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Elezioni a Minturno

Nel centrosinistra minturnese, sebbene la definizione della coalizione che affronterà la sfida elettorale per la scelta del Primo Cittadino sia ancora lontana dalla dirittura d’arrivo, sono già due le personalità politiche che hanno dichiarato ufficialmente di volersi candidare alla carica di Sindaco. Alla candidatura di Vito Romano si è infatti aggiunta, nei giorni passati, la candidatura del Sindaco uscente Aristide Galasso. Non posso far a meno di notare come ancora una volta il dibattito in seno al centrosinistra ruoti attorno ai nomi, seppur autorevoli, mentre passa in secondo piano la specifica di contenuti, idee e progetti per il nostro Comune. Auspico, da parte mia, la prosecuzione degli incontri già iniziati con tutte le forze politiche e civiche che gravitano nell’orbita del centrosinistra e che hanno a cuore il futuro del Comune di Minturno e dei suoi cittadini. Ritengo inoltre che, una volta condivisi con le forze della coalizione pochi e qualificanti punti programmatici improntati al reale rispetto della legalità e della trasparenza amministrativa e che vedano in prima fila la parte sana della società minturnese, il naturale approdo del “cantiere” del centrosinistra non possa che prevedere la convocazione di elezioni primarie, come peraltro previsto dallo statuto del PD. A tale consultazione dovrebbero partecipare, con lealtà e coraggio, non solo i due illustri ex sindaci che hanno già avanzato la propria candidatura, ma anche ulteriori esponenti delle forze politiche e della società civile che ritengano di poter rappresentare al meglio il progetto politico della coalizione nonché le istanze di rinnovamento delle classi dirigenti provenienti, ormai, da settori sempre più ampi della nostra società.

Due forni bastano?

Quando qualcuno mi decanta le virtù dell’UDC ribatto che una delle cose che trovo davvero inaccettabili, a livello nazionale così come a livello locale, è la politica dei due forni. E trovo ancora più inaccettabile che il PD non abbia nulla da ridire su tali comportamenti politici. Anche a Minturno, il partito di Michele e Aldo Forte, sodali di Fazzone in Regione e in Provincia, dialoga con il PD e con pezzi di centrosinistra, ma contemporaneamente tesse la sua tela con Nuova Area e Volare, due liste locali che fanno capo ad altrettanti campioni del trasformismo che gravitano in area PdL. A meno che non si voglia mettere tutto nello stesso calderone, un progetto pilota della Santa Alleanza che alcuni, nel PD, vorrebbero si realizzasse anche a livello nazionale.  Ma questa è un’altra storia.

Concittadini Minturnesi illustri

Romoletto sale agli onori della cronaca.

Indagato per anni dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma. Indicato come l’erede delle imprese economiche di Alberto Beneduce, il boss dei Casalesi ucciso a Baia Domitia nel 1990. E nominato presidente della commissione “Olimpiadi 2020 e grandi eventi” del Consiglio regionale del Lazio. E del resto Romolo Del Balzo, 55 anni, medico originario di Minturno, può essere a ben ragione considerato la chiave di volta per capire come funziona il sistema politico nel sud pontino, territorio della provincia di Latina, che con i voti bulgari andati al Pdl ha consentito la vittoria di Renata Polverini lo scorso anno. Il dato inquieta e non poco visto che proprio oggi  il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha ufficializzato la presenza di Roma tra i nomi delle sei città candidate a ospitare le Olimpiadi del 2020.

A Roma, in fondo, Romolo Del Balzo è ancora poco conosciuto e di certo la sua commissione per le Olimpiadi 2020 e i grandi eventi non ha per ora un gran da fare. Dallo scorso febbraio – quando fu istituita – si è svolta una sola seduta, servita più che altro per annunciare l’inizio dei lavori. Poi più nulla, salvo il titolo di presidente che il consigliere Del Balzo può vantare.

Il nome di questo medico con la vocazione antica per la politica è però ben conosciuto tra gli investigatori che si sono a lungo occupati della penetrazione della criminalità organizzata nel sud del Lazio. Romolo Del Balzo appare più di una volta nelle indagini svolte dalla Dda di Roma sul sistema Fondi, la città che il prefetto Bruno Frattasi aveva chiesto per ben due volte di sciogliere per mafia, scontrandosi con il muro impenetrabile costruito dal Pdl di Latina. Secondo i carabinieri – che lo hanno a lungo intercettato – era lui il referente politico regionale dell’ex assessore ai lavori pubblici di Fondi Riccardo Izzi, arrestato con l’accusa di associazione mafiosa nell’inchiesta sul Mof, il principale mercato ortofrutticolo del centro Italia.

Dalle prime inchieste sulle mafie in questa zona ai confini con Caserta – l’indagine conosciuta come Damasco – il fascicolo intestato a Romolo Del Balzo è stato separato dal filone principale dal Gip di Roma, che ha escluso l’originario capo d’imputazione di associazione mafiosa per il consigliere regionale.

Ma nelle centinaia di pagine che i carabinieri del gruppo di Latina gli hanno dedicato il suo profilo di politico pontino attento ai contatti giusti è disegnato con precisione. Dopo la morte di Alberto Beneduce diventa il compagno della vedova del boss, Paola Stroffolino, uccisa a sua volta insieme ad un altro esponente del clan di Casal di Principe Luigi Griffo. Con altri due imprenditori e politici di Minturno, Romolo Del Balzo aveva rilevato le attività economiche di Beneduce, subito dopo la sua morte.

I suoi rapporti s’incrociano strettamente con quella rete che governa l’economia della ricca città di Fondi. E’ stato in rapporti stretti con uno dei principali imputati del processo Damasco – in corso in questi giorni a Latina – Aldo Trani, considerato l’alleato più stretto di Carmelo e Venanzio Tripodo, i due figli del capobastone di Reggio Calabria Domenico Tripodo, ucciso dai cutoliani nel 1976. Secondo i carabinieri di Latina, Del Balzo manteneva stretti legami con quella famiglia arrivata a Fondi dalla Calabria alla fine degli anni ’70. “Era in contatto, fin dal 1999, con Carmelo Tripodo – si legge su un’informativa del 2007 -, che si occupava anche di recupero crediti per conto di Del Balzo stesso, all’epoca consigliere provinciale di Latina».

Dal 2009 l’attenzione dei magistrati nei suoi confronti si è poi concentrata sul suo ruolo di Presidente del consiglio comunale di Minturno nella gestione degli appalti per la raccolta dei rifiuti affidati alla società Cic. Quell’inchiesta l’ha portato ad alcuni mesi di carcerazione preventiva, quando occupava ancora il posto di presidente della commissione regionale Lavori pubblici. Un ruolo di peso che ha esercitato per quasi un anno.

Da Il Fatto Quotidiano. E anche su Telefree (se vi loggate potete leggere anche i commenti).

Chi si muove, chi sta fermo

Il mondo politico minturnese, com’è noto, è in piena fibrillazione in vista delle prossime elezioni amministrative. Si susseguono incontri, interviste, dichiarazioni. Tra notizie vere o presunte tali, illazioni,  ricostruzioni di fantasia e sprazzi di verità, i partiti politici e le forze della cosiddetta “società civile” iniziano a posizionarsi. Tralasciando il silenzio imbarazzante del PD, che crea non pochi malumori tra la base del Partito Democratico, negli ultimi giorni l’UDC ha iniziato a porsi al centro della scena politica cittadina. Con quale autorevolezza, è però tutto da verificare. Stupisce infatti leggere di una UDC che “dovrebbe costruire una squadra di governo efficiente in grado di produrre una radicale trasformazione della vita politica della città, alla luce dei fallimenti che hanno caratterizzato i recenti governi cittadini”, come se l’UDC e la sua classe dirigente non fossero corresponsabile di quei fallimenti, sia con le diverse amministrazioni di centrodestra che hanno governato il Comune da svariati lustri, sia con la recente e unica amministrazione di centrosinistra. Come poi il partito di Michele e Aldo Forte dovrebbe dar voce alla domanda che c’è nel Paese di radicale cambiamento nella gestione della vita pubblica ed affrontare una nuova stagione della politica resta, sinceramente un mistero. Parole grottesche ma soprattutto mistificatorie della realtà, che vede invece l’UDC, a livello provinciale e regionale,  perpetuare  i propri disegni politico-familiari-clientelari, peraltro in totale organicità con il PDL del senatore Fazzone e di Romolo del Balzo. Dinanzi a scenari ed alleanze  che si stanno prospettando  e che riguardano esclusivamente rese dei conti all’interno del centrodestra, il PD di Minturno deve uscire dal dorato silenzio nel quale si è rinchiuso e far sentire la propria voce. La rinnovata disponibilità di SEL e Verdi ad aprire un tavolo di confronto programmatico con tutte le forze del centrosinistra nonché la disponibilità a candidarsi di un pezzo da novanta della politica minturnese quale il leader locale dell’IDV Vito Romano, impongono al PD la necessità di farsi promotore dell’apertura di un dialogo che coinvolga non solo le forze politiche del centrosinistra, ma anche i movimenti civici e i cittadini di buona volontà,  per definire insieme programmi e candidature, utilizzando lo strumento previsto dallo statuto del PD, ossia le primarie di partito o di coalizione. La recente tornata elettorale amministrativa e referendaria ha dimostrato un rinnovato interesse per la politica dei cittadini e soprattutto delle giovani generazioni, pertanto auspico che il PD di Minturno abbandoni l’idea di alleanze “contronatura” ma sappia, nei luoghi a ciò deputati e nei modi appropriati, aprirsi quanto più possibile al dialogo e alla partecipazione con la società minturnese per coinvolgere  tutte quelle forze sane e disinteressate che vogliono impegnarsi per costruire un futuro migliore per il nostro Comune.

Pagliuzze. Fastidiose per alcuni, ma pagliuzze

Non mi iscrivo al partito del Benaltrismo, sia chiaro. Ma, sinceramente, mi sembra di poter dire che gli ambulanti extracomunitari abusivi non siano una piaga sociale, a Minturno.

 Legalità? Va bene. Facciamo così, allora. Sarò più contento quando leggerò di un blitz contro chi affitta appartamenti, box, scantinati, baracche a prezzi folli, ci stipa 20 persone e non paga una lira (oops, un euro) di tasse. Oppure contro chi non ha mai pagato la munnezza in vita sua. O per demolire un pò di case abusive agli atti degli morti. Oppure quando vedrò un vigile urbano fermare qualcuno che gira in moto senza casco. Ok? Un grazie sentito alle forze dell’ordine.

Un’altra pasta d’uomo, senza dubbio

“Da subito rinuncio alle prerogative connesse alla vicepresidenza, non parteciperò più all’ufficio di presidenza e già dal prossimo consiglio siederò tra i banchi dei consiglieri di minoranza. Sono certo di interpretare anche i sentimenti di chi mi ha eletto nel voler garantire  in queste circostanze il massimo rispetto delle istituzioni”.

Quando si dice salvaguardare le istituzioni. E Penati  è “semplicemente” iscritto nel registro degli indagati, per dire. Le indagini faranno il loro corso. Si doveva procedere così anche a Minturno. Il PD di Minturno aveva il dovere di chiedere un comportamento analogo al Presidente del Consiglio Comunale. Ma paragonare Del Balzo a Penati è come mettere la lana con la seta. E qui mi fermo.

Grazie Mimma

Da Telefree, l’intervista a Mimma Nuzzo.

A poco più di un mese dalla caduta dell’amministrazione Galasso, la capogruppo uscente del PD, Mimma Nuzzo, espone alcune considerazioni sulla sua esperienza consiliare che, dopo ben trentasei anni, ha riportato una donna tra gli scranni del Consiglio comunale di Minturno. Ed è pura coincidenza che proprio ieri il TAR del Lazio si sia espresso sull’insufficiente rappresentanza femminile in seno alla giunta di Roma (una sola donna su dodici) iponendo ad Alemanno di apportare immediatamente dei correttivi. Durante il suo mandato, più volte, la prof.ssa Nuzzo aveva sollecitato la giunta ad operare un cambio di passo più deciso con concreti segnali di discontinuità rispetto al passato.

È rimasta sorpresa dalle dimissioni degli undici consiglieri che hanno decretato la fine dell’amministrazione Galasso e l’avvento del Commissario Prefettizio?

Le dimissioni sono arrivate con un’improvvisa accelerazione degli eventi all’interno delle varie fazioni che caratterizzano il centrodestra cittadino, in cui permane un clima di accesa conflittualità. Infatti, sebbene negli ultimi mesi l’amministrazione fosse stata sottoposta a molteplici critiche, farla cadere in piena stagione estiva è stato un atto di grande irresponsabilità che non ha nulla a che vedere con il bene del paese: si è trattato, piuttosto, di un ennesimo regolamento di conti all’interno del ceto politico locale che, ancora una volta, ha ignorato i bisogni della cittadinanza. Quanto al Commissario Prefettizio, ho avuto modo di incontrare e appurare la disponibilità del dott. Greco. Mi lasci dire che nell’attuale situazione, disastrata a causa di decenni di cattiva amministrazione, potrebbe rimettere senz’altro un po’ d’ordine.

A più riprese, lei non ha risparmiato critiche ad alcune scelte dell’amministrazione Galasso. E ora anche la sentenza del TAR del Lazio sembra darle manforte, che ne dice?

È vero. Ma le critiche le ho sempre espresse in assoluta trasparenza e con fini puramente costruttivi che non badavano al perseguimento di obiettivi personali. Tutti sanno che ho rinunciato a battermi per l’assessorato che mi ero conquistata in qualità di unica donna eletta in Consiglio comunale. Come si legge nello Statuto Comunale (art. 23) e nel programma elettorale, confermato dalle sentenze di numerosi TAR, compresa la decisione di ieri del TAR Lazio, sarebbe stata una battaglia vinta che non ho voluto fare per la generosità e l’altruismo che sempre hanno contraddistinto il mio agire politico e sociale. La mia rinuncia, in nome della governabilità e dello spirito di squadra, era però condizionata all’affermazione dei principi di trasparenza, legalità e condivisione sostenuti in campagna elettorale. Difatti, anche una settimana prima della sfiducia, quando ho deciso l’autosospensione dalle deleghe che il Sindaco mi aveva conferito, non ho mai negato la fiducia al governo cittadino, consapevole del difficile momento di stagnazione economica del Comune e perché ritenevo indispensabile procedere all’approvazione del primo bilancio dell’era Galasso. Mi dica lei, chi altro l’avrebbe fatto?

Cosa rimane della sua critica all’operato del Sindaco uscente?

Quando si governa partendo da una minoranza numerica che diventa maggioranza per alchimie politiche ostaggio dei capricci dell’uno o dell’altro consigliere che utilizzano il proprio voto come merce di scambio, bisogna riflettere su cosa non è andato. Intanto, bisognava mantenere un rapporto saldo e privilegiato con le forze che hanno sostenuto Galasso sin da principio. Sono convinta che il Sindaco avrebbe dovuto osare di più, con maggiore coraggio e determinazione. La gente l’avrebbe apprezzato e sostenuto. Se crisi doveva esserci, per esempio, meglio nel momento in cui chiesi le dimissioni del Presidente del Consiglio Comunale o costituendosi parte civile nel procedimento in corso sui rifiuti che ha arrecato ingenti perdite all’erario comunale. Ma la mia voce rimase isolata sebbene interpretasse il pensiero di una parte consistente dei cittadini.

Che bilancio trae dalla sua esperienza?

È stata un’esperienza umanamente intensa e per questo ringrazio il PD per aver accolto la mia candidatura da indipendente e poi nominarmi capogruppo in Consiglio. Ritengo di aver tenuto fede al patto elettorale con i cittadini che in me hanno riposto fiducia e attestati di stima, che non hanno un colore politico univoco. Con umiltà, ho cercato di dare il mio contributo di idee e di partecipazione nel mondo della scuola e del volontariato; ho sostenuto con grande fatica un progetto di riordino dell’Archivio Comunale e ho ripetutamente sollecitato maggiore attenzione alle fasce realmente deboli. Tutto questo l’ho fatto al costo di un grande dispendio di tempo, energie e risorse personali, mentre il mio entusiasmo e passione di ‘principiante della politica di palazzo’ si sono spesso scontrati con una realpolitik e una lentezza della burocrazia troppo distanti dalle aspettative dei cittadini. Ma non ho nessun pentimento.

Quali sono a suo avviso i possibili scenari futuri?

Intanto ritengo utile far passare le attuali turbolenze e i vari riposizionamenti in corso. Quanto al mio impegno politico, sto dalla parte dei volti nuovi, dei giovani, delle donne, delle fasce deboli, dei lavoratori e di tutte le persone che credono in un rinnovo della classe dirigente minturnese. Pertanto, qualora si dovessero creare le condizioni per una proposta chiara che metta al centro le forze sane che vogliono un vero cambiamento, sicuramente darò il mio contributo. Che la buona politica, insomma, prevalga sui risentimenti e sulle ambizioni personali.

Ritiene riproponibile una candidatura Galasso?

Il maggior merito di Galasso, oltre alla sua onestà, è di aver liberato il voto dei cittadini di Minturno. Intendo dire che nessuno più pensa che i protagonisti del declino del nostro Comune siano imbattibili mentre il loro capillare sistema clientelare comincia a vacillare. Mai come nell’ultimo anno il dibattito politico è stato così acceso e partecipato, al di là delle note folkloriche. Il PD, per esempio, è oggi un attore indiscusso della politica locale, che si pone in rappresentanza di tutte le categorie sociali. Quanto al toto-nomi in corso, è una pratica che non mi coinvolge né mi appassiona. Abbiamo tanti esempi di candidati che, a fronte di molto frastuono mediatico, non hanno raccolto consensi adeguatamente dignitosi. Ripeto, quello che conta non sono i nomi ma il progetto, le modalità per perseguirlo e gli obiettivi che si vogliono raggiungere, anche al di là dei tradizionali steccati politici. La fiducia e il consenso vanno conquistati con proposte politiche sane e credibili.