Archivio mensile:Settembre 2011

Elezioni a Minturno

Nel centrosinistra minturnese, sebbene la definizione della coalizione che affronterà la sfida elettorale per la scelta del Primo Cittadino sia ancora lontana dalla dirittura d’arrivo, sono già due le personalità politiche che hanno dichiarato ufficialmente di volersi candidare alla carica di Sindaco. Alla candidatura di Vito Romano si è infatti aggiunta, nei giorni passati, la candidatura del Sindaco uscente Aristide Galasso. Non posso far a meno di notare come ancora una volta il dibattito in seno al centrosinistra ruoti attorno ai nomi, seppur autorevoli, mentre passa in secondo piano la specifica di contenuti, idee e progetti per il nostro Comune. Auspico, da parte mia, la prosecuzione degli incontri già iniziati con tutte le forze politiche e civiche che gravitano nell’orbita del centrosinistra e che hanno a cuore il futuro del Comune di Minturno e dei suoi cittadini. Ritengo inoltre che, una volta condivisi con le forze della coalizione pochi e qualificanti punti programmatici improntati al reale rispetto della legalità e della trasparenza amministrativa e che vedano in prima fila la parte sana della società minturnese, il naturale approdo del “cantiere” del centrosinistra non possa che prevedere la convocazione di elezioni primarie, come peraltro previsto dallo statuto del PD. A tale consultazione dovrebbero partecipare, con lealtà e coraggio, non solo i due illustri ex sindaci che hanno già avanzato la propria candidatura, ma anche ulteriori esponenti delle forze politiche e della società civile che ritengano di poter rappresentare al meglio il progetto politico della coalizione nonché le istanze di rinnovamento delle classi dirigenti provenienti, ormai, da settori sempre più ampi della nostra società.

Uscire dal “sistema”: una questione di sopravvivenza

Lunedì sera a L’Infedele Concita De Gregorio, con poche illuminate parole, ha spiegato chiaramente quale sia la strada affinchè il PD (parlo del mio partito, gli altri facciano come meglio credono) acquisti una rinnovata credibilità presso gli elettori. Premesso che, al di là delle responsabilità personali dei singoli, anche il PD fa parte del “sistema”. Il che non vuol dire necessariamente che i suoi esponenti siano persone “che rubano”, ma semplicemente che anche il PD ha accettato che la politica arrivasse a permeare con le sue ramificazioni ambiti che non erano di sua stretta competenza. Il tutto per garantire una perpetuazione di posizioni dominanti di singoli e di gruppi dirigenti nonché per garantire forme di finanziamento border-line. Premesso tutto ciò, allora, il rinnovamento non può avvenire ad opera di chi fa parte del “sistema”. Il “sistema” non può autoriformarsi. Lo ha ammesso, con molta onestà (anche se si vedrà se alle parole seguiranno i fatti)  il sindaco di Sesto, Oldrini, che dice che la funzione della sua generazione si è esaurita. Un ciclo è finito. Ecco l’ineluttabilità del cambiamento. Una nuova generazione di politici, non necessariamente giovani anagraficamente, si proponga alla giuda del PD e del Paese. Chi ritiene che far parte del “sistema” rappresenti la naturale vocazione del PD abbia il coraggio di raccogliere la sfida, ad esempio con primarie aperte alla partecipazione dei cittadini per la scelta dei candidati a Camera e Senato, di chi pensa che il PD debba essere altro. Se il PD non fa questo, sarà fagocitato dal “sistema” stesso. E dall’antipolitica. E perderemo tutti.

Incontri ravvicinati

Ascoltavo stamattina Giorgio Stamatopoulos che dai microfoni di Radio Città Futura immaginava, oggi, un Berlusconi vagabondo tra i palazzi di Strasburgo e Bruxelles in cerca di qualcuno che lo ricevesse per giustificare la sua fuga dai pm di Napoli. L’uomo, comunque, è coraggioso, non c’è che dire. Rischia di incontrare in un corridoio la cancelliera tedesca Angela Merkel che, dopo essere stata apostrofata “culona inchiavabile”, secondo me due zaccagnate in faccia a B. gliele molla volentieri. Ma la manovra economica viene prima dell’onore.

La Cina è vicinissima

Voci insistenti, ci dicono che la Cina acquisterebbe titoli di stato italiani. Si muove Tremonti in persona, quello dei dazi. Qualcuno lo spieghi alla Lega, che tuona contro i ristoranti etnici e i commercianti cinesi che, invadendo pezzi delle nostre città, metterebbero a repentaglio la nostra identità culturale, insieme a kebabbari di varie etnie mediorientali. Qualcuno lo spieghi al sindaco di Prato, che sparando ad alzo zero contro i piccoli industriali tessili cinesi ci ha vinto una campagna elettorale.

Due forni bastano?

Quando qualcuno mi decanta le virtù dell’UDC ribatto che una delle cose che trovo davvero inaccettabili, a livello nazionale così come a livello locale, è la politica dei due forni. E trovo ancora più inaccettabile che il PD non abbia nulla da ridire su tali comportamenti politici. Anche a Minturno, il partito di Michele e Aldo Forte, sodali di Fazzone in Regione e in Provincia, dialoga con il PD e con pezzi di centrosinistra, ma contemporaneamente tesse la sua tela con Nuova Area e Volare, due liste locali che fanno capo ad altrettanti campioni del trasformismo che gravitano in area PdL. A meno che non si voglia mettere tutto nello stesso calderone, un progetto pilota della Santa Alleanza che alcuni, nel PD, vorrebbero si realizzasse anche a livello nazionale.  Ma questa è un’altra storia.

Il Capo e i suoi ragazzi

La cosa più triste di Atreju, festa politica organizzata dai giovani pidiellini, è vedere questi ragazzi spellarsi le mani per applaudire B. mentre il puttaniere racconta barzellette, denigra le istituzioni, attacca la magistratura, offre ricostruzioni risibili delle vicende giudiziarie proprie ed altrui, spara cazzate sulla situazione economica del Paese e sull’azione del governo. In parole povere B. affossa l’Italia, i ragazzi applaudono, le ragazze ammirano il capo con occhi sognanti. Magari pensano alla prossima edizione di “Chi-vince-un-posto-in-Parlamento-partecipando-ad-una-delle-mie-feste”? Se la gioventù di destra è questa, il Paese sta davvero nella merda.

 

Sceneggiate

È uno spettacolo sinceramente triste vedere Calearo e Scilipoti impallinarsi a vicenda.

Errori su errori, a partire da Veltroni e Di Pietro. Solo con il Porcellum potevano stare in Parlamento, ‘sti personaggi.  Mai più, grazie. Abbiamo già dato. Firmiamo per il referendum.

Censura 2011

Siamo un paese moderno, non c’è che dire. Le nozze gay, in Italia, non si possono immaginare nemmeno nelle fiction. Ahimè, temo che non sarà scontato il contrario anche quando governeremo. Almeno finchè il PD non diverrà un partito davvero laico e deciderà di abbandonare definitivamente istinti Terzopolisti.