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Sempre sul PD della provincia di Latina

Il Partito Democratico della provincia di Latina è formalmente senza una guida da settimane, e sembra davvero lontana qualsiasi soluzione condivisa che restituisca al PD provinciale autorevolezza e credibilità. Nonostante ciò continuano nomine, spartizioni, annessioni, prese di posizione di singoli, analisi politiche a dir poco miopi, il tutto in assoluta continuità con la passata gestione e in assenza di un minimo di confronto pubblico. Sorprendono quindi le ipotesi di nomine all’ATER piuttosto che alla ASL, delle quali si discute senza tenere nel benché minimo conto competenze e professionalità e dalle quali ci dissociamo con fermezza. Sorprende la naturalezza con la quale, nel Comune di Pontinia, si allarga la maggioranza a pezzi dell’opposizione, come voler suggellare anche a livello locale l’asse PD-PDL, immemori di ciò che il PDL ha rappresentato nella nostra provincia. Non sorprendono più, invece, i toni inutilmente trionfalistici di chi ha co-gestito in maniera fallimentare il partito provinciale e cionondimeno si attribuisce il merito politico di vittorie di Pirro che lasciano sul campo, in moltissime realtà, un Partito Democratico ridotto a percentuali da prefisso telefonico o lacerato da lotte intestine che la segreteria uscente non ha saputo o voluto ricomporre, tanto da portare, anche recentemente, alla sparizione del simbolo stesso del PD. In definitiva, laddove il partito provinciale ha tentato di svolgere un ruolo di mediazione e direzione politica, come nei comuni di Aprilia, Sabaudia, Sonnino, i risultati sono stati a dir poco disastrosi, mentre il PD è risultato vincente dove è il partito locale è stato lasciato libero di scegliere autonomamente percorsi politici e alleanze. Come a Formia, dove Sandro Bartolomeo e la coalizione di centrosinistra hanno vinto nonostante il partito provinciale.

Il Partito Democratico della provincia di Latina ha bisogno di ripartire in netta discontinuità con il passato, tanto nei metodi quanto nel personale politico. Pertanto rinnoviamo l’invito a cercare un percorso comune che traghetti quanto prima il PD pontino ad un congresso aperto ad iscritti ed elettori, un congresso nel quale, finalmente, si possa discutere liberamente di temi, di idee, di proposte politiche per il Paese e per il territorio piuttosto che di nomi, di tessere e di formule che non riscuotono più alcun interesse da parte dei cittadini.

Che gran grana la grana

Il vuoto pneumatico applicato alla politica, da mesi e mesi. Una segreteria fallimentare, che si è affannata a correre su e giù per la provincia, ottenendo risultati clamorosi. In negativo, ovviamente. Dimissioni che arrivano solo per motivi di incompatibilità, e che quindi vorrebbero salvare altri pezzi di segreteria per infilarla nella nuova, come se niente fosse. E come se niente fosse le correnti che hanno annichilito il PD in provincia di Latina continuano ad occuparsi della grana dei posti. All’ATER, o dove volete voi. Compensazioni. Riconoscimenti. Le competenze, il merito, possono aspettare. Nel periodo di massima rappresentanza del PD pontino nelle istituzioni (un consigliere regionale, un senatore, un sottosegretario), il picco negativo della proposta politica, mentre emergono i soliti metodi. Proprio tutto ciò di cui ha bisogno il Partito Democratico, e più in generale la politica, per riconquistare la fiducia dei cittadini, degli elettori. Ma che volete, al tempo dei 101 (e forse più) traditori, al tempo del governo con il PDL, per molti l’importante è far finta di niente. Continuare così, all’infinito. Premiando la fedeltà e criminalizzando il dissenso. Anche per questo, anche in provincia di Latina, serve un congresso del PD vero, aperto e partecipato. E nel frattempo serve una reggenza, chiamatela come volete, che funga da commissariamento interno per accompagnare il partito al congresso. E nien’altro.

Fumata nera per il PD della provincia di Latina

E così l’assemblea provinciale del PD Latina ha preferito aspettare l’esito dell’assemblea nazionale per indicare la soluzione a seguito delle dimissioni di Enrico Forte. La riunione di lunedì, infatti, ha soprasseduto dall’indicare i componenti della reggenza che avrebbe dovuto traghettare il partito al congresso. A mio avviso un errore, perché le vicende mi appaiono del tutto scollegate e perché molti, nel partito, si erano espressi a favore di una soluzione che si proponesse di superare le logiche che hanno portato il PD pontino ad una gravissima crisi politica e programmatica. Una crisi testimoniata dai deludenti risultati elettorali che il PD ha inanellato pressoché ovunque nelle varie tornate elettorali che si sono susseguite negli ultimi due anni. Una crisi sostanziata dall’assoluta incapacità nel gestire la politica delle alleanze nei vari comuni della provincia, tanto da provocare profonde spaccature in seno a diversi circoli cittadini.

Ad ogni modo ci toccherà aspettare, ma nel frattempo è bene chiarire alcune cose a mio avviso fondamentali. Il PD della provincia di Latina ha bisogno di un segretario scelto da un congresso aperto alla partecipazione di iscritti ed elettori (come sancito dal nostro statuto) nel quale ci sia la possibilità di scegliere tra le varie proposte programmatiche che saranno in campo. Non sono possibili scorciatoie. Non è possibile pensare ad un segretario pro-tempore che si candidi alla segreteria tra qualche mese. Non è possibile utilizzare né il congresso né il tempo che da esso ci separa per compensare sconfitte politiche o elettorali. Non è possibile pensare che chi ha cogestito in maniera fallimentare il PD pontino negli ultimi mesi possa avere ruoli di responsabilità nella fase di transizione che ci attende. Soprattutto non è pensabile continuare a trascinare il PD della provincia di Latina nell’immobilismo a causa delle frizioni interne a mozioni congressuali che sembrano appartenere ad un tempo ormai remoto. Il Pd Latina ha bisogno di discutere, di confrontarsi, di parlare di temi concreti che riguardano la vita dei cittadini: mobilità, sviluppo sostenibile, infrastrutture, lavoro, beni comuni, portualità. Questi i temi sui quali confrontarsi al prossimo congresso. Altre soluzioni che contemplino la pura spartizione di posti senza affrontare le questioni politiche e programmatiche, senza mettere mano al funzionamento dei circoli, senza aprire il partito alla partecipazione degli elettori non interessano. Chi, infine, pensa di voler assumere questa responsabilità fin da adesso, magari nella speranza che le vicende congressuali nazionali congelino, tra qualche mese, la situazione a quanto già in essere, si faccia avanti e proponga il suo piano per il Partito Democratico pontino. Senza sotterfugi e senza accordi sottobanco. Anche nella nostra provincia il PD ha bisogno di cambiare metodi, se non vuole ridursi ad un partito marginale nel quale avranno la meglio solo i più forti, proprio come ai tempi dei dinosauri. Forza che comunque non è riuscita a salvare i dinosauri dall’estinzione.

Ho postato questo sulle bacheche dei parlamentari PD eletti in provincia di Latina

I lettori mi perdoneranno, ma mi trovo costretto a scrivere sulla bacheca dei parlamentari del PD eletti in provincia di Latina visto che il partito provinciale, debitamente sollecitato, ritiene di non dover dare risposte in merito alle scelte da compiere in una fase politica tanto delicata per la vita di noi tutti. A maggior ragione se le rarissime occasioni nelle quali il partito provinciale si riunisce (e chiedo scusa per la mia essenza nell’ultima direzione provinciale, ma un errore nella digitazione del mio numero di cellulare nel SMS di convocazione ha impedito che potessi partecipare!) diventano lo spunto per parlare di aria fritta (giusto Giorgio de Marchis?).

Passando al dunque, il tema di cui si dibatte in questi giorni è quello di un governo PD-PDL. Ne stanno parlando vari esponenti di primissimo piano del Partito Democratico che, a turno, contraddicono quanto detto dal segretario Bersani. Il quale si è detto più volte contrario ad una ipotesi del genere.

Vi rubo pochissimo tempo per esprimere la mia modestissima e personalissima opinione, per quello che vale. Sono contrario a qualsiasi accordo con il PDL, perché abbiamo già sperimentato, nel recentissimo passato, che sarebbe tempo perso. E perché il PD deve parlare innanzitutto ai propri elettori, piuttosto che preoccuparsi degli elettori del PDL e soprattutto degli interessi del loro capo. Il quale ha dimostrato di fottersene altamente delle necessità del Paese, sempre concentrato sul salvaguardare i propri, di interessi. E questa, ahimè, è storia. Incontrovertibile. Inconfutabile. E possiamo ancora una volta contribuire al salvataggio di Berlusconi, e a rimetterlo in campo più di quanto non sia già. No problem, salvo poi evitare di lamentarsi se il PD, per come lo conosciamo, sparirà dalla scena politica italiana.

Ciò che da tempo qualche parlamentare del PD propone è di cercare, sulla base di un accordo “alto” (tipo quello che ha consentito l’elezione di Laura Boldrini e Piero Grasso alla presidenza di Camera e Senato, per dire) una collaborazione tra PD e M5S su pochi punti programmatici condivisi per poi tornare al voto in tempi relativamente rapidi. Coinvolgendo M5S anche nella scelta del presidente della repubblica, che non sarebbe proprio una di quelle cose da buttar via, per una forza politica da ottomilioniepassa di voti.

Torno quindi al motivo per il quale ho deciso di condividere con voi queste righe. Immagino che tra chi sta leggendo ci siano buona parte elettori del PD e del centrosinistra. Tanto quelli che hanno votato alle elezioni del 24 e 25 febbraio, tanto quelli che hanno votato elle primarie del PD il 30 dicembre. E, visto che deputati e senatori del PD sono stati scelti dal PD e non votati dagli elettori (benché abbiano partecipato alle parlamentarie) credo sia doveroso ad essi rivolgersi quando vanno prese decisioni tanto importanti per il futuro del Partito Democratico ma, soprattutto, per la vita del Paese. Per dirla in maniera più schietta, mi sono sinceramente stancato di una classe dirigente che sa sempre cos’è giusto fare, quale decisione prendere, anche a dispetto della volontà dei propri elettori. Una classe dirigente che, sempre più spesso, si è dimostrata completamente scollata rispetto alla realtà del Paese, e i risultati delle recenti elezioni stanno lì a dimostrarlo, in tutta la loro drammaticità. Una classe dirigente che, a mio avviso, è più preoccupata di conservare sé stessa all’ultimo giro della giostra piuttosto che pensare all’esigenza non più eludibile di cambiare metodi e facce. Mi permetto, quindi,di chiedere a voi tutti: siete d’accordo con un’ipotesi di governo PD-PDL? Avete, abbiamo, la possibilità di far sentire direttamente la nostra voce ai parlamentari della provincia di Latina. Una risposta secca. La mia è NO. A voi.

Analisi del voto in provincia di Latina e prospettive future del PD Pontino

In attesa della convocazione della Direzione Provinciale del PD, che speriamo possa essere finalmente il luogo nel quale discutere a viso aperto dei risultati elettorali del Partito Democratico, senza ipocrisie e infingimenti, si susseguono, sulla stampa, gli interventi di esponenti del PD pontino. Mai termine è stato più abusato, in questi giorni, della parola “cambiamento”. Ex post, la ritroviamo sulla bocca di tutti: bersaniani pentiti, capibastone di lungo corso, primedonne che si candidano a tutto, rottamatori della prima e della seconda ora, vincitori e sconfitti. Al pari di quanto sta succedendo a livello nazionale, anche il PD pontino non sembra essere esente dalla sindrome di un’analisi post-voto tanto enfatica nei toni quanto sterile e miope nei contenuti. Le elezioni politiche hanno sancito, anche nella nostra provincia, la clamorosa affermazione del M5S le cui battaglie, più che condivisibili, in merito alla necessità di rinnovamento delle classi dirigenti, di sobrietà della politica, di tutela dei beni comuni e del territirio, di rinuncia ai privilegi della cosiddetta casta hanno trovato senz’altro terreno fertile negli errori che anche il Partito Democratico della provincia di Latina ha compiuto in questi ultimi anni. Un partito incapace di elaborare una proposta politica autonoma convincente, un partito autoreferenziale, un partito non inclusivo nei confronti di movimenti, comitati civici, imprenditori, commercianti e semplici cittadini esasperati della crisi economica. Ancora una volta siamo apparsi poco attenti ai segnali provenienti dalla realtà che ci circonda, forse perché troppo impegnati nell’ennesima lotta intestina tra le correnti e nomenclature che si spartiscono candidature, ruoli e incarichi. O forse troppo perché troppo impegnati nell’ennesimo duello tra candidati buoni per tutte le stagioni. Assisteremo, nelle settimane prossime, a riposizionamenti che avranno come unico scopo quello di un cambiamento apparente affinché tutto resti come prima. Una mano di vernice per far apparire come nuovo ciò che nuovo non è mai stato da anni a questa parte. Più che mai di questi tempi sono necessarie azioni concrete, pertanto abbiamo lanciato l’iniziativa di un incontro pubblico: ci rivolgiamo ai comitati per l’acqua pubblica sparsi sul territorio, ai comitati antinuclearisti, ai movimenti autonomisti, alle associazioni di categoria, agli imprenditori, ai commercianti. A tutti gli elettori che ci hanno abbandonato a causa delle nostre titubanze e, da ultimo al Movimento Cinque Stelle. Per costruire un Partito Democratico realmente aperto, inclusivo e profondamente rinnovato nei metodi e nel personale politico, avendo come obiettivo il prossimo congresso, che auspichiamo si possa svolgere quanto prima, che ci vedrà convinti sostenitori della candidatura di Giuseppe Civati e nel quale porteremo le nostre proposte per la futura organizzazione del Partito Democratico e per il Paese. 

Raffaele Viglianti – Fabio Luciani

Coma profondo per il PD provinciale

Un mio intervento che spero sia da stimolo al Partito Democratico della provincia di Latina.

In vista delle elezioni del 10 marzo, un appuntamento di importanza epocale per la vita del nostro Paese e delle nostre comunità, il Partito Democratico della Provincia di Latina brilla per la sua assenza. Direttamente proporzionale all’attivismo dei suoi dirigenti, mai così in fermento in vista della composizione delle liste.
Sono mesi, ormai, che non sono convocate né la Direzione Provinciale né l’Assemblea Provinciale.
Non si è sentita l’esigenza di compiere un’analisi approfondita dell’esito del voto amministrativo di maggio, così come si è preferito soprassedere dallo svolgere qualsiasi confronto su quanto accaduto al Consiglio Regionale del Lazio. Eppure le vicende che hanno coinvolto anche il gruppo consiliare del PD, lungi dal poter essere accumunate agli episodi di malaffare ormai a tutti noti, avrebbero meritato quantomeno un momento di riflessione collettiva.
E invece nulla, silenzio assoluto.
In vista delle primarie del centrosinistra del 25 novembre non un confronto aperto tra le varie proposte in campo, ma iniziative dei singoli comitati promotori, funzionali alla campagna elettorale vera e propria che inizierà a breve.
Fioriscono quindi candidature di esponenti del partito pontino per le elezioni regionali, candidature che nascono nei caminetti romani e si autoalimentano nelle correnti. Tutte le scelte sono fatte nell’ombra e sulla testa degli iscritti, dei militanti, dei circoli, dei territori, dei cittadini.
Non può più funzionare così. Ciò che sta succedendo in questi giorni è esattamente ciò che è successo da sempre.
Chiedo sommessamente di cambiare registro.
Chiedo di convocare quegli organismi dirigenti che da troppo tempo non sono più consultati per prevedere forme di partecipazione alle scelte che si stanno compiendo che siano le più ampie possibili.
Propongo di organizzare un giorno delle primarie, nel mese di gennaio. Una giornata nella quale tenere le primarie per la definizione delle liste del PD alla Regione Lazio e per la scelta dei candidati di Camera e Senato.
Un unico grande giorno di partecipazione di iscritti, elettori, cittadini ai quali aprirsi per condividere le nostre scelte.
Le elezioni si possono vincere bene o vincere male.
Si può finalmente offrire il segno tangibile della volontà di percorrere strade diverse. Oppure ci si può accontentare di camminare sui sentieri che ci hanno condotto fin qui.
Si possono addirittura perdere, le elezioni, soprattutto in un territorio difficile come quello pontino, se non saremo capaci di interpretare il malessere e la sfiducia nei partiti che ormai pervade  settori sempre più larghi della società e dell’elettorato.

Direttivo PD Minturno

Carissimi tutti, motivi di lavoro mi impediscono di tornare a Roma in tempo per essere presente al direttivo convocato per questa sera. Però desidero esprimere ugualmente il mio pensiero in merito ai punti all’ordine del giorno, nella speranza che le mie parole possano essere utili al dibattito.

Per quanto riguarda eventuali determinazioni da assumere a seguito dell’incontro tra la delegazione del PD e la delegazione della lista civica Volare, immagino che potrebbe essere imminente l’ufficializzazione dell’ingresso in maggioranza dei sui rappresentanti. Pur rendendomi conto del fatto che l’operazione è necessaria per il puntellamento dell’attuale maggioranza, devo comunque manifestare la mia contrarietà. E per un motivo semplice. La lista civica Volare ha sostenuto, alle passate elezioni comunali, il candidato a sindaco di Centrodestra con l’assicurazione, pare, che il prossimo candidato a Sindaco per lo schieramento a noi avverso sarebbe stato Maurizio Faticoni, l’ispiratore nonché esponente di riferimento della lista. Dinanzi ad una presunta rottura del patto a suo tempo stipulato, Faticoni sarebbe tornato a guardare con interesse all’attuale maggioranza. Non c’è bisogno di rammentare a tutti l’evoluzione politica del consigliere Faticoni, prima socialista, poi DS, poi in Forza Italia, poi nel PDL. E non c’è bisogno nemmeno di ricordare come l’evento di ri-lancio della Lista Volare, nella quale il Consigliere Faticoni ha dichiarato di volere creare un coordinamento provinciale delle liste civiche che fanno riferimento al PdL, si è tenuto alla presenza di Giovanni Di Giorgi, candidato a Sindaco a Latina, scelto da Berlusconi in persona, che si oppone al nostro Claudio Moscardelli. Ecco, io penso che tutto ciò abbia un solo nome: trasformismo. E ritengo che il trasformismo sia uno dei mali che affligge la politica italiana. Uno di quei mali che allontanano i cittadini dalla politica e che il PD dovrebbe contribuire ad estirpare.

In merito al secondo punto all’ordine del giorno, credo che il Coordinatore rinnoverà le sue preoccupazioni sulle condizioni economiche del Circolo che potrebbero metterne in discussione la stessa esistenza. Rammento a tutti, anche se non credo che ce ne sia bisogno, che iscritti e rappresentanti del PD nelle Istituzioni hanno l’obbligo di contribuire alla vita economica del Partito secondo le norme statutarie, pena provvedimenti disciplinari che arrivano alla incandidabilità e all’espulsione. Non è possibile ricordarsi di mettere le mani al portafogli solo quando c’è da pagare delle tessere. Mi permetto inoltre di rinnovare la proposta che feci molti mesi fa: i nostri rappresentanti che ricevono degli emolumenti per la loro attività istituzionale, stante il fatto che, a quanto mi consta, hanno tutti un reddito proprio, devolvano l’intero compenso ricevuto al Circolo, al netto delle spese sostenute, piuttosto che attenersi pedissequamente al versamento del 10% previsto dal regolamento provinciale. Credo che ciò basterebbe per tenere aperta la sede del circolo almeno per tutta la consiliatura, se non oltre. Mi scuso ancora per la mia assenza. Un caro saluto a tutti.