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Non ne sarei così orgoglioso

Meni

Vabbè, Menichini appartiene a quella amplissima schiera di esegeti del pensiero Renziano, di ammiratori-a-prescindere che tutto perdonano e che hanno il corpo foderato di acciaio, e altroché aratro sulla panza.

Ad oggi non sappiamo quale sarà l’approdo finale dell’iter delle riforme costituzionali, e dalle cronache recentissime la confusione regna sovrana, a quanto pare.

Menichini parla di convenienza di Berlusconi, nel fare le riforme.

Ed io mi chiedo se possa essere questo un caposaldo delle riforme del Paese.

E parla di consenso popolare.

Quello delle primarie? Quello dei sondaggi? Quello a prescindere?

E vogliamo parlare di restaurazione? Giovanardi che deve riformare sé stesso, Sacconi preferito alla CGIL. E, appunto, Berlusconi padre della patria.

Ma fammi il piacere.

 

 

La dottrina Sacconi

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Sottotitolo: precari a vita.

Nella nuova formulazione del Jobs-precario-act, della quale è noto l’ispiratore, sparisce l’obbligo di assunzione a tempo indeterminato per le aziende che sforano il tetto del 20% di lavoratori precari.

Sostituita da una multa.

Ma che per caso la multa sarà più onerosa per l’impresa rispetto ad una assunzione? Eccerto che no.

Paghi e ti sarà dato.

L’indecenza senza limiti del ministro Sacconi

Ecco, ascoltare il ministro Sacconi che, per evocare il rischio di un nuovo terrorismo (che, tra l’altro, sembra proprio non esserci), cita Marco Biagi, “il rompicoglioni”, beh, mi sembra davvero un’indecenza. Lasciatelo stare Marco Biagi, neoliberisti da quattro soldi. Non si sa più quante volte avete pronunciato il suo nome invano, in questi dieci anni di precariato selvaggio.