale che ormai non facciamo più. Il congresso andava avviato immediatamente dal segretario reggente pro tempore, invece il processo per arrivare al congresso partirà di fatto ad ottobre, quando si era stabilito invece che entro quel mese doveva essere celebrato”.

E’ giusto avere delle correnti all’interno di un partito?
“Bisogna chiarire. Nell’accezione attuale, correnti senza riferimenti ideali o politici, non hanno senso e Matteo ha ragione. Non ha senso la situazione strana delle correnti ‘convergenti’ che trovano sempre un accordo al rialzo. Questa è una prassi da contrastare. Ma che possano esserci aree culturali e di ispirazione diversa è normale in una grande partito”.

Però negli ultimi tempi le differenze di opinione nel Pd sono state mal tollerate.
“In questi mesi è andato in scena l’attacco ai dissidenti, e non si capisce perché un partito democratico non possa permettersi voci dissonanti, voci che poi dicono quel che hanno sempre detto. Quell’attacco era ingiustificato. Forse bisognerebbe ricominciare a usare una parola desueta: pluralismo. Come dire che una volta riconosciuto un progetto comune se ne può anche discutere e magari dividersi. Ma ormai, in un partito come il nostro, se dici che gli F35 non è necessario prenderli tutti, passi per sfascista”.

Letta ha detto che questo governo in definitiva non piace nemmeno a lui. Allora cosa si aspetta a farlo cadere?
“Guardi, l’espressione di Letta è sul filo dell’ipocrisia. Se va al meeting di Rimini dice che bisogna quasi fondersi col Pdl, se va alla Festa democratica di Genova sostiene che il governo non è quello che avrebbe voluto. Per evitare posizioni incomprensibili bisogna quindi chiarire meglio cosa facciamo e cosa vogliamo attraverso un confronto netto e preciso. Bisogna inoltre fare la legge elettorale e quella di stabilità chiudendo con i tanti decreti che non fanno capire molto, per esempio dove finisce l’Imu o cosa sia la service tax. Facciamo queste cose e poi torniamo a votare”.

Sarà possibile un accordo con il M5S se cade il governo?
“Mi sembra difficile perché questi sei mesi non sono passati invano. Grillo si è congelato, ha congelato i suoi e continua con dichiarazioni fuori misura, potrebbe contare quanto il Pd o il Pdl e invece persiste nel suo atteggiamento di chiusura. Certo ha pure qualche ragione: noi abbiamo fatto delle scelte che ci hanno allontanati, anche se decisioni come quella dell’Imu paradossalmente dovrebbero essergli piaciute, visto che anche lui voleva eliminarla. Ma se dovesse cadere il governo, per la nota faccenda della decadenza del Cavaliere, ci sarebbe da fare un appello a tutto il Parlamento attraverso la prassi costituzionale che prevede l’indiretto intervento di Napolitano per fare una intesa che cambi in primis la legge elettorale. Se poi ci fosse una nuova maggioranza bisognerebbe vedere quale e per fare cosa”.

Insomma sarebbe fondamentale il progetto?
“Certo, ma sarebbe essenziale anche il Premier da indicare. Mi chiedo: se cade Letta deve esserci ancora Letta? C’è infatti un ragionamento politico da fare sul tipo di governo che vogliamo. Progressista o conservatore?”

Il Pd dovrebbe scegliere insomma in che direzione andare, e su questo la posizione di Grillo non ha dato una mano.
“Una corresponsabilità di Grillo c’è, perché lui poteva prendere l’iniziativa mille volte mandando dei segnali e invece l’ha fatto solo quando era sicuro di non avere interlocutori. Dopo di che noi abbiamo sbagliato a non considerare la candidatura di Rodotà, a invertire le situazioni, a non spiegare bene cosa stavamo facendo sul Presidente della Repubblica”.

02 settembre 2013

Una dichiarazione d’amore

Per la sinistra italiana:

Dopo gli endorsement di Franceschini e Fioroni, che più o meno teorizzano che al Congresso del Pd ci sia un solo candidato, è fatta: si propongono le larghe intese anche nel Pd, non solo per il presente, anche per il futuro. Mi pare un’ottima idea, che mi permetterò di contrastare, fino all’ultimo giorno. Con decisione, passione e orgoglio. Perché secondo me la sinistra italiana si merita altro e quantomeno questo: che ci sia una partita vera. Non l’eterno ritorno dell’uguale, che non se ne può più.

Un’estate davvero intensa (e non finisce qui)

E poi ci sono un bel pò di amici (io me li sento vicini, tutti!) che credono, fermamente, nella possibilità di creare un PD “a propria immagine e somiglianza”. E che passano l’estate a scambiarsi idee, e-mail, proposte. A limare, scarnificare concetti, mettere in discussione le proprie convinzioni per una sintesi da condividere con compagni di viaggio conosciuti poche settimane prima, o mai vista di pirsona pirsonalmente. E’ un patrimonio collettivo, che va al di là delle correnti, al di là del congresso, al di là del PD stesso. Un patrimonio sovversivo per alcuni, perché l’idea è rivoluzionaria, ai giorni d’oggi. Anche troppo. Meglio restare nei ranghi e aspettare il proprio turno. Oppure salire sul carro del vincitore prima che abbia vinto, giusto per lasciare tutto com’è, perché il vincitore presunto (dovrai, dovrete buttare il sangue, siete avvisati) non ha, in fondo in fondo, a cuore il partito. Ecco, io vorrei ringraziare uno ad uno questi amici sovversivichenonsiadeguano. Senza citarli. Perchè, come si scriveva nei ringraziamenti deI LP che mi passavano sottomano e che continuo ad ascoltare, I Know who you are.

Neorenziani pontini

Gli schieramenti, in vista del congresso del PD (sempre che le congiunzioni astrali-politico-giudiziarie permettano di celebrarlo a breve…), si vanno delineando anche in provincia di Latina. La compagine a supporto del sindaco Firenze si va delineando, e agli amici protorenziani si aggiungono i neorenziani. In bocca al lupo a tutti.

Personalmente farò di tutto affinché, nel congresso, si parli di proposte per il PD e per il Paese, di politica, piuttosto che di nomi e di strategie.  E cercherò di convincere iscritti ed elettori a scegliere la persona più adatta a rivestire il ruolo di segretario del PD, che a mio avviso è Pippo Civati.

Epifanio

Sei al cinema, in fila come tutti. Prima visione della Palma d’Oro a Cannes. Film attesissimo. Arriva il classico energumeno con smandrappata al seguito che salta la fila e fa il biglietto prima di tutti. Tu non riesci ad entrare, erano gli ultimi due posti. La tua ragazza ti guarda con aria schifata e pensa che sei un senzapalle. Già lo sa che al posto del cinema la aspetta la pizzettina e il gelatino, con il limoncello a chiudere. Limoncello si, limonata no. Tu accenni ad una protesta, e fai notare all’energumeno che c’era una fila. Lui ti guarda tipo Antonio Inoki prima di spezzarti le ossa e ti ritiri buono buono. Dopodichè passi tutta la serata a chiosare sull’abbigliamento dei due, sulle maniere inurbane, sulla gggggente che è proprio cafona, ma davvero. Il patto di convivenza civile si è rotto. inesorabilmente. Tempo due giorni la tua ragazza ti lascia.

Cambia lo scenario. Berlusconi condannato passa sopra ogni regola democratica, chiede la grazia automatica, minaccia la guerra civile e vuole far cadere il governo se lui, condannato, non potrà riformare la giustizia. Il suo fidanzato, Epifanio, risponde: ma mica vorrai venir meno al patto con gli italiani? È una questione di convivenza civile. Tempo le prossime elezioni, il tuo elettorato ti lascia.

Facciamo le cose urgenti e torniamo al voto

Parole sagge, direi.

Pippo Civati e adesso? Non sarà mica che, come da profezia sposettiana, con la condanna di Berlusconi il Pd implode?
“Il Pd non implode ma non è il momento dei giri di parole, occorre una linea più chiara. Questa sentenza è un fatto di straordinaria gravità. Se fossimo stati all’opposizione, ne avremmo dette di tutti i colori”.”Chiarezza sulla durata del governo non si può andare oltre il semestre europeo”

E invece siete al governo con il Pdl.
“Questi compagni di viaggio non riusciamo più a sostenerli. Bisogna rivedere le ambizioni, la durata, le priorità di questo governo”.

Si può tentare di separare la sorte giudiziaria di un uomo, sia pure del leader, dal resto del Pdl?
“Ma come si fa? Scherziamo? Ci dimentichiamo che il Pdl, quando la Cassazione fissò l’udienza, voleva già bloccare i lavori del Parlamento? E ci ricordiamo che l’attuale vicepresidente del consiglio, Angelino Alfano, è autore di leggi ad personam costruite per salvare Berlusconi? Non possiamo archiviare tutto”.

Napolitano invita a non coinvolgere l’attività del governo nel terremoto di queste ore.
“Non è possibile. Il Pd ha speso tutta la sua credibilità sulle larghe intese che ora hanno un equilibrio precario, insostenibile”.

Non le sono sembrate sufficientemente tranchant le parole di Epifani?
“Io non voglio parole tranchant, voglio chiarezza sulla durata e la modalità di questo governo. Bisogna trovare una onorevole via d’uscita”.

Agenda ridotta.
“Mica penso che il governo vada buttato giù domani mattina. Letta non se lo merita. Facciamo la legge elettorale, con o senza Pdl, inquadriamo la legge di stabilità e finiamola lì”.

Vendola dice: il Pd non può avere più un alleato come Berlusconi, condannato per frode fiscale.
“Ci sono battaglie che noi facciamo da sempre. Marrazzo si è dimesso, Penati anche, il Montepaschi ci ha aperto ferite brucianti. Il Pd deve fermarsi e riflettere. Il governo sta lanciando in queste ore una guerra all’evasione fiscale. E’ tutto così scivoloso, come si fa a non capirlo? Come si fa a pensare di andare oltre il semestre europeo e iniziare il cammino delle riforme costituzionali?”.

Berlusconi da ieri è politicamente morto?
“Berlusconi non muore mai… Gli elettori avevano già decretato la sua sconfitta alle elezioni ma noi, i grillini, non siamo stati capaci di costruire qualcosa di alternativo”.

Ripercussioni immediate all’interno del Pd?
“C’è un fronte governista ancora molto ampio. Bisogna capire però se questa cosa regge”.

Secondo lei cosa farà Berlusconi?
“Non lo so. Che si dimetta o no da senatore poco importa, il problema politico rimane tutto. Il problema c’è quando si decide di salvare Alfano dopo lo scandalo kazako. E’ su questo che il Pd deve ragionare…”.

Lei ha definito “giri di parole” le prime dichiarazioni di Epifani. Cosa avrebbe detto al suo posto?
“Avrei detto: “Signori questo episodio compromette la serenità necessaria per fare le riforme. E’ un fatto oggettivo. Ne prendiamo atto. Facciamo le cose urgenti e torniamo al voto””.

Ieri sera a Giulianello

Si è parlato di Cisterna-Valmontone e Roma-Latina, due infrastrutture della quali da anni si dibatte in provincia di Latina. Lo dico subito: la messa in sicurezza della Roma-Latina è necessaria, chiunque percorra quella strada si rende conto della pericolosità delle rampe di accesso, della mancanza di corsie di emergenza, di curve che andrebbero addolcite. Non mancano progetti alternativi Altro è realizzare un’autostrada a pagamento. La Cisterna-Valmontone, invece, è la classica opera inutile che devasta un territorio da un punto di vista ambientale, paesistico e non apporta alcun tipo di beneficio ai territori che attraversa. Tutto ciò al netto di considerazioni trasportistiche relative a studi di traffico che sicuramente andrebbero aggiornati alla situazione attuale, che vede una diminuzione costante dei trasferimenti su gomma tanto delle persone quanto delle merci (a maggior ragione da a e per un’area industriale come quella del frusinate in piena crisi). Nemmeno può funzionare il ricatto della perdita dei finanziamenti (458 milioni di € sui quali il CIPE dovrà deliberare in maniera forse definitiva il prossimo 2 agosto). Quel denaro pubblico (non mi dite che starà fermo presso la Cassa Depositi e Prestiti fino all’apertura dei cantieri), benché non speso per le opere in questione, potrebbe essere recuperato, ad esempio, per la realizzazione di una metropolitana leggera che unisca Roma, Cisterna, Aprilia, Pomezia, Ardea e per migliorare l’intero assetto logistico dell’area.

Il PD della provincia di Latina, che ha più volte ribadito il suo favore alla realizzazione di ambedue le opere, è vittima consapevole di una miopia politica che si perde nella notte dei tempi. Mancanza di programmazione e di idee per la mobilità, per l’integrazione tra trasporto su gomma e su ferro, per l’uso del suolo. Mancanza di comprensione della vocazione dei territori, assenza di condivisione con i cittadini. Come si è detto ieri sera è il modello di sviluppo che va cambiato. Il territorio compreso tra Cisterna e Valmontone non ha bisogno di autostrade d’asfalto ma di autostrade informatiche che mettano in comunicazione la domanda e l’offerta di chi vuole valorizzare e conoscere il patrimonio artistico, culturale, archeologico, naturalistico e ambientale dell’area. Ha bisogno di piccoli interventi di recupero dei beni esistenti piuttosto che di opere faraoniche che non si sa bene a cosa servano. Soprattutto i cittadini hanno diritto ad una informazione completa affinché possano decidere in autonomia del destino dei propri territori.

Questa, nel PD pontino, è purtroppo una posizione assolutamente minoritaria, condivisa dagli amici Fabio Luciani, Tommaso Conti, Sindaco di Cori e pochissimi altri. Sentiamo però il dovere di portare all’attenzione del PD la necessità di pensare ad un modello di sviluppo alternativo e di iniziare a parlare di ambiente come possibilità di sviluppo economico e non come ostacolo alla crescita dei territori. Una battaglia culturale che faremo nel PD anche nel congresso.