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Latina detta la strada?

A Latina in questa tornata di elezioni amministrative sta avvenendo un piccolo grande miracolo. O forse non non si tratta di un miracolo, ma semplicemente del risultato di un lavoro fatto bene. E cosi succede che Damiano Coletta, medico da sempre impegnato nel volontariato, nello sport, nelle attività culturali della città, a capo della Coalizione Latina Bene Comune, domenica ha moltissime probabilità di diventare il primo sindaco di sinistra di Latina.

Latina la nera, amministrata solo da democristiani o fascisti, da sempre. Latina che ha visto il centrosinistra prendere solo mazzate, con tutti i suoi migliori (?) esponenti: Mansutti, Di Resta, Moscardelli due volte e adesso Forte. Mazzate che non sono mai servite (e tutt’ora non servono) ad azzerare una classe dirigente fallimentare del PDS, dei DS, del PD, cittadina e provinciale, che però ha avuto sempre la furbizia di legarsi al carro dei vincitori. Adesso tutti renziani, figuriamoci se ammetteranno fino in fondo i propri errori. Ma questi, decisamente, sono fatti loro.

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E così succede che da dopo l’estate inizia a prendere corpo la coalizione LBC, che sfrutta al meglio il radicamento sociale di molti dei suoi protagonisti principali, già da tempo attivi in città. Si unisce alla coalizione la parte migliore della sinistra cittadina, molti fuoriusciti dal PD dopo aver provato a cambiarlo, inutilmente, da dentro. Condite il tutto con l’evaporazione di M5S in città che non presenta nessuno a questa tornata elettorale e che però ha tre parlamentari epurati da Grillo e allora capite come LBC possa aver costruito il suo successo, al di là del risultato di domenica.

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È un modello replicabile altrove, e su scala più ampia? Probabilmente si. Prendete Roma. La generosità di Stefano Fassina non è  bastata ad invertite la tendenza negativa della sinistra che non riesce più ad intercettare il proprio elettorato laddove si presenta in forme dal contenuto innovativo dubbio e in più non avendo risolto a priori il nodo dei rapporti col PD. Aggiungeteci poi l’effetto traino di un candidato M5S forte, se non altro per la carica simbolica che assume la competizione per la Capitale del Paese ed ecco che la sinistra, pur continuando a porre questioni fondamentali per la costruzione di una città e di un paese più attento alla giustizia sociale, alla legalità, al rispetto dell’ambiente, raccoglie pochissimo.

Potrebbe, quella indicata da LBC, la strada? Potrebbe essere la fusione calda di pezzi di società, movimenti, liberi cittadini che condividono un progetto e i suoi valori fondativi senza alcun riferimento ai partiti la scelta vincente? Potrebbe, certo. Le elezioni amministrative hanno mostrato la debolezza intrinseca dei partiti di sinistra, vecchi, nuovi e nuovissimi. Forse potrebbe essere più utile, in questa fase, aggregare associazioni e movimenti anche a livello nazionale senza una struttura di partito vero e proprio, magari sfruttando l’appuntamento del referendum di ottobre per creare massa critica e coinvolgere pezzi di società che sviluppano l’orticaria solo a sentire nominare i partiti? Vedremo.

Nel frattempo, in bocca a lupo a Damiano Coletta e agli amici di Latina Bene Comune,

Gli smemorati di Piazza Ungheria

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Nel 2008, all’epoca del ballottaggio Rutelli-Alemanno, non ero residente a Roma. Non mi trovai, quindi, nell’imbarazzo della scelta. Che poi imbarazzo non sarebbe stato, sia chiaro. Con tutte le remore sulla candidatura di Rutelli, che già allora era percepita come una vera e propria schifezza anche nel campo del centrosinistra, la pregiudiziale antifascista sarebbe stata prevalente su qualsiasi altra considerazione. Non fu così per tutti, però. Molti elettori del centrosinistra di quegli anni decisero di punire Rutelli, e il PD, per dare un segnale di discontinuità. Perché si erano stancati delle scelte calate dall’alto, dei capibastone, delle lotte intestine et similia. Questa fu la scelta che fecero anche molti elettori non propriamente di centrosinistra, o del PD. E che ovviamente fecero gli allora elettori di centrodestra. Sono passati otto anni, e le analisi dei recenti flussi elettorali dimostrano nei fatti come sia cambiato l’elettorato del PD (la mutazione genetica è sotto gli occhi di tutti), che a Roma è il primo partito solo nel I e II municipio, quelli dove si vive meglio (dove anche la sinistra prende più voti che altrove in città, ed è un fatto sul quale meditare per bene). Capita così che oggi proprio quelli che nel 2008 sostennero, con motivazioni “punitive” nei confronti dell’avversario, Alemanno, anziché Rutelli (e l’amministrazione Alemanno ha dato il colpo di grazia ad una città che già non era uscita in forma dalle amministrazioni precedenti), si scaglino contro la medesima scelta che potrebbero fare molti elettori romani votando Raggi anziché Giachetti (che per inciso era capo di gabinetto di Rutelli, cioè il più stretto collaboratore del candidato segato nel 2008, curioso no?) “per dare una lezione al PD”.

Il che, a mio avviso, ci starebbe pure. La vicenda Marino grida ancora vendetta per la forma vigliacca nella quale si è consumata. E quei vigliacchi che firmarono dal notaio sono stati i più votati nelle liste del PD, il che la dice lunga anche sulla natura del suo elettorato. Non voglio parlare di Orfini perché non mi vengono proprio le parole adatte senza insulti. In definitiva appare evidente, agli occhi di molti, che il PD a Roma sia sempre lo stesso che ha consentito, diciamo per omesso controllo, che prendesse piede Mafia Capitale. E a quale titolo, oggi, dovrebbero possedere l’autorevolezza per guidare la città?

Questo un aspetto.

Poi ci sono le cose da fare, a Roma, E quelle da non fare. Giachetti, e il PD, non hanno alcuna intenzione di rispettare la volontà degli italiani sull’acqua pubblica. Non hanno alcuna intenzione di dire basta al consumo di suolo. Non hanno alcuna intenzione di recedere dalla volontà di privatizzare le municipalizzate. Non hanno intenzione di fermare la speculazione edilizia, vedi il progetto complessivo delle stadio della Roma e le Olimpadi.  Non hanno intenzione di bloccare un progetto dannoso per l’intera regione come l’Autostrada a pagamento Roma-Latina (e opere connesse) e la bretella Cisterna-Valmontone.

Ieri Stefano Fassina ha proposto cinque punti ai due candidati al ballottaggio:

I punti sono «la rinegoziazione del mutuo con cassa depositi e prestiti, il referendum sulle Olimpiadi, un’edilizia che punti alla riqualificazione senza altro consumo di suolo, la conferma dell’attuale assetto proprietario di Ama, Atac, Acea, Farmacap, Assicurazioni di Roma e l’attuazione del referendum sull’acqua pubblica, risorse aggiuntive per gli asili nido e le scuole dell’infanzia».

A pare già evidente quale dei due contendenti sia più vicino a tali necessità.

Ciascuno farà la propria scelta, in autonomia, con trasparenza e senza nulla a pretendere. Mantenendo peraltro intatte tutte le remore che si nutrono su M5S.

Ma questa, come direbbe qualcuno, è Roma.

Una giornata particolare a metà 

Sono felice per le coppie omosessuali che da oggi vedranno riconosciuti un po’ dei loro diritti fin qui negati.

Sono un po’ meno felice perché comunque le coppie omosessuali non hanno i miei stessi diritti, e questa a casa mia si chiama discriminazione. Ad esempio il matrimonio per me è matrimonio, la parola ha un solo significato, e se una coppia omosessuale non può accedere a tutti i diritti (e doveri)  di cui gode, con il matrimonio,  una coppia eterosessuale, allora significa che siamo diversi.

Mi verrebbe da dire: se sono contenti loro, allora possiamo essere contenti tutti. Però non ci riesco, perché un diritto é un diritto, e se non é pienamente riconosciuto allora é diritto a metà.

La verità impossibile su Giulio Regeni

Non vorrei sembrare pessimista, e davvero vorrei che fosse fatta chiarezza sul sacrificio di Giulio Regeni. Ma al di là delle ulteriori verità che si potranno confezionare, e che si aggiungeranno alle menzogne infami che l’Egitto sta sfornando ogni giorno, l’unica verità possibile è che il regime egiziano confessi, autodenunci, sveli i suoi omicidi di stato, le torture, la repressione dei dissidenti. Significherebbe vedere Al-Sisi annunciare al mondo la propria colpevolezza, per la morte di Giulio e per le morti di migliaia di altre persone. E salutare, consegnandosi poi ad un tribunale internazionale che lo giudichi per crimini contro il proprio popolo. Per poi precipitare l’Egitto nel caos completo, il caos della Siria, della Libia, dell’Iraq, dell’Afghanistan. Ecco, uno scenario del genere, purtroppo, mi sembra altamente improbabile. Si continuerà a cercare mezze verità, e per ragioni di equilibri geo-politici ed economici ci si accontenterà di ciò che apparirà più vicino alla verità, e i genitori di Giulio e tutti noi continueremo ad urlare al mondo la verità. E il gas continuerà ad arrivare in Italia, e Al-Sisi continuerà ad essere il baluardo del l’occidente in quel pezzo di mondo.

¿Qué pasa en Cuba?

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Come non ricordare questo giorno di primavera? La storia fa il suo corso, a volte a piccoli passi, altre volte a falcate. E cammina sulle gambe di leader coraggiosi.

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Che non se le mandano a dire. Qui le formule “confronto franco e sereno” non servono.

Diritti e democrazia, ha detto Obama. Embargo e Guantanamo, ha risposto Castro.

Il PD diventa turboCraxiano

A dirla tutta supera anche il maestro. La campagna referendaria per l’astensione sul referendum No-Trivelle va ben oltre l’invito di Craxi ad andare al mare. Lì c’era una parvenza di disimpegno, oggi addirittura si impegnano energie per far fallire la consultazione. Nemmeno il coraggio di parteggiare apertamente per il No. Una vigliaccheria politica senza precedenti. Che pena, ragazzi. 

Cosmopoliticizziamoci!

Le imprese difficili sono quelle che hanno il fascino maggiore. Ti fanno buttare il sangue, e perdere la voce. Ti fanno mettere in discussione le certezze che hai, quelle che pensi di avere. Ti fanno conoscere persone nuove, e conoscere meglio chi frequenti da tempo. Ti rendono chiaro quello che sei e quello che vuoi.  E anche quello che non sei e non vuoi.

Fin dalla mia sofferta uscita dal PD, e da tempo prima, ho maturato la consapevolezza della necessità di costruire, anche in Italia, un nuovo soggetto di sinistra che andasse oltre quanto già esistente nel panorama politico nazionale. Un soggetto ampio il più possibile, nel quale far confluire le esperienze, le novità, le persone disposte a mettersi in discussione per dar voce alla sinistra. A questo ho dedicato le  mie limitatissime forze e capacità in questi mesi. Trovando compagni disposti ad ascoltare, con umiltà e desiderio di aprirsi a mondi tra i più diversi. Cosmopolitica dà il via ad un processo costituente al quale desidero dare il mio modesto contributo, e che spero sia il più partecipato possibile, da qui a fine anno. Dove si arriverà dipende da ciascuno di noi. Da chi esce dal proprio confine, più o meno limitato, e decide di mettersi a disposizione di un progetto più ampio. Con umiltà e coraggio.  Umiltà e coraggio.

Una soluzione semplice, se vogliamo

L’argomento è di quelli scivolosissimi, ma vorrei provare a dire la mia.

Utero in affitto, per i detrattori. O maternità surrogata. Come volete.

In Italia è e resta reato. La legge sulle unioni civili non introduce nulla. Non apre alcuna strada. Esistono Paesi nei quali tale pratica è consentita. Può piacere o meno ma è così. E parliamo di USA, Canada. Occorre capire cosa si intende quando si dice “comprare un bambino”.  Secondo me si compra un bambino quando quando una coppia, eterno o omo, si rivolge al di fuori dei circuiti legali delle adozioni oppure delle maternità surrogate. Perché non hanno superato i controlli psico-attitudinali imposti dal percorso che si intraprende con il tribunale dei minori, nel caso di coppie etero. O perché si tagliano i tempi, immagino, nel caso di coppie omo (attualmente non ho notizie di omosessuali che vanno in un villaggio sperduto in qualsiasi paese dell’Africa e tornano a casa con un figlio). Ecco, questo potrebbe configurarsi come una forzatura del concetto di “diritto alla maternità e alla paternità”. Le coppie eterosessuali che accedono al percorso di adozione, nel momento in cui pagano l’associazione che fa da intermediazione, pagano i funzionari corrotti dei paesi esteri perso i quali adottano, pagano l’istituto nel quale vive il loro bambino, stanno tecnicamente comprando un bambino? Nella accezione più larga del termine qualcuno potrebbe dire di sì. Invece da un pugno di vista legale non lo stanno facendo, perché stanno rispettando la legge del proprio o paese e del paese presso il quale adottano e nel contempo incappano in meccanismi di corruzione che sono costretti a subire. Cosa si dovrebbe fare, per evitare questo, rendere illegali le adozioni internazionali o creare un sistema di controllo serio sulle associazioni e sui relativi corrispondenti nei paesi esteri?

Tornando alla maternità surrogata, è innegabile che gli uomini, e quindi le coppie omosessuali composte da uomini, abbiano una difficoltà in più. Due uomini, tecnicamente, un figlio non possono averlo, da soli. Due donne invece si. Ricorrendo al seme di un donatore. Due uomini però, debitamente valutati, allo stesso modo, con lo stesso iter con il quale si decide se una coppia etero possa o meno adottare un figlio, potrebbero essere dichiarati idonei ad accedere ad una maternità surrogata nei paesi laddove tale pratica è regolamentata. Pagando non per comprare il figlio, ma per far fronte alle spese che una gravidanza di una donna (che all’interno di un circuito di legalità, opportunamente valutate le motivazioni per le quali sceglie di donare un figlio che porta in grembo) comportano.

Se si ritiene quella della maternità surrogata una pratica aberrante, pur con le garanzie di cui sopra, la soluzione potrebbe essere quella di consentire a tutte le coppie, omo o etero che siano, di accedere allo stesso modo all’adozione. Ci sono decine di migliaia di bambini che aspettano di essere amati, accolti in una famiglia comunque essa sia composta. Perché la famiglia esiste dove c’è amore.

Tutta la discussione in atto c’entra poco con la stepchild adoption, che non fa altro che prendere atto di legami affettivi che già esistono. Cito due casi estremi che vanno oltre le situazioni più comuni, ma  può capitare che una ragazza madre scopra la sua omosessualità. Come può capitare che un uomo vedovo con figli scopra la sua omosessualità. E che nel frattempo si sviluppi un rapporto affettivo tra il loro figlio e il nuovo partner. Come garantire la continuità affettiva del bambino nel caso in cui il genitore biologico viene meno? Questo regola la stepchild adoption. Situazioni, queste e altre, che sono attorno a noi, che esistono, che riguardano il nostro vicino di casa, il compagno di nostro figlio a scuola. Non vedere questo significa negare il desiderio consapevole di maternità e paternità di persone omosessuali. Quale soluzione per loro? La sterilizzazione? La castrazione chimica? Sostenere che solo nella famiglia tradizionale si possono sviluppare e in maniera sana i figli, oltre che sintomo di oscurantismo, bigottismo, moralismo vuol dire negare l’evidenza. Esistono papà vedovi che sono fanno da madre e da padre per i loro figli, e lo fanno in maniera splendida. Così come esistono ragazze madri che da sole si sono allevate i figli, facendo da padre e da madre. Cosa facciamo con loro, li obblighiamo a sposarsi perché solo con una madre ed un padre i figli crescono bene?

Siete gli stessi che preconizzavano la fine del mondo a causa del divorzio, e invece siamo ancora qui. La società esiste ancora. L’essere umano esiste ancora. Ed esisterà ancora finché ci sarà l’amore che guida la vita delle persone nell’educazione dei propri figli.

Fatevene una ragione

Il 19-20-21 febbraio ci sarà la tre giorni che darà l’avvio alla costituente del nuovo soggetto di sinistra. Tre giorni. Come altre tre giorni avrà la stessa dignità. Nessuno si senta superiore, nessuno si senta escluso. Nessuno di chi desidera dar voce alla sinistra nel nostro paese, con umiltà, senza primogeniture. Con la consapevolezza che nessuno, oggi, può bastare a sé stesso ma occorre allargare il campo quanto più possibile. Ai movimenti. Ai comitati. Alle conoscenze. Alle esperienze.

Sarà l’occasione per fare chiarezza definitivamente, a sinistra. non ce lo nascondiamo. Pezzi di SEL premono per un accordo con il PD. E se non ci fosse chi avesse proposto una alternativa, avrebbero avuto la strada spianata. Ma non è successo. Fatevene una ragione. Dal 21 febbraio in poi, e durante questo percorso, si capirà chi ci sta e chi no. E chi rimarrà fuori si prenderà le sue responsabilità. E ce ne faremo una ragione.

Il ruggito dei conigli

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Il Vecchio

Pretendere qualcosa da lui è impensabile. Ma, considerando l’estrazione liberal-fascio-clericale di quello che rimane del blocco sociale di Forza italia, la libertà di coscienza sul DDL Cirinnà è il massimo che si possa pretendere. Minimal rabbit.

Il Giovane

Alle prese con la fronda catto-oscurantista del PD, la scelta della libertà di coscienza è l’unico modo per tenere insieme il PD. Che poi la libertà di coscienza venga evocata solo per i temi eticamente sensibili, beh, è un segno dei tempi che non cambiano. Anzi, del verso che non cambia. Rabbit number 1.

Il Buffone

Quello che si gioca, sulle spalle di persone, bambini, coppie che attendono semplicemente di vedere riconosciuti i propri diritti, la possibilità di dare una spallatina al governo. Facendo incazzare pure la sua base. Master of rabbits. O semplicemente master of paraculi.

E tra tanti conigli ci stanno quelli che il DDL Cirinnà lo votano così com’è, nonostante sia un compromesso al ribasso. E nonostante questo trovano lo stesso le ragioni per non stare insieme, nel Parlamento, nel Paese. Adducendo, il più delle volte, motivazioni puerili a dir poco. Con quello lì? Giammai! Con quell’altro? Ma che sei pazzo?

Io so’ meglio, e tu nun sei un cazzo.