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Una storia di munnezza, di società (in)civile, di cambiamento che non arriva mai

Si è concluso il primo atto di una vicenda assai penosa, per il comune di Minturno. La sentenza di primo grado del processo Ego-Eco ha fatto registrare condanne pesantissime (e anche due assoluzioni). Ne esce con le ossa rotte Romolo Del Balzo, 5 anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ci sarà l’appello, e la Cassazione. Le prime reazioni non si sono fatte attendere, e la teoria del complotto, della sentenza “politica”, ha fatto breccia anche nelle parole dei principi del foro Latinense. Fesserie. L’interdizione perpetua dai pubblici uffici ci dice che una persona che è stata consigliere comunale, consigliere provinciale, consigliere regionale, assessore, non deve più occuparsi della cosa pubblica perchè dannosa per la comunità.

Questo è il giudizio politico. Amministratori che per anni hanno devastato un comune, asservendo le istituzioni ai propri interessi personali. Anche quando non avevano ruoli di amministratore. Ricordiamo che Del Balzo continuava ad occuparsi dell’appalto dei rifiuti quando era presidente del consiglio comunale, e non sindaco o assessore o delegato a qualcosa. Cosa hanno lasciato di positivo alla comunità minturnese questi amministratori? Nulla. Zero. Favori, clientelismo, amici e parenti sistemati alla bene e meglio. Il modo migliore per tenere sotto scacco pezzi interi di popolazione, che a sua volta beneficiava delle prebende del politico, in un circolo vizioso che rappresenta tutto ciò che il rapporto politica-cittadino NON dovrebbe essere.

Il processo Ego-Eco è stato molto sentito anche perché ha portato sul banco degli imputati un’intera comunità. Dov’era la comunità minturnese, si è chiesto il PM del processo? Salve rarissime eccezioni la comunità minturnese è stata assente. Ricordo le parole di Mimma Nuzzo, voce dissidente nel PD minturnese. Partito Democratico precursore della logica #altrimenticadeilgoverno. Ci teniamo Del Balzo, #altrimentituttiacasa. Null’altro. E quel fatalismo che ci fa sentire alcune scelte come obbligate, perchè il materiale politico è quello che è, e con questo ci dobbiamo confrontare. Senza capire che le cose cambierebbero semplicemente cambiandole, anche a Minturno.

Il consigliere Del Balzo risponde ma…

“Io non indosso cravatte”. Scherza Romolo Del Balzo, rispondendo alle domande fatte da Raffaele Viglianti (PD), in merito allo “scandalo” delle spese sostenute dal gruppo consiliare del PDL alla Regione Lazio, nell’ambito dell’indagine aperta dalla Procura di Roma sulla gestione dei fondi del Pdl, nella quale è indagato per peculato l’ex capogruppo, Franco Fiorito, che si è autosospeso dal partito.

“Non ho mai partecipato a cene o feste organizzate a Roma – precisa Del Balzo – la mia attività resta nella provincia di Latina. Di certo vado a cene di partito, con amici di partito. E non ho mai fatto regali quali cravatte, bottiglie di vino o altro con i soldi del partito. Di regali ne ho fatti ma solo alla mia famiglia e con soldi miei”.

Prendiamo atto. Ad onor di cronaca e per completezza di informazione vi segnalo anche un articolo de Il Fatto Quotidiano che riporta alcune indiscrezioni in merito ad un dossier che Fiorito, ex capogruppo PDL alla Regione Lazio, avrebbe confezionato contro i suoi ex-colleghi.

Soldi della Regione per assumere parenti e finanziare la bella vita dei consiglieri Pdl. Il dossier confezionato da Franco Fiorito, ex capogruppo del partito, ora indagato per peculato, coinvolge anche Arianna Meloni, sorella del più famoso ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, nonché moglie di Francesco Lollobrigida, assessore regionale ai Trasporti. L’ex capogruppo del Pdl sputa veleno sui suoi ex compagni: dalla parentopoli interna alle spese pazze, ovviamente tutte pagate con i soldi dei contribuenti. Arianna Meloni, secondo quando riporta il dossier che in Regione sta girando da un ufficio all’altro, sarebbe stata assunta come dipendente, con un contratto di tremila euro al mese. Persone a lei vicine affermano che lavora in Regione dal ‘99 ed è ancora precaria. Ma dopo la maternità non è mai ritornata nella sua postazione, essendo sempre in servizio esterno. A seguire nella lista nera, ci sono anche Alessandra Sabbatini, cognata del deputato Fabio Rampelli. Poi ci sono Carmela Puzzone e Elisabetta Pimpinella, dipendenti del gruppo Pdl, legate a Romolo Del Balzo, consigliere regionale finito in manette nel 2010, per truffa e frode in appalto pubblico: Carmela infatti è la moglie, Elisabetta la nipote.

Qualche domanda al consigliere Del Balzo

In queste ore le cronache ci parlano dell’ultimo “scandalo” che riguarda le spese sostenute dal gruppo consiliare del PDL alla Regione Lazio. Cravatte di Marinella, champagne, vini, viaggi, auto, cene, feste. Per fini che, probabilmente, hanno ben poco di istituzionale. Non sono i primi: i casi Lusi e Belsito, fatte le dovute differenze, insegnano che il malcostume è trasversale. Anche se, proprio in questi giorni, il Gruppo Consiliare del PD alla Pisana pubblica il suo bilancio, segno di una trasparenza che non appartiene a tutti.

Il gruppo consiliare del PDL in Regione annovera, tra le sue fila, anche il concittadino Romolo del Balzo. Premesso che, dalla lettura dei giornali, non compaiono nomi di consiglieri che abbiano beneficiato direttamente di un tale uso distorto di finanziamenti pubblici. Può dirci però, l’On. Del Balzo, se ha mai usufruito delle spese “pazze” sostenute dal proprio gruppo con i soldi dei contribuenti? Se ha mai partecipato a cene e feste organizzate per fini che esulano dall’attività politica sostenuta dal partito di appartenenza? Se ha mai elargito regali quali cravatte, vini, champagne, acquistati con i fondi messi a disposizione quali contributi regionali per l’attività del gruppo consiliare del PDL?

Attendiamo fiduciosi una risposta.

Le armi non servono

Sembra che la camorra nel sud pontino faccia notizie solo quando usa le armi. L’omicidio del boss scissionista Marino aTerracina è tanto eclatante quanto, se vogliamo, scontato nella sua efferatezza, in un territorio nel quale la criminalitá fa affari da anni nel quasi piú totale silenzio. Senza la necessitá di usare le armi. E con la complicitá di parte della politica. Ne abbiamo avuto prova con il caso Fondi, cittá del ras Claudio Fazzone, senatore ex poliziotto che non disdegna(va) di tenere buoni rapporti con le cosche calabresi tanto da consegnargli, in pratica, le chiavi del Comune. Incassando la solidarietá dei clan  politici che dominano la provincia e non solo: Forte e tutta l’UDC, Cusani, Graziano, Del Balzo. E quando la politica va a braccetto con la criminalitá per consolidare il proprio potere elettorale l’una e il proprio potere economico l’altra, ecco che si consuma l’omicidio di un territorio. Altro che armi.

L’uomo in meno

Sempre a proposito di merito e, soprattutto, di competenze, io mi chiedo se sia umanamente possibile pensare a Romolo Del Balzo come presidente della Commissione Scuola e Università della Regione Lazio. Al di là dell’opportunità di una sua nomina, visto le vicende giudiziarie che ancora lo vedono coinvolto. Parlo di competenze. Che in questo caso sono sottozero. E in un settore delicatissimo come quello della scuola e dell’università.

Il mio no all’accordo PD-UDC a Minturno

Tutti noi abbiamo un amico che consideriamo un fratello.

Il mio, nelle rubriche del telefono o in quelle di carta, sta proprio sotto la voce “fratello”. Cerco di coinvolgerlo nelle mie scelte politiche. Gli rompo sempre e immancabilmente i cabasisi per dargli indicazioni su chi votare, non senza aver provato a spiegare le ragioni che stanno dietro quella mia scelta. E alla fine di ogni appuntamento elettorale, che sia riservato al PD o che si tratti di elezioni vere e proprie, mi manda un messaggio: m’hai fatto perde’ pure stavolta.

Politicamente parlando, è proprio vero.

Sto sempre dalla parte degli sconfitti. O meglio, delle minoranze.

A Minturno, però, mi sento proprio di averla persa la mia battaglia, almeno nel PD.

Le elezioni amministrative sono alle porte e il PD di Minturno ha fatto le sue scelte. Democraticamente. Con un voto.

Personalmente pago il prezzo di vivere a 150 km di distanza, e in più sono spesso fuori per lavoro. Perciò la sera in cui il direttivo del PD di Minturno ha ratificato la scelta di candidare a sindaco Gerardo Stefanelli ero assente.

La votazione si è conclusa con un solo astenuto e un convitato di pietra a fronte di tutti voti favorevoli. Ma non ho motivo di nascondere che, se fossi stato presente, avrei votato no all’accordo PD-UDC.

E se avrete la pazienza di leggere le mie parole, vorrei spiegare perché avrei fatto questa scelta.

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Romoletto in auto blu

Le Olimpiadi a Roma non si fanno più, ma a quanto pare sarà difficile disfarsi della Commissione speciale Roma 2020 e Grandi Eventi della Regione Lazio. Basterà togliere dalla denominazione Roma 2020 e lasciare i Grandi Eventi. E così a Romoletto resterà l’auto blu e una ulteriore indennità di 900 € al mese. Ovviamente saremo ben lieti di essere smentiti.

Per rinfrescare un pò la memoria Romolo Del Balzo è stato nominato, non senza polemiche, presidente della Commissione de quo a mo’ di consolazione per essere stato silurato dai suoi stessi amici di partito dalla Commissione Lavori Pubblici all’indomani del suo arresto per la vicenda munnezza a Minturno. C’è da dire che almeno i suoi l’hanno silurato. A Minturno, dove era Presidente del Consiglio Comunale e grazie a lui (PDL) si reggeva l’amministrazione PD-UDC, nemmeno quello. Per dire.

Ripartire? No, grazie

A Minturno sono apparsi, durante le feste natalizie, un bel pò di manifesti con il faccione rassicurante di Paolo Graziano. Ex sindaco di Minturno per ben dieci anni, attualmente consigliere provinciale del PDL, Paolo Graziano ha da tempo annunciato la sua volontà di ricandidarsi alla carica di Primo Cittadino e quindi la comparsa dei suoi manifesti segna in qualche modo l’inizio anticipato della campagna elettorale.

Ripartiamo insieme, lo slogan.

Il concetto di ripartenza implica che un tempo, anche lontano, lontanissimo, ci sia stata almeno una partenza, un inizio, un incipit. Allora io vorrei chiedere ai cittadini minturnesi se durante le passate amministrazioni Graziano si siano accorti che Minturno è mai partita. Se l’ex amatissimo Sindaco ha fatto qualcosa per migliorare domanda e offerta turistica, per evitare l’abusivismo edilizio, per contrastare la criminalità organizzata, per offrire opportunità di lavoro alle giovani generazioni, per combattere il degrado ambientale, per migliorare la qualità del mare, per promuovere la cultura sul nostro territorio, per favorire la nascita di nuove imprese. Paolo Graziano è corresponsabile, al pari della maggior parte delle persone che hanno fatto politica a Minturno con le amministrazioni di centrodestra (mi sento di escludere Ercole Conte e forse qualcun altro), delle condizioni di degrado nelle quali versa Minturno. È corresponsabile del consolidamento del blocco di potere che domina la Provincia di Latina  costituito da Del Balzo-Fazzone-Cusani-Michele Forte. Un blocco di potere spregiudicato, in alcune realtà colluso con la criminalità organizzata, come recenti sentenze della magistratura hanno dimostrato. Un blocco di potere che basa il proprio consenso sul clientelismo e sul malaffare e che rischia di stroncare sul nascere qualsiasi forma di riscatto politico, economico e sociale del territorio pontino.

E allora, ripartire insieme a Paolo Graziano? No grazie, Minturno ha già dato. Andiamo oltre.

Concittadini Minturnesi illustri

Romoletto sale agli onori della cronaca.

Indagato per anni dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma. Indicato come l’erede delle imprese economiche di Alberto Beneduce, il boss dei Casalesi ucciso a Baia Domitia nel 1990. E nominato presidente della commissione “Olimpiadi 2020 e grandi eventi” del Consiglio regionale del Lazio. E del resto Romolo Del Balzo, 55 anni, medico originario di Minturno, può essere a ben ragione considerato la chiave di volta per capire come funziona il sistema politico nel sud pontino, territorio della provincia di Latina, che con i voti bulgari andati al Pdl ha consentito la vittoria di Renata Polverini lo scorso anno. Il dato inquieta e non poco visto che proprio oggi  il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha ufficializzato la presenza di Roma tra i nomi delle sei città candidate a ospitare le Olimpiadi del 2020.

A Roma, in fondo, Romolo Del Balzo è ancora poco conosciuto e di certo la sua commissione per le Olimpiadi 2020 e i grandi eventi non ha per ora un gran da fare. Dallo scorso febbraio – quando fu istituita – si è svolta una sola seduta, servita più che altro per annunciare l’inizio dei lavori. Poi più nulla, salvo il titolo di presidente che il consigliere Del Balzo può vantare.

Il nome di questo medico con la vocazione antica per la politica è però ben conosciuto tra gli investigatori che si sono a lungo occupati della penetrazione della criminalità organizzata nel sud del Lazio. Romolo Del Balzo appare più di una volta nelle indagini svolte dalla Dda di Roma sul sistema Fondi, la città che il prefetto Bruno Frattasi aveva chiesto per ben due volte di sciogliere per mafia, scontrandosi con il muro impenetrabile costruito dal Pdl di Latina. Secondo i carabinieri – che lo hanno a lungo intercettato – era lui il referente politico regionale dell’ex assessore ai lavori pubblici di Fondi Riccardo Izzi, arrestato con l’accusa di associazione mafiosa nell’inchiesta sul Mof, il principale mercato ortofrutticolo del centro Italia.

Dalle prime inchieste sulle mafie in questa zona ai confini con Caserta – l’indagine conosciuta come Damasco – il fascicolo intestato a Romolo Del Balzo è stato separato dal filone principale dal Gip di Roma, che ha escluso l’originario capo d’imputazione di associazione mafiosa per il consigliere regionale.

Ma nelle centinaia di pagine che i carabinieri del gruppo di Latina gli hanno dedicato il suo profilo di politico pontino attento ai contatti giusti è disegnato con precisione. Dopo la morte di Alberto Beneduce diventa il compagno della vedova del boss, Paola Stroffolino, uccisa a sua volta insieme ad un altro esponente del clan di Casal di Principe Luigi Griffo. Con altri due imprenditori e politici di Minturno, Romolo Del Balzo aveva rilevato le attività economiche di Beneduce, subito dopo la sua morte.

I suoi rapporti s’incrociano strettamente con quella rete che governa l’economia della ricca città di Fondi. E’ stato in rapporti stretti con uno dei principali imputati del processo Damasco – in corso in questi giorni a Latina – Aldo Trani, considerato l’alleato più stretto di Carmelo e Venanzio Tripodo, i due figli del capobastone di Reggio Calabria Domenico Tripodo, ucciso dai cutoliani nel 1976. Secondo i carabinieri di Latina, Del Balzo manteneva stretti legami con quella famiglia arrivata a Fondi dalla Calabria alla fine degli anni ’70. “Era in contatto, fin dal 1999, con Carmelo Tripodo – si legge su un’informativa del 2007 -, che si occupava anche di recupero crediti per conto di Del Balzo stesso, all’epoca consigliere provinciale di Latina».

Dal 2009 l’attenzione dei magistrati nei suoi confronti si è poi concentrata sul suo ruolo di Presidente del consiglio comunale di Minturno nella gestione degli appalti per la raccolta dei rifiuti affidati alla società Cic. Quell’inchiesta l’ha portato ad alcuni mesi di carcerazione preventiva, quando occupava ancora il posto di presidente della commissione regionale Lavori pubblici. Un ruolo di peso che ha esercitato per quasi un anno.

Da Il Fatto Quotidiano. E anche su Telefree (se vi loggate potete leggere anche i commenti).