Archivio mensile:Settembre 2011

Oggi sciopero – Sciopero oggi

Non è che uno in piazza ci va così, in maniera acritica. Tra l’altro rinunciando ad un giorno di stipendio, che visti i tempi buttalo via. Però cammini, ascolti, ti guardi intorno. Gioisci, partecipi, condividi e rifletti. È vero, in uno sciopero c’è molto di rituale. I canti, i balli, gli slogan, gli striscioni, i cartelloni. Pure Bella Ciao va’, anche se quando la ascolto mi vengono sempre i brividi. E sugli effetti sono abbastanza d’accordo: probabilmente, anzi pressochè sicuramente, stasera non cambierà niente. L’articolo 8 sarà lì, la patrimoniale non sarà inserita in finanziaria e la manovra economica, con tutta probabilità, sarà licenziata dal Parlamento facendo pagare i soliti noti. Però di forme di protesta non è che ce ne siano rimaste molte, anzi. Ed è del tutto evidente chi, in situazioni del genere, porti su di sè la responsabilità delle divisioni. Non riesco, questa volta, ad essere d’accordo con Cristiana. Io lo sciopero l’ho fatto, e l’ho fatto anche per chi oggi, ricattato, felice, costretto, è andato al lavoro. L’ho fatto anche per  chi è a partita IVA e pensa di non avere rappresentanza (e si sbaglia, perchè c’è il NIDIL). E me ne frego se nella CGIL ci sono cattivi esempi di sindacalista che allontanano i lavoratori dal sindacato. Lo so anche io, che alla CGIL sono iscritto. Parliamone. Domani. Ma oggi il tema era un altro. Dare voce a chi si oppone, nel Paese, alle politiche economiche scellerate di questo governo. Un governo che non chiede alcun sacrificio a chi può permetterselo, che penalizza per pura ideologia il lavoro dipendente, che toglie risorse agli enti locali, che fa perdere credibilità all’intera nazione, che non ha mai pensato alla crescita, che mette gli uni contro gli altri. Che ci porta verso il baratro. Allora non una giornata di sciopero, ma dieci, quindici, venti, trenta. Ad oltranza. Pure senza stipendio. Finchè non si tolgono di torno. Allora vedi come lo strumento avrebbe un senso.  Purtroppo non accadrà. E staremo ancora, sempre, a discutere circa l’utilità di una giornata di sciopero.

A proposito di arretramenti

Cicciobello Rutelli, oggi:

“Voglio vedere bene il testo per capire se si tratta di un arretramento grave o di una flessibilità gestibile”: il leader di Alleanza per l’Italia, Francesco Rutelli sospende il giudizio sul’articolo 8 della manovra e la deroga dell’art.18. “Bisogna capire se e come recepisce il testo delle parti sociali, e concretamente quali implicazioni prevede”, osserva Rutelli. “Certo, in una fase come quella che stiamo attraversando, simili provvedimenti andrebbero comunque sempre accompagnati da misure contro il precariato”. “Pesa anche lo sciopero generale”, conclude il leader ApI, “una iniziativa del tutto rispettabile, ma attenzione, l’idea che ci siano partiti della sinistra che scodinzolano per partecipare fa parte della archeologia della politica, ci vuole autonomia nel rapporto tra politica e parti sociali”.

L’unico arretramento che ci vorrebbe è il suo, da Senatore della Repubblica. Eletto anche con i miei voti. Buffone.

Concittadini Minturnesi illustri

Romoletto sale agli onori della cronaca.

Indagato per anni dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma. Indicato come l’erede delle imprese economiche di Alberto Beneduce, il boss dei Casalesi ucciso a Baia Domitia nel 1990. E nominato presidente della commissione “Olimpiadi 2020 e grandi eventi” del Consiglio regionale del Lazio. E del resto Romolo Del Balzo, 55 anni, medico originario di Minturno, può essere a ben ragione considerato la chiave di volta per capire come funziona il sistema politico nel sud pontino, territorio della provincia di Latina, che con i voti bulgari andati al Pdl ha consentito la vittoria di Renata Polverini lo scorso anno. Il dato inquieta e non poco visto che proprio oggi  il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha ufficializzato la presenza di Roma tra i nomi delle sei città candidate a ospitare le Olimpiadi del 2020.

A Roma, in fondo, Romolo Del Balzo è ancora poco conosciuto e di certo la sua commissione per le Olimpiadi 2020 e i grandi eventi non ha per ora un gran da fare. Dallo scorso febbraio – quando fu istituita – si è svolta una sola seduta, servita più che altro per annunciare l’inizio dei lavori. Poi più nulla, salvo il titolo di presidente che il consigliere Del Balzo può vantare.

Il nome di questo medico con la vocazione antica per la politica è però ben conosciuto tra gli investigatori che si sono a lungo occupati della penetrazione della criminalità organizzata nel sud del Lazio. Romolo Del Balzo appare più di una volta nelle indagini svolte dalla Dda di Roma sul sistema Fondi, la città che il prefetto Bruno Frattasi aveva chiesto per ben due volte di sciogliere per mafia, scontrandosi con il muro impenetrabile costruito dal Pdl di Latina. Secondo i carabinieri – che lo hanno a lungo intercettato – era lui il referente politico regionale dell’ex assessore ai lavori pubblici di Fondi Riccardo Izzi, arrestato con l’accusa di associazione mafiosa nell’inchiesta sul Mof, il principale mercato ortofrutticolo del centro Italia.

Dalle prime inchieste sulle mafie in questa zona ai confini con Caserta – l’indagine conosciuta come Damasco – il fascicolo intestato a Romolo Del Balzo è stato separato dal filone principale dal Gip di Roma, che ha escluso l’originario capo d’imputazione di associazione mafiosa per il consigliere regionale.

Ma nelle centinaia di pagine che i carabinieri del gruppo di Latina gli hanno dedicato il suo profilo di politico pontino attento ai contatti giusti è disegnato con precisione. Dopo la morte di Alberto Beneduce diventa il compagno della vedova del boss, Paola Stroffolino, uccisa a sua volta insieme ad un altro esponente del clan di Casal di Principe Luigi Griffo. Con altri due imprenditori e politici di Minturno, Romolo Del Balzo aveva rilevato le attività economiche di Beneduce, subito dopo la sua morte.

I suoi rapporti s’incrociano strettamente con quella rete che governa l’economia della ricca città di Fondi. E’ stato in rapporti stretti con uno dei principali imputati del processo Damasco – in corso in questi giorni a Latina – Aldo Trani, considerato l’alleato più stretto di Carmelo e Venanzio Tripodo, i due figli del capobastone di Reggio Calabria Domenico Tripodo, ucciso dai cutoliani nel 1976. Secondo i carabinieri di Latina, Del Balzo manteneva stretti legami con quella famiglia arrivata a Fondi dalla Calabria alla fine degli anni ’70. “Era in contatto, fin dal 1999, con Carmelo Tripodo – si legge su un’informativa del 2007 -, che si occupava anche di recupero crediti per conto di Del Balzo stesso, all’epoca consigliere provinciale di Latina».

Dal 2009 l’attenzione dei magistrati nei suoi confronti si è poi concentrata sul suo ruolo di Presidente del consiglio comunale di Minturno nella gestione degli appalti per la raccolta dei rifiuti affidati alla società Cic. Quell’inchiesta l’ha portato ad alcuni mesi di carcerazione preventiva, quando occupava ancora il posto di presidente della commissione regionale Lavori pubblici. Un ruolo di peso che ha esercitato per quasi un anno.

Da Il Fatto Quotidiano. E anche su Telefree (se vi loggate potete leggere anche i commenti).

Piace vincere facile, allora!

Prendiamo sempre i risultati dei sondaggi con le molle. Ok. Però credo sia plausibile che il trend possa essere più o meno quello descritto da Demos.

Pensando alla pervicacia con la quale una parte del PD continua a ritenere che sia necessaria un’alleanza anche con il Terzo Polo, mi viene in mente il noto spot pubblicitario. Per essere sicuri della vittoria, facciamole ‘ste alleanze contronatura. I diritti civili, il biotestamento, la laicità dello stato, il precariato, la scuola, l’economia vengono dopo. Adesso ci sono problemi più importanti, per dirla alla Veltroni. I gruppi dirigenti hanno la presunzione di essere sempre più avanti dei propri elettori. Bersani, Veltroni, D’Alema, Letta: e se invece fosse vero il contrario?

 

I nuovi ricchi da colpire

La Lega Nord ha chiesto che sia inserita, nella Finanziara più modificata del mondo, una norma che preveda un prelievo del 2% sulle rimesse degli immigrati senza codice fiscale e senza iscrizione all’INPS. In parole povere, quelli che lavorano in nero o che sono clandestini. Cornuti e mazziati. Non solo sono sfruttati da datori di lavoro senza scrupoli (penso a tutti gli immigrati che lavorano nell’edilizia, o nei campi), ma i proventi dei loro sacrifici devono pure essere oggetto di obolo da versare allo stato italiano. Facciamola pagare anche a loro, la crisi economica. E lasciamo in pace i possessori di grandi patrimoni, la rendita e i veri ricchi, una volta per tutte.

Sento puzza, altro che Profumo

Letta(Pd): “Profumo? Lo candiderei subito”. Sul fronte politico opposto c’è un nuovo nome in campo per il Partito democratico: è quello dell’ex ad di Unicredit Alessandro Profumo. Dal meeting Ambrosetti in corso a Cernobbio, il vicesesegretario Enrico Letta ha aperto infatti all’ingresso del banchiere nelle file dei democratici, spiegando che lo candiderebbe ‘subito’ nelle file del Pd. Letta ha spiegato di vedere “molto bene” un suo eventuale impegno in politica. “Secondo me Profumo è una persona competente e appassionata. Ce ne sarebbe bisogno, di persone come lui”, ha detto ai cronisti auspicando anche la formazione di “un governo di salvezza nazionale con grandi competenze tecniche e protetto da Bankitalia e dal Quirinale”.

Nel post precedente avevo evidenziato i movimenti di Casini che vorrebbe, così, selezionare una nuova classe dirigente per il Paese, fatta anche di banchieri e tecnocrati. Non passa un giorno e il giovanevecchio Enrico Letta si dice d’accordo. Vale la proprietà transitiva: se Casini vuole Profumo e Letta è amico di Casini, allora Letta vuole Profumo. Aggiungo un ulteriore passaggio: perchè Letta non se ne va nell’UDC direttamente, invece di rompere nel PD?

Per tutte le stagioni

Continuo a chiedermi come sia possibile che il PD, in Sicilia, stia ancora in giunta con Lombardo. Non paghi, iniziano già le manovre in vista delle prossime elezioni regionali. Tutto è possibile, compresa la candidatura, per il PD, di Sergio D’Antoni. Un cavallo vincente, non c’è che dire. E siccome i vecchi big del PD hanno il dono dell’ubiquità, si pensa a D’Antoni anche come possibile Sindaco di Palermo. Meno male che c’è Davide Faraone.