Archivio mensile:Febbraio 2012

Un’analisi lucida sulle primarie e sul PD

Lo riporto integralmente, il post di Pippo sulle primarie, perchè riassume le domande (tante), i dubbi (tantissimi) e le certezze (di più) che alcuni di noi nutrono sull’agire dei “massimi dirigenti” del PD.

Mettere in sicurezza, aggiustare, correggere. La solita analisi del dopo primarie all’interno di un Pd in vistosa ritirata, a cui contribuiscono i suoi massimi dirigenti.

Il paradosso è il solito: il gruppo dirigente commette errori grandi e piccoli che lo portano a ‘perdere’ (virgolette essenziali) le primarie e poi, avendole ‘perse’, mette in discussione le primarie, per poter tornare a scegliere in solitudine. E sembra quasi che lo si faccia apposta, di ‘perdere’.

Un circolo vizioso alla perfezione.

Era successo lo stesso con Pisapia, ricordate?

A nessuno viene il dubbio che il problema di Genova fosse, in particolare, il giudizio sulla candidatura del sindaco uscente che il Pd non aveva saputo elaborare, prima di tutto al proprio interno e all’interno del proprio gruppo dirigente?

E se si fossero messi d’accordo prima, chi può dire che Doria, che ha doppiato i candidati del Pd, non avrebbe vinto lo stesso? A Milano c’era un solo candidato del Pd, che ha perso. Anche a Cagliari, dove acerrimi nemici si strinsero intorno alla candidatura di Cabras. Lì, le aggiustatine, caro segretario, a chi le avremmo dovute dare?

E, ancora, a Piacenza, chi avrebbe dovuto “aggiustare” il dissidio tra l’area del sindaco uscente e la maggioranza del gruppo dirigente? Se non gli elettori, lo avrebbe dovuto fare un gruppo dirigente dichiaratamente diviso. E a Parma, dove l’assemblea cittadina si era divisa a metà, chi avrebbe dovuto mettere in sicurezza il dibattito interno? Chi lo capisce, è bravo.

Lo Statuto già prevede dei limiti alle seconde candidature del Pd, che devono essere largamente rappresentative e sostenute all’interno dei gruppi dirigenti del Pd. Facciamo rispettare questa regola di buon senso e smettiamola, una buona volta, di fare le doparie (non nel senso delle consultazioni proposte da Calabretta, che per altro non facciamo mai, ma nel senso del dibattito dopo le primarie).

Abbiamo deciso di far scegliere agli elettori, e di estendere la scelta a tutte le forze della coalizione perché il Pd di Veltroni non ci piaceva più. Ecco. E abbiamo addirittura preso l’impegno, coram populo, di fare le primarie per scegliere i parlamentari.

Se abbiamo riflessioni da fare, dedichiamole piuttosto ad un’analisi accurata del voto delle grandi città, dove tendono ad affermarsi candidati capaci di rompere lo schema, di aprire un rapporto diverso con la cittadinanza, di mettere in discussione chi è al governo, di lanciare offensive sul piano culturale e, sì, anche generazionale.

E poi diciamocela tutta: nell’Italia della cosiddetta antipolitica (di cui parliamo a sproposito tutto il santo giorno, senza mai ragionare sulle cause che hanno portato a tale e tanta disaffezione verso i partiti), è possibile (bella scoperta!) che vinca un outsider. Soprattutto se gli insider non sanno bene che cosa fare e non riescono a convincere nemmeno gli elettori (e a volte i colleghi dirigenti) del proprio partito. Oppure crediamo davvero che Sel o altre formazioni del centrosinistra dispongano di più voti del Pd alle primarie, per poi perderli quasi tutti durante la campagna elettorale? Suvvia.

Il problema da porsi, in sintesi, non riguarda le primarie, ma la politica del nostro partito: ed è quello del rapporto tra le gerarchie e le loro dinamiche, da una parte, e gli elettori e le loro sensibilità, dall’altra. In una parola: rappresentanza. Tutto qui. E scusate se è poco.

P.S.: per concludere, ogni storia è diversa, e come tale andrebbe valutata. Anche Vendola era un uscente, per dire. E pretendemmo di cambiarlo. E sappiamo come è andata a finire. E qualcuno avrebbe voluto candidare Chiamparino al posto di Bresso. Ma si candidò l’uscente. Senza primarie. Poi siamo stati sfortunati, com’è noto, alle elezioni. Capita.

#FreeHamza

Sottoscrivete l’appello di Amnesty International per salvare la vita ad Hamza Kashgari, il giornalista saudita che rischia la condanna a morte per aver postato tre tweet considerati blasfemi. Ne parla anche Fabio qui.

His Majesty King Abdullah Bin Abdul Aziz Al Saud
The Custodian of the two Holy Mosques
Office of His Majesty the King
Royal Court, Riyadh
KINGDOM OF SAUDI ARABIA


Sua Maestà,
sono un simpatizzante di Amnesty International, l’Organizzazione non governativa che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati. Le scrivo per sollecitarLa a revocare l’ordine d’arresto nei confronti di Hamza Kashgari. Le chiedo di rilasciarlo immediatamente e senza condizioni, che l’inchiesta venga archiviata e che nell’immediato egli possa essere assistito da un avvocato di sua scelta, anche nel corso degli interrogatori.
La ringrazio per l’attenzione.

Come mai

Un tempo si cantava, nei cortei, come mai come mai sempre in culo agli operai. Oggi si potrebbe dire: come mai come mai sempre in culo ai precari?

L’analisi di Marco Simoni sulla precarietà e le conseguenti azioni del governo.

Privi di potere contrattuale, i lavoratori flessibili hanno visto i loro salari diminuire sempre più.

Dal 1996 al 2008, le case sono in media aumentate del 50% al netto dell’inflazione e nelle grandi città anche molto di più. Questi aumenti colpiscono soprattutto i più giovani, che devono acquistare una casa o cominciare un contratto di affitto.

Ricapitolando: mentre i prezzi delle case subivano aumenti vertiginosi, i salari dei lavoratori flessibili diminuivano a causa del loro scarso potere contrattuale, in un contesto in cui essi erano anche privi di sostanziali protezioni sociali. Il concorrere di questi tre fattori ha determinato la precarietà che ormai caratterizza larghissimi strati della popolazione under 40.

Piuttosto che concentrarsi sugli effetti immediati delle singole misure, diventa cruciale riflettere sulle loro interazioni. Assumono allora una nuova prospettiva le proposte di riforma della cassa integrazione e l’idea di un sussidio di disoccupazione generale; l’obiettivo di unificare il mercato del lavoro in una forma contrattuale largamente prevalente; le norme per lo stimolo della concorrenza recentemente approvate e quelle in cantiere; perfino il ripristino di una tassa sugli immobili che può contribuire (non essendo sufficiente) a raffreddare le dinamiche dei prezzi delle abitazioni.

Bersani non scherziamo

Se si vuole preselezionare il candidato del PD alle primarie di coalizione non c’è altro metodo se non quello delle primarie interne. Primarie aperte, non riservate ai soli iscritti. Qualsiasi altra soluzione che preveda una preselezione da parte degli organismi dirigenti sarebbe una gigantesca presa per il culo.

Se tre segnali vi sembran pochi…

Quando le primarie non vanno come si vorrebbe, ecco che si mette subito in discussione lo strumento. Aperte? Chiuse? Si fanno prima quelle di partito e poi quelle di coalizione? Uno o due o più partecipanti del PD? Saranno inquinate? Arriveranno i cinesi? O quelli del PDL? Ma qualcuno se lo pone il problema della qualità dei candidati del PD, della coerenza delle scelte amministrative, della necessità di un ricambio delle classi dirigenti o no?