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Sette giorni tutti d’un fiato

E così ci siamo. Sono in corsa anch’ioper le primarie del PD per i candidati a Camera e Senato.

Me la vedrò, nella mia provincia, con Claudio Moscardelli da Latina, consigliere uscente del PD alla Regione Lazio, Sesa Amici da Sezze, deputato uscente del PD, Salvatore La Penna da Sezze, vicesegretario provinciale, Pina Rosato da Gaeta, Emilio Ciarlo da Latina e Rita Antonelli da Aprilia.

La soddisfazione è doppia, perchè è una battaglia per la quale ci si spende da anni e perchè non è stato semplice raccogliere le 162 firme necessarie a presentare la candidatura in tre giorni. Ringrazio gli amici democratici che hanno firmato per me in molti comuni della provincia. Ringrazio i circoli che hanno scelto di consentire la più ampia partecipazione democratica. Ringrazio fin da adesso la mia famiglia, per il supporto e per la pazienza. Ringrazio gli amici di Prossima Italia nonché gli amici assieme ai quali ho partecipato al congresso del PD Lazio a supporto della candidatura di Giovanni Bachelet.

Il bello inizia adesso, ovviamente. Meno di una settimana per far conoscere le proprie proposte. Perchè non vorrei che sceglieste un nome (peraltro alquanto sconosciuto), ma delle idee.  A partire dalla prossime ore dettaglierò alcuni aspetti del programma, che a grandi linee potete trovare qui e qui ma che cercherò di calare nella realtà del sud-pontino. A prestissimo.

 

E finalmente nasca la Terza Repubblica

La notizia della candidatura di Mario Monti è di quelle che aspettavamo da tempo. C’è la possiblità concreta che anche in Italia nasca un centrodestra democratico, europeista, liberale. Così anche il nostro Paese uscirà dall’anormalità politico-istituzionale nella quale ci ha relegato il ventennio berlusconiano. Grazie a Monti per quello che ha fatto per salvare l’Italia dalla bancarotta, grazie un pò di meno per le promesse non mantenute in tema di rilancio economico, equità sociale, lotta all’evasione fiscale, alle mafie, ai privilegi. E ancora di meno per gli esodati, la riforma delle pensioni, le lacrime della ministra Fornero, i precari.  Adesso il PD e il centrosinistra hanno un interlocutore credibile. Si appartiene allo stesso sitema solare, come dice Pepecchio. Spero solo che Bersani metta definitivamente fine alle tentazioni di accordi pre-elettorali con il nuovo centrodestra. Ciasuno vada alle urne con la propria idea del futuro, con l’intenzione di vincere e non di pareggiare. Se gli italiani faranno uscire una X, ne riparleremo.

La mia candidatura alle #primarieparlamentari

Mi candido alle #primarieparlamentari perché sono orgoglioso di far politica in un partito aperto e contendibile, che non ha paura dei suoi elettori e dei cittadini.

Mi candido alle #primarieparlamentari perché vorrei che le proposte per le quali mi batto da tempo, con gli amici di Prossima Italia e con il candidato alla segreteria del Partito Democratico nel congresso del 2013 Pippo Civati, divenissero patrimonio comune di tutto il PD. Su fisco, reddito minimo, consumo di suolo, matrimoni gay, incandidabilità dei condannati, alleanze, spese militari, autostrade informatiche, rifiuti abbiamo qualcosa da dire.

Mi candido alle #primarieparlamentari perché vorrei mettere le mie competenze a disposizione di tutti.

Mi candido alle #primarieparlamentari perché vorrei stipulare un contratto a progetto, della durata di cinque anni, con il Paese, con il territorio, con PD, con il centrosinistra.

Mi candido alle #primarieparlamentari perché il sud-pontino è stato umiliato per troppo tempo da persone tanto affamate di potere quanto incapaci.

Mi candido alle #primarieparlamentari perché il nostro tempo è questo, e bisogna metterci la faccia, senza aspettare che qualcuno ti dica che è arrivato il tuo turno.

La mia personale lista della spesa per Bersani

Oggi in ufficio varie persone mi hanno chiesto se fossi felice dell’esito delle primarie. A tutti ho risposto: moderatamente. E ho continuato dicendo, molto diplomaticamente, che le primarie hanno rappresentato un momento di democrazia bellissimo, che questo patrimonio di partecipazione non va disperso ma custodito con circospezione e saggezza, a maggior ragione in un periodo in cui la fiducia dei cittadini per i partiti è sottozero. Che ho, comunque, grande fiducia in Bersani e che il segretario candidato presidente, questa volta, non può deluderci. Vabbè, poi non è che uno al lavoro si può mettere a fare comizi, poi erano le sei e un quarto e c’erano da andare a prendere i ragazzi al catechismo.

Ad aver tempo, avrei squadernato alcune delle cose che ha da fare Bersani, da qui a pochissimo. Del tipo:

1. Far scegliere i candidati di Camera e Senato con le primarie. E imporsi sui tanti che, anche nel PD, hanno detto di voler cambiare il Porcellum solo a chiacchiere, che tanto a loro stava benissimo così. Corollario: chi ha problemi con la giustizia, anche solo rinvii a giudizio, fuori o fermo un giro.

2. Liberarsi dei gerontocrati che affollano il partito, quelli che ogni volta che vanno in TV ci fanno perdere qualche migliaio di voti. Come fare? Innanzitutto applicare la regola statutaria dei tre mandati, con poche e mirate deroghe.

3. Mettere la museruola a qualche dirigente troppo loquace, di quelli che qualche minuto dopo che Bersani ha parlato vanno davanti ai microfoni e forniscono interpretazioni a dir poco personali del pensiero del segretario nonché della linea politica del PD. Un esempio: Franceschini che oggi pontifica sulla necessità di un’alleanza con Montezemolo e Oliviero. E qui mi fermo.

4. Favorire il ricambio generazionale, ma per carità basta yesman e yeswoman cooptati. Piuttosto che Fassina, Orfini, Orlando sarebbe il caso di andare a cercare un po’ di giovani dirigenti che hanno detto qualche no, nel corso della loro carriera politica. E che magari hanno qualche competenza, sul serio. Così magari non ci ritroviamo un’altra volta uno che non ne sa una mazza come responsabile giustizia del PD, per dire.

5. Scardinare le oligarchie di partito e depotenziare i signori delle tessere, che ancora dominano in larga parte indisturbati, specie da Viterbo in giù. Bersani, non hai bisogno di comitati elettorali a servizio di persone che agiscono usando il tuo nome e il nome del PD.

6.  Allargare la platea sociale al quale rivolgere la propria offerta politica, che non può più essere concentrata pressoché esclusivamente su lavoratori dipendenti e pensionati. Precari, operai, partite IVA, artigiani devono essere inclusi in un nuovo patto sociale. Ad oggi tutte queste persone guardano altrove, o non guardano più da nessuna parte. E li capisco. Questo sforzo va fatto con la partecipazione dei sindacati, CGIL in primis. E lo dice un iscritto alla FILT-CGIL.

7. Includere nella vita del PD tutte quelle persone che ne sono rimaste ai margini e nonostante tutto sono andate a votare a queste primarie, nella speranza che potesse cambiare qualcosa. Nella speranza che non contasse più essere di destra o di sinistra, ma che semplicemente potesse essere utile apportare il proprio contributo di idee alla causa. Basta scelte suicide, apriamoci e facciamoci contaminare. Accoglienza, deve essere la parola d’ordine.

8. Avere più coraggio in tema di diritti. Matrimonio gay, adozioni, fine vita, procreazione assistita. Dire che il paese non è pronto equivale a nascondersi dietro un dito. Considerando che prevedere uguali diritti per tutti nulla toglie a chi non ha intenzione di usufruirne. E basta copiare formule degli altri paesi: all’inglese, alla tedesca. Per una volta, facciamole all’italiana, le leggi. E diventiamo un esempio da seguire per gli altri paesi.

9. Dare all’ambiente, finalmente, lo spazio che merita: quello al centro del pensiero e dell’azione politica del centrosinistra. Energie rinnovabili, bioedilizia, trasporti ecocompatibili. Futuro verde, insomma. Perché è nel futuro che vivranno i nostri figli e i nostri nipoti.

10. Concepire un’unica grande opera: un’autostrada informatica che corra da nord a sud, da est a ovest, sulla quale far correre conoscenza, dati, moneta, cultura, opportunità. E WI-FI gratis, per tutti.

Ilda e Cristiana, insieme

Sono due persone eccezionali, Ilda e Cristiana. Le ho ammirate da quando ho imparato a conoscerle. Ecco la ricchezza del PD. Anche nelle parole di Ilda. Che faccio mie, dalla prima all’ultima. Anzi, no. Se Ilda ha deciso per chi votare il 25, io ancora no!

Nell’inevitabile postpartum dopo il 25 novembre, dovremmo avere tutti la saggezza, l’intelligenza e la voglia di trovare le ragioni per stare insieme. Perchè sappiamo che nessuna nomenclatura è meglio di un’altra, anche se è giovane e meno usurata. Sostituire vecchi lupi stanchi e asserragliati con giovani lupi affamati e feroci non è quello che vogliamo. Ci deve stare a cuore l’intero branco compresi i cuccioli e i lupi anziani. So, in questo, che ci ritroveremo ancora insieme. Perchè il mondo non finisce il 25 novembre. Se hanno ragione i Maya, abbiamo almeno un altro mese davanti…

 

Gradirei

Ho sempre sostenuto, e certamente non da solo, la necessità di una apertura del PD ai cittadini e agli elettori. Le parole contaminazione, cessione di sovranità, partecipazione non mi hanno mai spaventato. Non ho mai temuto di perdere la mia identità, e quindi auspico fortemente che queste primarie facciano avvicinare al PD anche persone che il PD non l’hanno mai votato. O che non hanno mai votato per PCI, PDS, DS. O Margherita. O SEL. E che magari hanno votato centrodestra per anni. O che non votano da tempo.

Considerando i cinque sfidanti in campo, credo di poter dire che le due personalità che hanno maggiori possibilità di attrarre questo tipo di elettorato sono Tabacci e Renzi. Escludendo Tabacci, che sicuramente non me ne vorrà, per ovvie ragioni di “peso” elettorale,  rimane Renzi. E arrivo al punto. Le primarie sono importantissime, ma lo sono ancora di più le secondarie, ossia le elezioni politiche. Qualunque sia l’esito delle primarie, compito del centrosinistra è quello di offrire una prospettiva autorevole di governo al Paese. E tale prospettiva sarà tanto più credibile e appetibile per gli elettori se il 26 novembre (oppure il 3 dicembre), i protagonisti delle primarie sapranno sedersi intorno ad un tavolo, senza alcuno scalpo tra le mani,  e indicheranno un percorso comune nel quale riconoscersi, tutti. Ma non basta. Perchè gli elettori serviranno ancora di più per dar forza ad una coalizione di centrosinistra, soprattutto se PDL, UDC e Lega cercheranno di annacquarne un’eventuale vittoria  per rendere il sistema ingovernabile o per aprire la strada verso un nuovo volemose bbbbene-bravoo-bisse (leggi Monti-Bis). E quindi è necessario che gli elettori non-di-centrosinistra che partecipano a queste primarie (che per il motivo di cui sopra dovrebbero votare in maggior parte dei casi per Renzi)  continuino a votare per il centrosinistra anche dopo. Magari anche per far si che nella coalizione siano rappresentate anche quelle idee che hanno sostenuto parteggiando per Renzi alle primarie.  Ecco, io ‘sto clima non lo vedo. Ho sentito alcuni amici che fanno parte della categoria alla quale accennavo in precedenza che, in caso di sconfitta di Renzi, di votare per il centrosinistra non gli passa manco per l’anticamera del cervelletto. Alle elezioni i cittadini votano per chi cazzo gli pare, direte voi. Lo so, grazie.  Gradirei però, da parte di Renzi, un appello a tutti quelli di cui sopra affinchè votino per il centrosinistra anche dopo. Tabacci l’ha fatto, per dire.

I fantastici cinque

Non starò qui a farvi il pippone con la sintesi geopoliticosocialantropologica del confonto tra i cinque dell’apocalisse, in rete già se ne trovano a carrettate. Ma vi dò le mie impressioni a pelle. Mi è piaciuto moltissimo Vendola. Diretto, concreto, senza remore. Parole chiare sui diritti, sulle alleanze, sui temi economici. Evoca emozioni, magari un pò meno di un annetto e mezzo fa. Ma parla al cuore e al cervello. Bersani ecumenico, solido. Rassicurante. Unificatore. Ha un progetto in testa, o ti piace oppure sei contro di lui. Laura Puppato un pò evanescente. Inesperta sui grandi palcoscenici e si vede. Non ha bucato lo schermo. Ha provato ad attizzare la polemica ma le è andata male. Tabacci navigato. in un paio di occasioni ha steso Renzi. Sono agli antipodi e tutto sembra amplificare le differenze tra i due. Però mi è piaciuto quando ha chiesto di non votare per lui, ma per la coalizione. Renzi. Renzi. La prima impressione che ho avuto è stata di assistere ad una televendita. Il modo di guardare alla telecamera, di gesticolare. Non riesco ad essere obiettivo con Renzi perchè non mi è eccessivamente simpatico. Condivido però con lui l’idea che le nuove generazioni non debbano aspettare il proprio turno, in politica come nel mondo del lavoro. E che non debbano chiedere favori a nessuno. Ottimo sul no all’UDC e nel rimarcare i fallimenti di una classe dirigente che ha fatto il suo tempo. Deludente sui diritti, e già so che la cosa non piace nemmeno alla mia amica Cristiana. Fuggo da lui a gambe levate quando propone Ichino come modello per la riforma del mercato del lavoro.

In definitiva, oggi ho le idee più chiare su chi votare, domani non so. Mi conforta il fatto che il centrosinistra è vivo, e di questi tempi è già tanto. Un pò di rammarico per non aver visto un mio amico, là in mezzo. Ma ci aspettano altri traguardi.

Il sale di Matteo

Non è che mi andasse particolarmente di sentire Renzi da Lerner, ieri sera.  L’ho visto e ho detto a Silvia: no, non ce la faccio. Poi mi sono fatto forza e mi sono sintonizzato.  L’infedele ha il grandissimo pregio di essere l’unica trasmissione nella quale gli ospiti si confrontano in maniera civile, senza urlare, e quindi se uno resta con pazienza attaccato al video per quelle due ore e mezza un’idea su quello di cui si discute, se non ce l’hai, te la fai. E se ce l’hai, riesci ad avere  quegli elementi per rafforzare o cambiare le tue convinzioni. Lo dico: a me ieri sera Renzi è sembrato un disco rotto. L’ho sentito ripetere ossessivamente gli stessi concetti tutte le volte che l’ho ascoltato in TV. Sarà pure una tecnica comunicativa ma dopo un po’ mi appallo.  Poi magari uno si legge il programma scaricandolo da internet a qualcosa di concreto ce lo trova, però l’impressione che ho avuto è stata, nel complesso, di poca concretezza e molte frasi ad effetto. Ora io mi chiedo: quanti di quelli che hanno intenzione di votare per Renzi alle primarie dopo averlo sentito in TV si vanno a leggere il programma? Pochi, direi. Certo, non sono le 280 pagine del programma dell’Unione, ma comunque è una fatica discreta, per molti. E allora cosa resta, del suo messaggio?

Giovani contro vecchi. Legittimo, eh. Ma se uno vuole sbarazzarsi della vecchia nomenklatura del PD vota per Renzi, altrimenti no. Lo so, è un’analisi brutale, fatta con l’accetta, ma secondo me questo è. Ed è un po’ poco, sinceramente.  Che poi, a sentire bene le sue parole, non è che dice tutte cose irragionevoli, intendiamoci. Qualcuna si, magari. Tipo non perdere l’occasione per attaccare i sindacati. Che con tutti i difetti che hanno non sono il male assoluto della nostra società. Lì sono sensibile, lo so. Oppure insistere sul fatto che chi perde va a casa e non fa parte della squadra. Ecco, questa mi sembra una gran cazzata. Il PD, il centrosinistra, hanno bisogno di tutti quelli che partecipano a queste primarie. Non si tratta di chiedere lo strapuntino di consolazione. Si tratta di collaborare. Tutti insieme. Perché la sfida è vincere le elezioni per cambiare il Paese, non (solo) togliere di mezzo tutti quelli che c’erano prima. Molti hanno fallito, d’accordo.  Ma se spargi il sale non ricresce nulla.

#primariedeiparlamentari

Un Pepecchio da applausi:

Siccome si era impegnato pirsonalmente di pirsona Bersani ce la riusciamo a dare una data ultima e certa dopo la quale, se ancora c’è questa legge elettorale, si innesca il meccanismo delle #primariedeiparlamentari?

No, perché non vorrei che ora è troppo presto, poi è troppo tardi e alla fine ci teniamo esattamente quello che c’è.

Per poi continuare magari a parlare di anti-politica un po’ alla cazzo.

Bersani non fare Casini

Paolo analizza il voto in Sicilia. Numeri, mica fondi di caffè, per dire. E ne viene fuori un quadro non troppo roseo, per il PD. Dal quale trarre qualche indicazione per il futuro.