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Ultimi 30 giorni per inviare la propria opera a Il Bicicletterario

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Pubblico volentierissimo il comunicato stampa dello staff de Il Bicicletterario, che ci rammenta la scadenza per la presentazione delle opere.

Quando manca ormai un mese alla scadenza per l’invio delle opere (che, lo ricordiamo, è stabilita per il 28 febbraio prossimo), lo staff de Il Bicicletterario è in piena attività per i preparativi della cerimonia di premiazione: come annunciato all’apertura del bando, sarà inclusa in un’intera giornata di festa dedicata alla bicicletta, alla letteratura e…alla musica. L’appuntamento, da non perdere, è fissato per sabato 14 Maggio 2016, a Scauri, località costiera del comune di Minturno – LT.

La giuria è impegnata da quasi un mese nella valutazione del primo ‘scaglione’ di opere giunte in segreteria ed è già pronto il secondo blocco da sottoporre al suo giudizio.

Come per la prima edizione, è con grande soddisfazione che rileviamo una diffusa partecipazione, da ogni angolo d’Italia, merito della infaticabile opera di diffusione messa in campo dal Co.S.Mo.S. e dai suoi sostenitori ufficiali, ma anche della estesa condivisione di cui è stata e continua ad essere oggetto l’iniziativa.

Si tratta di una soddisfazione che nulla ha a che vedere con un mai coltivato desiderio di popolarità: riguarda piuttosto la constatazione dello sconfinato amore che suscita la bicicletta, dell’infinità di ambiti in cui si muove e della sempre crescente attenzione che attira su di sé quello che noi consideriamo il mezzo di trasporto più bello mai creato dall’ingegno, il più trasversale e democratico, aulico e popolare al tempo stesso, umile e nobile insieme, insomma: ‘perfettamente perfetto’.

Sono molte le singole persone, le redazioni, le associazioni, anche le attività commerciali, che hanno accolto con entusiasmo questa seconda edizione del primo Premio Nazionale di Letteratura interamente dedicato alla bicicletta – unico al mondo, sembrerà strano! – e che ne hanno voluto diffondere la notizia, coinvolgendo con ogni mezzo tantissime altre persone, soprattutto attraverso i social networks; a tutti va dunque un sentito ringraziamento e una grande riconoscenza, che forse mai saremo in grado di dimostrare adeguatamente: siete semplicemente… troppi! Di un troppo di cui non si ha mai abbastanza, tuttavia.

Altre opere sono attese, in questo ultimo mese, sappiamo che ne arriveranno, ma neanche queste saranno mai troppe (sperando che i giurati la pensino allo stesso modo!).

Rinnoviamo allora l’invito a scrivere i propri versi a pedali, i propri racconti in bicicletta, e a inviarli a bicicletterario@gmail.com, mentre altre iniziative collegate, di cui presto si avrà notizia, si preparano in seno all’organizzazione…

Per tutte le info del caso (giuria, bando e molto altro) rimandiamo alla consultazione del sito ufficiale del premio all’indirizzo www.bicicletterario.blogspot.it.

La varietà di storie che passano sotto gli occhi della segreteria è a dir poco stucchevole. O forse dovevamo aspettarcelo, dal momento che la bicicletta in qualche modo si plasma sotto ed attorno al suo conducente, divenendo con lui parte di una unicità che è prerogativa di ognuno.

La natura umana pare trovarsi meravigliosamente a proprio agio nella dinamica giroscopica della bicicletta, che sia per fare una passeggiata, per andare a far la spesa o al lavoro, per viaggiare alla scoperta o riscoperta di paesaggi – a volte mai vissuti abbastanza – o per gareggiare, sfrecciando mossi dalla sola forza delle proprie gambe.

Allo stesso modo, la bicicletta gironzola confortevolmente – da sempre – tra le pagine dei libri, si muove sicura tra le righe di romanzi e memorabili articoli di letteratura sportiva, o di suggestivi dipinti poetici.

La sfida che proponiamo è questa: confrontarsi con i grandi che ne hanno scritto, comunque consapevoli dell’unicità della propria storia, pedalando accanto a loro in una sorta di ‘gruppone’ da Giro D’Italia, dove – è vero – qualcuno vincerà pure, ma senza il gruppo, senza i suoi colori, non c’è Giro. Una Critical Mass letteraria, che vedrà qualcuno indicare il percorso, e però esiste soltanto in virtù della partecipazione di tanti.

Affrettatevi, dunque, raggiungete il gruppo: fino al 28 febbraio Il Bicicletterario vi aspetta!

video-spot Il Bicicletterario:

https://www.youtube.com/watch?v=sKJtrUkPE30

Il bando del premio è scaricabile qui:
http://bicicletterario.blogspot.it/p/il-bando-ufficiale-delledizione-2016.html

Composizione della giuria:
http://bicicletterario.blogspot.it/p/la-giuria-de-il-bicicletterario-2016.html

Presidente onorario, Emilio Rigatti:
http://bicicletterario.blogspot.it/p/emilio-rigatti-presidente-onorario.html

Tutte le info:
http://bicicletterario.blogspot.it/p/blog-page_1.html

Pagina Facebook:
https://www.facebook.com/bicicletterario/

Machismo alla Rignanese

Cosa pensare dello scontro tra Renzi e la Commissione Europea? Avrei capito una rottura sul sostegno della necessità di un modello di Europa diverso, sulla proposta di un modello di sviluppo orientato alla difesa dei più deboli piuttosto che delle banche. Alla difesa dei consumatori, dei cittadini, della mobilità sostenibile, dell’ambiente, dei poveri, degli operai, dei diritti delle persone. Invece assistiamo sempre al solito modello maschilista della gara a chi c’hai più palle, a chi non si fa mettere i piedi in testa perché io so’ io e voi non siete un cazzo. Ad uso e consumo della propaganda interna. Della retorica da spin-doctor da quattro soldi. Una pena che non ha fine.

Grandi opere che fa comodo dimenticare

Esistono le grandi opere universalmente riconosciute come tali. Il Ponte sullo Stretto di Messina, la Salerno-Reggio Calabria, l’AV, la Bre.Be.Mi, la Pedemontana, la Metro C di Roma e cose così. Poi ci sono le grandi opere che però non appaiono come tali solo perchè non sono assurte agli onori della cronaca ma lo sono ugualmente perché costano miliardi di Euro e si portano appresso impatti che la metà bastano.

Prendete l’autostrada Roma-Latina con bretelle (collegamento con la Roma-Civitavecchia e Cisterna-Valmontone), complanari e amenità annesse. Con il suo costo di 2,7 miliardi di Euro che non viene aggiornato da dieci anni e nessuno sa quanto peserà sulle nostre tasche.  Con il suo project-financing che il Ministro del Rio voleva abolire, e invece. Con i finanziamenti per lotti che vuol dire intanto iniziamo a costruire poi si vede. Con il suo affidamento a Contraente Generale che il Ministro Del Rio dice di voler superare, e invece. Con la sua logica figlia della Legge Obiettivo che il Ministro del Rio voleva abolire, e invece. Con il suo mancato inserimento nelle opere prioritarie nell’allegato al DPEF che però viene by-passato delegando alla decisione in merito la Regione Lazio. Con il suo passaggio in mezzo a case che nemmeno stanno sulle planimetrie perché le corografie non sono state aggiornate. Con il suo pedaggio (concessione per cinquant’anni in barba alle direttive europee) che peserà sulle tasche dei pendolari. Con le spese di centinaia di milioni di euro per progettazione, costi per i CdA di ARCEA e AUTOSTRADEDELLAZIO, liquidazione di soci privati che pesano sulle tasche dei cittadini. Con  i ricorsi degli espropriati pendenti al TAR da anni. Con il suo consumo di suolo. Con il suo inquinamento dovuto al transito di auto che renderà inutilizzabili terreni coltivati a frutta, a vigna. Con il suo passaggio per Parchi, SIC, aree tutelate. Con i morti sulla Pontina, che si potrebbero in gran parte evitare con la sola sua messa in sicurezza, per la quale i 468 milioni di Euro basterebbero eccome. Con i progetti alternativi degli stessi costruttori di ANCE Lazio mai presi in considerazione. Con il bando di gara gestito da AUTOSTRADEDELLAZIO la cui responsabile del settore trasparenza era la Dama Nera. Con i suoi sponsor politici in Parlamento che in Parlamento nemmeno dovrebbero sedere. Con i suoi posti di lavoro promessi che lievitano ad ogni tornata elettorale. Con il suo modello di sviluppo e mobilità sbagliato perché continua a generare flussi veicolari su flussi veicolari, mentre le linee ferroviarie Campoleone-Nettuno, la Roma-Velletri e la Roma-Ostia Lido sono tra le peggiori dell’Universo mondo. Mentre l’esigenza di collegamento diretto tra il distretto industriale di Frosinone e Roma poteva avere un senso vent’anni fa. Mentre le merci non viaggiano sulla AV Roma-Napoli nonostante fosse stata progettata anche per quello.

Prendete tutto questo, riflettete sul concetto di grande opera e magari fatevi qualche domanda in più. E fate qualche domanda in più.

Maneggiare con cura il forcone

Quello che sarà l’esito della vicenda Quarto, da un punto di vista giudiziario (semmai ci saranno risvolti giudiziari degni di questo nome), lo vedremo.

Ciò che mi sembra evidente è che M5S sia rimasto vittima del suo stesso giustizialismo, manicheismo e moralismo. Che per carità, in un Paese in cui la corruzione, l’evasione fiscale, l’assenza di regole è sotto gli occhi di tutti ci può anche stare. Però poi capita un incidente come quello di Quarto (non penso assolutamente che la sindaca, la sua giunta e la sua maggioranza siano in combutta con i camorristi, sia chiaro) e allora vieni ripagato con la tua stessa moneta. Perché la tua cifra è quella che la moglie di Cesare debba essere sempre al di sopra di ogni sospetto. E allora magari hai un terrazzino abusivo, ma diventa il tuo scheletro nell’armadio. Un tuo assessore, che nel frattempo hai cacciato da giunta e dallo stesso Movimento, intrattiene rapporti con la camorra? Vale la proprietà transitiva, non potevi non sapere e se non sapevi allora sei incapace. È lo stesso trattamento riservato a Marino. Che poi il PD abbia raggiunto livelli di sguaiatezza indicibili, sul tema, è un fatto. Hanno imparato la lezione, diciamo.

E che magari il Movimento trarrà vantaggio dalla vicenda e dal manicheismo a corrente alternata dei pennivendoli del PD, potrebbe essere un altro fatto.

Il coraggio della pecora

Che poi tutti a prendersela con le pecore, ma se prendete qualsiasi pecora del creato avrà sicuramente un coraggio infinitamente più grande del Presidente del Consiglio. O del coniglio, fate voi. Cosa avranno fatto di male i conigli, poi, boh. E insomma, il fatto è che il reato di clandestinità non si può eliminare (anzi, nemmeno edulcorare) non perché si pensa che lo status di clandestino debba essere in qualche modo sanzionato, ma semplicemente perché altrimenti si perdono voti. Come probabilmente si perderebbero voti se passasse il DDL Cirinnà, che già fa schifo di suo, perché se fossi omosessuale mi sentirei offeso dalla promulgazione di qualsiasi cosa che non sia il matrimonio egualitario. E perché promulgare una legge così vuol dire mettere una pietra tombale su qualsiasi modifica non si sa per quanti anni, almeno quelli del regno Renzi (che si fa, si modifica una legge ad ogni piè sospinto?).

E quindi il succo è questo, che gli statisti veri prendono anche provvedimenti impopolari (non sto parlando dell’articolo 18, quello è fatto per metterla in quel posto a lavoratori e sindacati e per recuperare voti a destra, tra i liberisti e gli imprenditori), anche se fanno perdere voti a 360°. Semplicemente perché è giusto così. Senza calcoli. Perché si ha una visione della società. Gli statisti quaquaraqua, invece, leggono i sondaggi e decidono.

Roma 2015 Vs Roma 2016

Prima, nel 2015, a Stazione Termini c’erano le auto in doppia fila sui sanpietrini scassati, non c’era un vigile nemmeno a pagargli gli straordinari anticipati di un anno sano e le macchine non passavano. Ora, nel 2016, ci stanno le auto in doppia fila su un asfalto che pare un tavolo da biliardo, non c’è un vigile nemmeno a pagargli lo straordinario di cinque anni anticipato e le macchine non passano lo stesso.

Prima, nel 2015, ci si indignava contro i caldarrostai, gli urtisti, i dehors abusivi, gli ambulanti, i rom, i lavavetri, i Tredicine e i Casamonica, i trans e le mignotte. Oggi, nel 2016, ci stanno tutti i caldarrostai, tutti gli urtisti, tutti i dehors abusivi, tutti gli ambulanti, tutti i rom, tutti i lavavetri, tutti i Tredicine, tutti i Casamonica, tutti i trans e tutte le mignotte, ma non ci si indigna perché con l’anno nuovo s’è buttata via l’indignazione a comando.

Prima, nel 2015, non c’era la merda di storni sul Lungotevere. Oggi, nel 2016, ci sta il guano di volatile sul Lungotevere.

Prima, nel 2015, ci stava la candidatura alle Olimpiadi del 2024 calata dall’alto. Oggi, nel 2016, si fa concreta l’idea di indire un referendum per far scegliere i romani se le vogliono le Olimpiadi, nel 2024.

Prima, nel 2015, ci stava un sindaco eletto dai cittadini che pure tra mille difficoltà, tanti errori di comunicazione e qualche cappellata aveva cacciato i mercanti dal tempio. Oggi, nel 2016, ci sta un commissario messo lì dal Presidente del Consiglio che sta restaurando tutto quello che c’era prima, ma molto prima del 2015.

Prima, nel 2015, ci stava la Roma di Remo Remotti e del faccio come mi pare, zero regole e vinca il più forte. Oggi, nel 2016, ci sta la Roma di Remo Remotti, zero regole e vinca il più forte.

Prima, nel 2015, a Roma ci sentivamo tutti più soli. Oggi, nel 2016,  ci sentiamo tutti più soli.

A meno che.

Mettere d’accordo trigliceridi e misericordia

Da cattivo non-credente frequento le funzioni religiose per matrimoni, funerali, battesimi, cresime, e qualche festa comandata. Tipo Natale e Pasqua. Perché continua ad interessarmi profondamente il messaggio cristiano della carità. Lo so, Bertone e l’otto per mille e l’IMU e tutte queste cose terrene così poco caritatevoli fanno ribrezzo anche a me. Però poi ci sono i preti di strada, le parrocchie che fanno tanto, tantissimo, di questi tempi, per gli ultimi, gli esclusi, i dimenticati. Così qualche tempo fa mi è capitato anche di fare una via crucis attorno a San Frumenzio, per dire, alla scoperta dei luoghi dove ci sono le prostitute, i rom, dove hanno ucciso il ragazzo omosessuale, dove c’è la sofferenza. E per tutti QUEL pastore, e la sua comunità (non tutta,  certo) ha una parola di comprensione, di viva considerazione, viva in quanto accompagnata dall’impegno quotidiano per alleviare le sofferenze dei meno fortunati, senza distinzione di razza, sesso, religione.

E cosi mi capita anche di ascoltare l’omelia della messa di Natale a Sant’Albina che invita a riflettere su quello che i credenti dovrebbero regalare al nascituro ( benché materialmente assente nel giorno del suo  compleanno) dopo aver ricevuto di tutto, dall’utile all’inutile al superfluo. Se magari saremmo disposti a rinunciare a parte del cenone di Natale, di Capodanno per devolvere quei risparmi a chi è meno fortunato di noi. Ecco, a vedere in giro foto di tavole dove mangerebbero eserciti, commenti sui trigliceridI schizzati a valori inimmaginabili e sulla circonferenza raggiunta dalla panza nel giro di due ore, mi appaiono più chiari i propositi per l’anno nuovo. Sperando di cavarmela.

Silenziosissima, invisibilissima, dimenticatissima

Immaginate una strage terroristica sul nostro territorio. Con morti. Tanti morti. 100. 200. 500. 600.
Immaginate le doverose pagine e pagine di giornali,  le ore, anzi le giornate di diretta tv. E immaginate gli uomini e le donne che diventano eroi, loro malgrado,  inconsapevoli. Immaginate il cordoglio collettivo, gli hashtag,  #siamotuttitaliani.
Un incubo che nessuno vorrebbe si avverasse mai.
Adesso prendete 600 morti, reali, veri, verissimi, caduti dalle impalcature, schiacciati dai trattori, fulminati dalle scariche elettriche, sepolti dalle macchine. E metteteli tutti in fila. Un pezzo alla volta. Una vita per volta. E dimenticateli. Esattamente come fanno tutti.

Non avevano capito niente

E giunsero gli appelli. Lasciando stare la Francia, troverei legittimo che un sindaco uscente, fosse di Milano, di Genova, di Cagliari ma pure di Broccostella o di Bastardo, si appellasse alle forze di centrosinistra (e dico centrosinistra) che già compongono una amministrazione che bene ha operato e che chiede di continuare il proprio mandato, magari cercando di connotarsi ancora di più “a sinistra” sui temi dell’eguaglianza sociale, dei diritti, dei beni comuni, della mobilità sostenibile, delle fonti di energia alternativa.

Troverei. Ma non lo trovo se si pensa invece di allargare alle città il modello nazionale (che, ricordo sommessamente, nessun elettore ha avuto mai la possibilità di votare) delle larghissime intese con ciò che ha prodotto in termini di provvedimenti governativi sui temi del lavoro, della scuola, dell’ambiente. Che poi là dentro ci stanno alcuni dei motivi profondi per cui molti elettori stanno a casa, quando si tratta di votare.

Ecco, applicare anche sul piano locale lo schema nazionale significa che, davvero, i tre sindaci non ci hanno capito niente.