Archivi categoria: Il PD che vorrei

La situazione è questa

Non è questione di “figo“, o “fighetto”.

There is no alternative? Yes, dear oldyoung nephew of Gianni Letta, but you forgot politics.

E invece le mie sono ragioni politiche, che ci sono e ci sarebbero a prescindere, e che sono maturate ai tempi dei 101 e di chi, allora come oggi, preferiva questa soluzione alle altre: quando il Pd si imporrà sulla legge elettorale? Quando il Pd chiarirà se abbasserà le tasse sul lavoro, invece di intervenire sulle tasse sul patrimonio? Quando saremo autorizzati a dire la nostra su alcune questioni serie che ai nostri elettori stanno a cuore, a cominciare dai cacciabombardieri? Quando torneremo a confrontarci con quel tema politico, che ci vede alleati con Sel dappertutto (anche dopo aver inaugurato il governissimo), sulla base di principi e modalità opposti rispetto a quelli del governo nazionale?

 

 

Occhieggiare a sinistra

Stamattina mi sono divertito a sfruculiare Ivan Scalfarotto, ospite a Radio Città Futura. Sapete com’è, è possibile inviare SMS con domande che i conduttori riportano all’ospite. E non ho resistito.

Prima domanda: ma invece di inventarvi formule astruse, civil partnership, all’inglese, alla tedesca, non sarebbe meglio parlare di matrimoni e basta (sottinteso per le persone omosessuali). Risposta:fosse per me! E lo so caro Ivan, ma sono curioso di vedere cosa proporrà Renzi, visto che, durante le primarie dello scorso anno, aveva (e avevate) spiegato che per andare da A a B è meglio farsi tutto l’alfabeto piuttosto che una linea retta.

Seconda domanda: cosa pensi della candidatura di Pippo Civati al congresso? Risposta: stimo molto Pippo ma mi sembra che occhieggi ad una sinistra radicale, a MircoMega (!), a Ingroia (!!), al M5S che peraltro di sinistra non ha nulla. Ora sarebbe facile rispondere con la battuta che uno sembra tanto più di sinistra quanto gli altri si spostano a destra (cit.). Oppure ricordando a Scalfarotto che la stragrande maggioranza di quelli che votano M5S votavano PD o voterebbero PD, se solo fosse un partito diverso da quello che è oggi. Però credo ancora abbia un senso capire da che parte si sta. O meglio, capire da che parte si vogliono andare a prendere i voti e per farne cosa. Mi dispiace non aver sentito l’opinione di Ivan sulla vicenda FIAT-Cassazione (ero in macchina, sono entrato in un garage), che lui stesso aveva annunciato come eterodossa. Ma posso immaginarla. È giusto rinunciare a diritti sotto lo schiaffo del ricatto occupazionale. È giusto additare la FIOM come massimalisti (che i contratti li firmano, eccome). È inopportuno, anzi sbagliato partecipare alle manifestazioni della FIOM. Come se lì, tra quelle persone, non ci fossero lavoratori con i propri diritti. Spesso calpestati. Beh, io sono contento che ci sia un candidato alla segreteria del PD come Pippo che in mezzo a quei lavoratori ci va, e lo rivendica.

Occuparsi dei lavoratori, dei diritti, dell’ambiente, delle donne, della cultura sarà tanto “di sinistra” ma è sempre qualcosa di rivoluzionario.

Ecco, bene che le posizioni emergano, in vista del congresso. Perchè dovremo capire, nei prossimi mesi, il PD dove vuole andare, e dove vuole portare il Paese.

Il congresso che sarà

Secondo Pippo Civati. E noi con lui.

Azione popolare è un bel concetto-strumento che Salvatore Settis ha recuperato in una delle sue più recenti pubblicazioni. Azione è anche la parola preferita dei sostenitori di Obama e la matrice di tutte le sue iniziative. Organizing for action ovvero Democracy in action.

Ecco, a chi mi chiede che tipo di campagna congressuale farò, rispondo così: che non sarà semplicemente una campagna per la segreteria, ma sarà una campagna politica, in cui le ‘tesi’ non solo siano associate alle ‘persone’, ma a una grande mobilitazione, che spalanchi le porte del Pd e della politica italiana nel suo complesso, che metta alla prova la democrazia rappresentativa attraverso una grande partecipazione di persone e di idee.

Un congresso per campagne e per azioni che muoverà dai temi di oggi per disegnare un futuro che oggi ci neghiamo, perché qui, secondo qualcuno, dobbiamo stare. E pensare al futuro, soltanto pensarlo, potrebbe fare cadere il governo e mettere in discussione chissà quale certezza.

Un cambio di prospettiva radicale: non un paludato e paludoso congresso per mozioni e correnti, ma una campagna che attraversa l’Italia e che ci porterà comunque lontano, che interpellerà le coscienze e si appellerà ai cittadini perché siano loro i protagonisti.

Un modo per disegnare il Nuovo Partito Democratico fin da ora, ribaltandone le consuetudini, dando senso alla mobilitazione cognitiva (come dice Fabrizio Barca) e morale e civile, sulla base di obiettivi in cui il profilo del Pd finalmente si riconosca, perché netto, perché preciso, perché democratico.

Una campagna che finalmente ci rappresenti e che dimostri che si può fare diversamente, che ci sono alternative e che la sfida è proprio quella di scegliere qual è l’alternativa che ci convince di più.

Per dare una prospettiva di governo al cambiamento, per tornare a fare politica, per dare dignità al conflitto sociale e recuperare la sfiducia.

Un congresso può essere la cosa più noiosa del mondo, se si limita a contare dirigenti, a fare tessere in batteria, a misurare le regole sulla convenienza di qualcuno. Ma può essere la cosa più appassionante, se serve a cambiare.

Sono anni che attendiamo un cambiamento di questo tipo, che si tenga lontano da Scilla e dalla partitocrazia più dura e tetragona e da Cariddi e dal populismo più velleitario. Ora tocca a noi, che abbiamo un piccolo vascello, ma sappiamo che il vento soffia nella direzione corretta.

Non che sia facile, ma se lo fosse, non sarebbe così appassionante.

Iscrivetevi al PD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Io lo so che ‘sta cosa detta oggi, in una giornata come questa, simile a molte che ci stanno facendo vivere da mesi a questa parte, può suonare come una follia. Ma non c’è altra strada, davvero. Prendete la tessera del PD. Lo dico a tutti i delusi, incazzati, frustrati, umiliati, affranti, sfranti, devastati e poi non vengono più le parole. FATEVI LA TESSERA DEL PD. E aiutateci a cambiarlo ‘sto partito democratico. Da soli non ce la facciamo. Proviamoci insieme. Tesseratevi in un circolo, on-line, dove volete. Ma fatelo. E partecipate. Dai!

Il PD che pensa al futuro

Per Antonio quella ragazzina è sua sorella, Francesca. Per me quella ragazzina è mia figlia. E se fosse stato un ragazzino sarebbe stato mio figlio.

Se vogliamo consegnare un’Italia più bella a Francesca e se vogliamo vivere in un’Italia più giusta dobbiamo necessariamente fare squadra sin da ora e scegliere dei temi, pochi obiettivi da raggiungere per asfaltare la strada del futuro di Francesca. Dopo di che dobbiamo scegliere una voce, una voce che sia quella di tutti, un messaggero dei nostri obiettivi presso le Istituzioni. Ecco amici miei dobbiamo lottare per questo. Non è una scelta marginale. Dal futuro del Partito Democratico dipende la felicità futura di buona parte del nostro Paese. La Politica non è una passione, la politica è vita. Ci hanno fatto credere per anni che la politica fosse “cosa per pochi”, ritorniamo a far coincidere questa parola con cultura, con merito, con scuola, con lavoro, con Costituzione. Politica è vivere, conoscere e adoperarsi in gruppo per risolvere problemi.

Rita Castellani e l’economia #wdays

Gli interventi al #wdays sono stati tutti interessanti. Se volete, potete trovarli sul canale YouTube di Pippo Civati. Tra tutti, sottopongo alla vostra attenzione il contributo di Rita Castellani sull’economia.

Raccontiamo le cose che possiamo fare insieme

Albinea 2010, la prima volta. Anche se tutto è iniziato qualche mese prima a Milano, al Circolo Bellezza. Il 2011 l’ho saltato, mannaggia a me. Poi il 2012. E si arriva al 2013, #wdays. Rischio di essere ripetitivo, a distanza di tre anni e più. Ma vi assicuro che non c’è alcunché di ripetitivo nelle discussioni, negli sguardi, negli abbracci, nella passione politica che ha messo insieme questo gruppo fantastico di persone che stanno al fianco di Pippo (e se ho recuparato la passione nella politica lo dedico al 99% a loro). O davanti. O dietro.

Come Nico Giberti. E se vi fidate, tutto ciò che potrei dire di Nico è riassunto nell’orgoglio che sento nel condividere questa foto che ho con lui.

Come Paolo, a cui voglio un gran bene perchè, nonostante le sue piazzate, ha davvero un cuore grande così.

Come Thomas, sempre lucido nelle analisi politiche, capace di sintesi e pensieri lunghi. E se mi viene in mente la gente di Sardegna mi viene in mente Thomas, poche chiacchiere e tanti fatti.

Come la prof Rita, che starei le ore ad ascoltarla parlare di tasse e welfare e lavoro. Strano no?

E tutte le persone che ho conosciuto in questi anni o in questi giorni. Dovrei fare come sui ringraziamenti dei libri o dei dischi, quando a volte l’elenco è talmente lungo che l’artista taglia e scrive I know who you are.

E poi c’è Pippo.

Ho imparato, in questi anni, a conoscere i suoi silenzi, i suoi sguardi, le sue battute, le sue parole. Mai banali. Mai banale. La tre giorni di Reggio Emilia ha consegnato al PD un leader, perchè solo i leader tracciano i percorsi. E ciò che dovrebbe essere il PD, a partire dal prossimo congresso, Pippo l’ha detto con estrema chiarezza. Uguaglianza. Lavoro. Cultura. Diritti. Ambiente. Donne. Sud. Queste le parole chiave, a partire da una partecipazione di tutti, e soprattutto degli esclusi, degli elettori, perchè troppe volte le decisioni, in questi anni, sono state prese tra pochissimi.

E poi c’è il lato umano, spesso dimenticato dalla politica, abituati come siamo agli uomini soli al comando, alla finta rappresentazione di sè stessi. Sentite: “Io sono un pò schivo, un pò modesto, non sono uno di quei leader aggressivi a cui ci siamo abituati, leader mediatici. Sono fatto così. Ma per una forma di modestia intellettuale, morale, culturale. E’ che non penso di essere così importante. Mi piace di più raccontare le cose che possiamo fare insieme”.

Raccontare le cose. In un partito a un Paese che ha smarrito ogni forma di narrazione. Che brucia le storie personali e quelle collettive, in nome della responsabilità. Della governabilità.

Insieme. Un progetto collettivo per rifondare il centrosinstra per come ce l’eravamo immaginato, nel 1996 con l’Ulivo e nel 2007 con la nascita del PD.

Un compito storico. E noi saremo parte di questa storia. Con le nostre idee e con le nostre facce. Insieme a chiunque voglia metterci idee e faccia. Perchè le cose cambiano, cambiandole.

#wdays – L’intervento di Pippo, candidato alla segreteria del PD

Per ora vi posto questo:

Domani vi dirò qualcosa su come ho vissuto questi tre giorni molto molto belli. E su cosa ci portiamo a casa.

 

 

Parlamm’ e nun ce capimm’

Lo diceva (tra gia altri), anche Francesco Paolantoni, in una gag abbastanza sguaiata. Ecco, mi è venuta in mente questa massima, leggendo la cronaca della vicenda F-35. Nella votazione delle mozioni di ieri tutto si è giocato su un aggettivo: “ulteriore”. Ulteriore acquisizione. Per alcuni (PDL) significa che il Parlamento potrà mettere parola solo su altri acquisti, e non su quelli già fatti. Per altri (PD) invece significa che per ora ci teniamo i tre acquistati, per gli altri si vedrà. La cosa è ambigua, non c’è che dire. La soluzione c’era: votare la risoluzione SEL-M5S. E l’unico a votare a favore, nel PD, è stato Enrico Gasbarra. Bravo.