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A proposito di pari opportunità (e di pregiudizi)

Un episodio di cronaca come tanti altri, un morto ammazzato nella capitale. A pochi metri dalla scuola dei miei figli. Un nomade. Si scopre che ad uccidere, per motivi passionali, è stata una guardia giurata. Poco conta. I nomadi rubano. Normale che un nomade vengano ammazzato perchè ruba. Se ci sono i nomadi c’è il coprifuoco. È una cazzata. In quel quartiere ci vivo. Si può tranquillamente uscire la sera. Ma se ci sono i nomadi bisogna aver paura a tutti i costi. Se ci sono gli stranieri è normale avere paura.

Cambio di scena.

Piscina dove va mia figlia. Gli addetti alle pulizie non sono italiani. Come non sono italiane molte delle persone che mi riempiono il serbatoio di benzina. O mi lavano la macchina. O mi preparano la pizza. O mi cucinano i rigatoni con la pajata. Persone che lavorano. Penso ai loro figli. Poi penso a Barack Obama, a Rudolph Giuliani, a Mario Cuomo, a Colin Powell, a Julian Castro. E penso che nella Prossima Italia vorei vedere i figli degli immigrati avere le stesse opportunità dei miei figli. Nelle scuole, nelle università, nel mondo del lavoro, nella politica.

La prossima manifestazione

Il disagio sociale aumenta. La rabbia pure. In maniera direttamente proporzionale alle mancate risposte dei governi. Che siano politici, tecnici, tecnicopolitici. In Italia, in Europa, nel mondo. Ciò che rimane sempre uguale sono le mazzate. Le manganellate alle spalle. I cavùci ‘n faccia. Le risposte del Ministro dell’Interno di turno. I lacrimogeni dalle finestre, quelli no. Quelli sono nuovi. Ecco, per deprecabili che siano le manifestazioni di violenza (limitate) che puntualmente avvengono durante manifestazioni generalmente pacifiche, ciò che la Polizia di uno stato di diritto non può e non deve permettersi è la violenza a sua volta. L’accanimento sui manifestanti. È successo tante volte, in passato. E sappiamo com’è andata a finire. Che nella Prossima Italia ci sia anche una Prossima Polizia ed un Prossimo Ministro dell’Interno.

Incompreso

Così Gad Lerner, ieri, commentava l’ennesima prova di forza dell’AD FIAT:

[…] “I diciannove lavoratori di Pomigliano posti ieri in mobilità rappresentano un costo annuo insignificante per la multinazionale dell’ auto: meno di quel che guadagna Marchionne in una settimana. Ma vengono sacrificati come ostaggi in una guerra che Fiat ha dichiarato non solo contro il sindacato metalmeccanico col maggior numero di iscritti, ma anche contro la magistratura italiana, cioè lo stato di diritto, e quindi contro le regole condivise della nostra collettività.” […]

[…] “Dalla rappresaglia contro gli iscritti alla Fiom ora la Fiat passa alla rappresaglia contro i lavoratori in genere. Diffonde la paura negli stabilimenti, trasmettendo l’ idea che “per colpa” dei pochi che hanno osato difendere i propri diritti facendo ricorso e ottenendo giustizia, a pagare potrà essere chiunque.” […]

Difficile non essere d’accordo. Però c’è chi pensa che l’atteggiamento di Marchionne sia semplicemente il frutto della volontà di modernizzare le relazioni indistriali del nostro Paese, nel quale l’AD FIAT è un incompreso, uno troppo avanti.

«Marchionne non vìola la legge quando cerca di praticare il modello di relazioni industriali “all’americana” che l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori consente. È la cultura dominante che lo respinge».

Troppo avanti, anche Pietro Ichino. Troppo cool. Si arriva a dire, come ormai si sostiene da tempo, che i diritti possono essere monetizzati. E così la dignità del lavoratore:

«Secondo la legge italiana, l’ad di Fiat ha il diritto di non riconoscere le rappresentanze del sindacato che non ha firmato alcun contratto collettivo applicato in azienda. Ma non ha il diritto, come potrebbe fare in America, di discriminare i suoi iscritti. Ciononostante, a mio avviso, il provvedimento adottato dal giudice in questo caso è inappropriato». «Di fronte a un caso come questo, in qualsiasi altro paese il giudice avrebbe adottato la sanzione più appropriata, che è quella del risarcimento del danno.

Forse l’onestà intellettuale di ammettere che FIAT un piano indistriale non ce l’ha mai avuto, ultimamente, non guasterebbe.

E comunque, se questo è il futuro della sinistra riformista e del PD…

 

Lavoronero

Applicando lo stesso metro di giudizio utilizzato da molti, in queste ore, per lo stabilimento Ilva di Taranto (ci sono migliaia di operai in mezzo alla strada), gli stabilimenti Eternit sarebbero ancora in funzione. Certo è una scelta drammatica, quella tra salute e lavoro. Quando il tuo lavoro uccide te e i tuoi figli. Avvelena la tua terra. Ma è il solo lavoro che ti consente di sopravvivere.

Dalle parole dei magistrati che, con estrema sofferenza, hanno deciso il sequestro di parte dello stabilimento, emerge un quadro difficilmente equivocabile. E personalmente, oltre al danno ambientale, mi colpisce il fatto che gli operai stessi lavorassero in un luogo non sicuro per la propria salute. Come se il datore di lavoro di una impresa edile non mettesse a disposizione le cinture di sicurezza per chi monta un ponteggio. O lasciasse un’apertura nel vuoto senza parapetto. Il ricatto, poi, funziona sempre: vuoi lavorare? Se ti sta bene è così. E la fila, per quel maledetto posto di lavoro, è lunga chilometri.

Che fare, adesso? I cittadini di Taranto hanno diritto alla salute. Non credo si possa discutere su questo. Mettere in sicurezza l’impianto, da un punto di vista ambientale e della sicurezza dei lavoratori. E iniziare la bonifica che, se vogliamo, è un business enorme anche quello. Poi, sperare che la conta dei morti, prima o poi, finisca.

 

Svegliaaaaaaaaaa!!!!

Avete bisogno di un caffè doppio, per alzarvi ogni mattina? E io vi dò una Cristiana doppia. Serviti.

Prima un video sulla relazione complicata, anzi complicatissima, tra PD e gay.

Poi un post magistrale su politica e giornalismo.

E buona giornata a tutti.

 

Fischio d’inizio

Quella del matrimonio gay è “un’idea incivile”. Anzi: “una violenza della natura e sulla natura”.

Io di incivile vedo lui, Pierferdinando Casini. E tutto l’UDC. E a quelli del mio partito che ancora credono che ‘sti talebani siano dei moderati dico: questi non sono problemi di coscienza. Sono problemi politici. Perchè anche sui diritti si disegna il paese del futuro. Bersani, sono cazzi tuoi, se davvero vuoi allearti con questi. La partita è appena iniziata.

Cose semplici e banali

Noi che stiamo qui a menarcela su matrimoni si matrimoni no, diritti dei singoli, diritti delle coppie, Costituzione, Hollande, Obama, Rosy Bindi, Scalfarotto, Concia. Democrazia, preclusione, votosivotono. È tutto dannatamente semplice. Si deve fare un accordo con l’UDC? E allora niente matrimoni tra persone dello stesso sesso. Lapalissiano. Punto. Bisogna solo vedere cos’altro proveranno a farci digerire, da qui al 2013.